Coronavirus, se i soldi a fondo perduto alle imprese sono una “giusta spinta” e i soldi a chi è senza lavoro sono bieco assistenzialismo

 

Sono le parole a fare bella una faccia. Se lo Stato sgancerà quattrini alle imprese darà la giusta spinta alla ripartenza. Se quello stesso Stato immagina di non far morire di fame chi è rimasto senza lavoro, allora è chiaro che piega sul versante “bieco” dell’assistenzialismo.

Sono le parole a far bella una faccia. Se lo Stato immagina di finanziare un’azienda in difficoltà, non dovrà minimamente occuparsi di come quell’azienda spenderà i soldi ottenuti. Si chiama apposta fondo perduto. Perduto e dimenticato. Altrimenti, se si vorrà mettere becco, o solo controllare dove diavolo finiscono quei danari, l’accusa è già pronta: state mica pensando di sovietizzare l’Italia?

Sono le parole a far bella una faccia. Se nelle campagne a raccogliere la frutta e gli ortaggi, a pulire le stalle, a spezzarsi la schiena ogni giorno per dieci ore al giorno ci va gente senza contratto, senza diritti, senza dignità, beh allora sì che possono essere arruolati. Se a quegli stessi uomini venisse concesso il diritto a un contratto, allora no: prima gli italiani!

Dividere il mondo tra buoni e cattivi e poi scegliersi sempre la parte del buono.

Perché non sono i fatti ma le parole a far bella una faccia.

 

Da: ilfattoquotidiano.it

Coronavirus, se Johnson lo avesse ascoltato… Perché ci sentiamo di tifare per Neil Ferguson

 

Avesse ascoltato Neil Ferguson, 51enne luminare dell’Imperial College, scienziato virtuoso dei modelli matematici, membro ascoltatissimo del Sage, il consesso di super esperti che assiste il governo britannico, Boris Johnson avrebbe fatto tre cose buone. Evitato il disastro sanitario, evitato (forse) di infettarsi egli stesso nel modo gravissimo che conosciamo, evitato al professor Ferguson di subìre gli effetti di un amore infuocato e travolgente proprio durante il tardivo lockdown. Il professore è stato infatti trovato a letto con una signora 38enne in due distinte occasioni. La signora ha dovuto lasciare la propria residenza coniugale, così come il professore, durante i giorni della segregazione. E da qui il patatrac. Un giornale li ha beccati in flagranza, durante la fuitina, e lo scienziato teorico del distanziamento fisico ha dovuto rassegnare le dimissioni.

Eppure, malgrado le circostanze, ci sentiamo di tifare per l’illustre infettivologo londinese. Se fosse stato ascoltato subito dal premier, il lockdown sarebbe partito prima, avrebbe fatto meno morti, e la fase due, quella che noi conosciamo come degli “affetti stabili”, si sarebbe aperta prima. Consentendo forse a Neal e Anna, e alle tante coppie nelle loro condizioni amorose, di far ardere il loro fuoco senza alcun turbamento né infrazione.

Congiunto, participio passato del verbo congiungere, e contento.

 

Da: ilfattoquotidiano.it

Ministra Azzolina, facciamo raccontare la storia di questo tempo agli studenti

 

Gentile ministra dell’Istruzione, sappiamo che l’esame di maturità, almeno quello, e limitatamente al colloquio orale, si svolgerà secondo la tradizione. E’ una buona notizia. E ce ne sarebbe un’altra, che lei potrebbe dare, se permettesse – come alcuni studenti stanno già chiedendo – che fosse concesso loro di depositare all’atto del colloquio una riflessione scritta su questo straordinario e tragico tempo.

Mai nella storia dell’Italia unita una tragedia sanitaria, e poi economica e sociale, si è abbattuta con le dimensioni che stiamo vivendo. Dare la possibilità a chi lo voglia di consegnare il proprio diario di questi drammatici cento giorni che hanno segnato il mondo e lo cambieranno profondamente, offrirebbe all’Italia la voce dei più giovani, le riflessioni, le paure, le considerazioni delle migliaia dei nostri ragazzi costretti a vivere un’esperienza così improvvisa, un trauma così grande e potente.

E se il ministero invece che accettare soltanto di riceverla, auspicasse questa prova di scrittura collettiva, stimolasse e riconoscesse il merito di questo diario dei cento giorni, non solo la scuola ma tutta l’Italia godrebbe di un tesoro narrativo, del cumulo di tante giovani intelligenze, delle riflessioni, delle proposte, delle paure e delle ambizioni di chi sta per aprirsi un varco in una vita che improvvisamente deraglia e per tanti, per troppi, si spegne addirittura.

 

Da: ilfattoquotidiano.it

Ponte Morandi, anche in questo caso la prima regola è stata la deroga

 

Grazie alla deroga il ponte Morandi di Genova è stato costruito in un anno. E si sta pensando a una deroga per velocizzare le casse integrazioni in deroga. Sul punto il ministro Gualtieri già sta scrivendo commi adeguati nel decreto legge di prossima pubblicazione.Quel che abbiamo capito è dunque che, essendo noi italiani allergici alla regola, abbiamo bisogno della deroga come necessario sostituto funzionale.

Dobbiamo cioè prima illustrare con dovizia di codicilli la regola base, subirne i ritardi o le contraddizioni e poi, bum, immaginare la soluzione: si fa in deroga e buonanotte!

Derogando dalla regola capiamo anche che quel che diciamo e magari pensiamo e sottoscriviamo addirittura, potrà subire una deviazione nel corso delle giornate successive.

Derogando dal nostro stesso pensiero, che è pur sempre relativo, riusciremo a trovare la ragione anche nel torto marcio, ad essere al centro della scena anche se il nostro peso è ridotto al lumicino, a sovvertire la logica e, quando si può, persino i fatti se ci procurano noia.

 

Da: ilfattoquotidiano.it