la vita a pagamento

Questa volta la scamperemo, ma per il prosieguo dei nostri terremoti dovremo attrezzarci.
Se ci si potrà assicurare persino contro una catastrofe naturale, le cui dimensioni sono all’atto della stipula sconosciute, perché non assicurarci contro le fluttuazioni del dollaro, la sconfitta in Champions League, la rissa di condominio? Io mi assicurerei su tutto il possibile, e correrei da un ufficio all’altro pieno di polizze e fideiussioni. Il ministro ruba? Assicuriamoci contro le tangenti di Stato. La squadra del cuore fa penare? Una polizza ci garantirà il rientro dal costo dell’abbonamento.
Mi ritorna in mente un film in cui Carlo Verdone mostrando un documento si domandava: chi t’ha dato questo?, e si rispondeva: perché c’ho questo! In casa avremo interi fascicoli, carte da bollo, contratti e manleve. Tu mi domandi: chi ti garantisce dal rischio che i quattro salti in padella siano veramente all’altezza delle promesse? Io ti rispondo: perché ho acquistato insieme al prodotto anche la garanzia della massima digeribilità.
Tornando seri: se la nostra vita sarà sempre più a pagamento, perché le tasse? da Repubblica Sera

archistar

Sembra che le firme più prestigiose della politica si siano messe all’opera per riformare la Costituzione. C’è da augurarsi che ce la facciano? Non sembri scortesia, ma il peggio che il Paese ha raccolto è stato spesso figlio delle menti migliori.
Alcune bruttezze superlative, scempi edilizi che hanno fatto il giro del mondo e qualcuno è stato abbattuto per la vergogna col tritolo, erano firmati dalle cosiddette archistars.
Architetti dalla matita facile e fantasiosa, col conto miliardario e un pelo sullo stomaco lungo così.
Come sapete, il Senato è presieduto da Renato Schifani, grazie al quale l’ultima revisione della Carta, risalente a circa una settimana fa, è stata resa possibile. Hanno cambiato la Costituzione in senso federalista. Però era tutto un gioco, una finzione, tattica preelettorale. Hanno cambiato, ma casseranno.
Ecco, la paura è che le migliori menti, annoiate dal dolce ma lungo far niente, si mettano in testa di riformare la Costituzione. Un po’ così, per vedere come viene.

da Repubblica Sera

fenomenologia del cash

Non è tempo di tagliare i rimborsi elettorali, perché servono e s’è visto.
Infatti ovunque andiate c’è una sezione, un circolo, un club con le porte spalancate, e militanti infervorati, e riunioni che si tengono anche nel villaggio più sperduto. Cosa dire della grande partecipazione popolare che ha preso d’assalto i circoli del Popolo delle libertà? Un milione di italiani ha voluto esserci. Esserci per contare. Non si conosce la cifra esatta del tesseramento del Partito democratico, ancora top secret quella dell’Udc, o dell’Api. Ma il colpo d’occhio è magnifico: in giro c’è una passione, una voglia, una determinazione…
Dove vanno i rimborsi ai partiti? Esiste angolo di marciapiede o stazione ferroviaria o fabbrica senza un presidio, una iniziativa, un convegno?
S’è denunciato, questa è bella!, che tra i nuovi italiani vogliosi di sostenere lo sforzo della politica di spalancare le porte della propria casa per fare entrare aria nuova ci sia anche un consistente gruppo di neodefunti.
Le solite malelingue che inzuppano la vita nel rancore.

da Repubblica Sera

figli della stessa madre

E’ la stessa città a far vergognare e ad inorgoglire l’Italia. Arruffona e rigorosa, vile e onestà, scellerata e responsabile.
Nelle ripetute telefonate tra il comandante della Capitaneria di porto di Livorno, il napoletano Gregorio De Falco, e il comandante della Costa crociera, il napoletano Gennaro Schettino, si ritrovano gli opposti: scelleratezza omicida e grandissimo rigore, devastante panico e commovente sangue freddo. Viltà e coraggio.
Sono gli opposti in cui versa, da decenni, un’intera città: affamata dalle malversazioni eppure orgogliosa, ridotta dalla corruzione a un cumulo di rifiuti ma capace di scatti di civiltà. Solidale, viva, ottimista sempre.
Napoli offre all’Italia, che paga davanti al mondo, l’immagine del comandante che scappa, dell’uomo irresponsabile, temerario oltre ogni possibile limite.
Nella stessa scena Napoli però propone al Paese servitori dello Stato integri, gente perbene, funzionari di grande livello, di elevata capacità e specializzazione.
Sono figli della stessa madre, e non è una coincidenza.

da Repubblica Sera

era di maggio

E’ maggio il mese del giro d’Italia. Nelle prime giornate di corsa il gruppo si tiene unito sulle bici, strade dritte e umore giusto. A Mario Monti la fatica è comparsa all’improvviso, come quei passisti che di colpo si trovano impegnati in una tappa dolomitica e ogni pedalata diventa una fatica, a ogni sforzo corrisponde un colpo di tosse. Aveva preventivato per l’estate uno spread a 250 e se lo ritrova a 400 (fanno 15 miliardi di ulteriore buco di bilancio), aveva immaginato Berlusconi nascondersi dietro il bancone del governo e se lo ritrova fuori di casa, compagno squinternato e vagabondo. Casini, il suo moltiplicatore centrista, è di colpo appiedato, sepolto dalle macerie elettorali, e Bersani inizia a protestare e a farsi due conti. Conviene Monti?
Tutto gira storto e persino le parole cominciano a produrre guai. I suicidi degli imprenditori? “Colpa di quegli altri”. Cioè di Berlusconi. Conferma? Smentisce? Smentisce.
Era bello quando Monti parlava e tutti ascoltavano silenziosi. Oggi è diverso, le sue parole sono coperte da un sottofondo disordinato di richieste e di rimproveri. Era il professore, sta divenendo uno scolaro. Uno di noi, dicono a Montecitorio.
Tutto si fa più pesante (“longer, much longer”), la linea dell’orizzonte si perde alla vista, la crescita sprofonda in un tic televisivo.
Giunto al sesto mese di governo, sotto questo cielo e davanti a questo mare di problemi, le idee si sono trasformate in propositi, le certezze in possibilità, gli amici in nemici. E i tecnici stanno per essere restituiti alla condizione inselvatichita di politici incompetenti. Dei politici qualunque, come tutti noi.
Era di maggio, rosa appassita.

da Repubblica Sera

crisi di nervi

Quando i tecnici chiamano a far di conto un supertecnico mostrano l’esatto punto di caduta in cui l’Italia si trova.
Un malato che ha bisogno, ogni settimana che passa, di cure sempre più invasive e invalidanti.
Il dottor Bondi, chiamato a controllare i conti e soffocare gli sprechi, assume il ruolo della Ragioneria generale dello Stato, commissariata. E il controllo incrociato delle spese pazze dei Comuni e delle Asl diviene l’ultima spiaggia. Doveva essere invece la prima.
Era chiaro, lucente come il sole d’agosto, che la quantità di euro che girano indisturbati, le vagonate di appalti illogici, fuori contesto e fuori misura, gli acquisti a prezzi fraudolenti, le sovrapposizioni di funzioni, la sequela di nomine di livello intermedio, producono spesa clientelare e inefficienza, allargano la voragine dei conti pubblici e strozzano il Paese, cancellano il futuro.
Procedere solo oggi è la colpa più grave e insieme il sintomo più acuto di come la irresponsabilità ci abbia condotto, come all’ormai ex allenatore della Fiorentina Delio Rossi che ha scazzottato in panchina con un suo calciatore pigro, in una profonda crisi di nervi.

da Repubblica Sera

il pudore

Le poltrone costano e non si sa quanto. La Commissione che doveva appurarlo si è appena dimessa perché non riesce a raggiungere il risultato: vincoli di legge, eterogeneità delle situazioni, e – in ultimo – la difficoltà della raccolta dati.
Questa, tra le tre motivazioni, è la più stupefacente.
Non si riesce a sapere quante sono le persone che detengono e in quali forme il potere, sia esso locale, provinciale, regionale, e quanto ci costi questo loro esercizio e a quali frutti porti.
Non si sa. E immagino che non si saprà mai.
La responsabilità e anche il pudore, la dignità e anche la vergogna sono come quei vestiti che si indossano nei giorni di festa.
Passati i festeggiamenti, gabbato il santo, si torna felici alla coltivazione dello spreco con la tuta da lavoro.
da Repubblica Sera

inciucio confuso

Dobbiamo votare un partito e un candidato alla guida del Paese.
Ogni partito però – anche il più piccolo – avrà un candidato premier. Una barzelletta.
Ci saranno collegi uninominali, ma i voti si conteranno con il proporzionale.
Ci sarà una soglia di sbarramento, ma piccina piccina. E un premio di maggioranza, ma inconsistente.
La vita senza un pizzico di confusione che inciucio è?

da Repubblica Sera

uguaglianza (ma non troppo)

Oggi si mangia fagioli. Fagioli per tutti, ma per gli statali gamberetti freschi e tagliolini allo scoglio.
Strano modo di illustrare il menù agli italiani. C’è bisogno di un lavoro mobile e non più ipergarantito, è questione fondamentale di questo nuovo tempo. Ma la modernità si applica solo in fabbrica, in ufficio è altra storia. “Abbiamo già una disciplina ad hoc”, dice il ministro Patroni Griffi. E che disciplina! Se il lavoratore privato è in esubero, il padrone gli mette in mano, questo promette la riforma dell’articolo 18 dello statuto dei lavoratori, diciotto mensilità al massimo e – sull’unghia – lo fa accomodare alla porta. Se è pubblico lo iscrive invece nella lista dei “disponibili”: sarà uno sfaccendato con l’80 per cento dello stipendio in tasca. A vita.
Siamo tutti uguali di fronte alla legge (e un po’ si vede!).

da Repubblica Sera

velia

Se Parmenide e Zenone avessero avuto la fortuna di conoscere l’onorevole Marcello Taglialatela sicuramente l’avrebbero condotto tra le rovine di Elea, la nobile città della Magna Grecia ora strangolata dall’alluminio anodizzato, dalle targhe fosforescenti, dalle case di mattoni bucati. Se solo avessero avuto questa fortuna avrebbero guidato l’assessore regionale all’Urbanistica a osservare come si sia riusciti a ingoiare persino il loro mare, affrontando le onde col cemento, chiudendo agli occhi e al cuore ogni rispetto per la memoria comune che è bene comune.
Ma Taglialatela di Velia, patrimonio dell’umanità rovinato dagli umani, simbolo della mediocrità di un ceto politico che danza al ritmo del calcestrutto, ha purtroppo scarsa stima. L’assessore, cugino alla lontana di Attila, ha pensato di segnare la sua presenza alla Regione con un grandioso piano paesistico, opera formidabile di scrittura compulsiva, legge fondamentale nella quale trovano posto tutti i più bei gnè-gnè del mondo. E infatti (e come volete che mancasse all’appello!), è edificato il solito e purtroppo inutile Osservatorio che dovrà monitorare l’integrità del paesaggio.
Dovrà. Futuro del verbo dovere.
Nell’attesa la legge annuncia la fine dell’unica legge che ha un poco salvaguardato Velia da altro cemento, un provvedimento speciale, approvato all’unanimità dal consiglio regionale nel 2005, che riduceva – seppure in limine mortis – l’appetito agli speculatori. Sei articoli che imponevano lo stop al consumo del suolo e la misericordia collettiva per i resti che ancora restano in vita.
Era una legge di salvaguardia che ammetteva nella sua drastica misura il default della politica, l’incapacità delle amministrazioni locali di governare lo sviluppo del territorio per colpa delle collusioni e delle corruzioni, dell’ignoranza assoluta e dell’assoluta inconsapevolezza di cosa sia la bellezza e la cultura. E che valore abbia la nostra memoria, quale saldo anche economico produca.
Cosa è cambiato dal 2005 ad oggi? Cosa? Ce lo dica Taglialatela. Ci dica per esempio cosa è oggi della magnifica marina di Ascea dove le concessioni edilizie sono sempre in eruzione malgrado lo zero spaccato imposto sette anni fa. Figurarsi senza quella normativa! Magari, ecco il bel futuro, avremo il suo ottimo Osservatorio che segnalerà nuovi seminterrati di carta, nuovi piani rialzati, nuove serrande di nuove finestre affacciate sulla Porta rosa.
Se solo Taglialatela facesse amicizia con Parmenide e Zenone…

da Repubblica Sera