Michele Emiliano: “Rottamazione, con qualche pausa”

Esistono anche i diversamente renziani. Michele Emiliano è il leader di questa speciale famiglia di parenti di secondo grado. “Fino all’anno scorso sostenevo Bersani. Ma davanti allo spettacolo dei 101 che trafiggevano Prodi ho alzato le mani e sono passato dall’altra parte”.
Finalmente è cascato bene. Ora è capolista alle Europee.
Aspettiamo prima di parlare. Ho dalla mia la faccia, quel po’ di visibilità per le idee che avanzo, ma non possiedo una rete di rapporti, quelle cose che servono a stare tranquilli in campagna elettorale.

Renzi gratifica l’universo. Un rottamatore digitale che nel tempo è trasfigurato in grande e tenace inclusore.
Ogni rivoluzione ha i suoi momenti di fermo, e ogni rottamazione mostra nel suo dispiegarsi segni di restaurazione. Anche Napoleone volle a fianco a sé il nemico Talleyrand. Nel mio piccolo ho provato la difficoltà qui a Bari quando sono stato eletto sindaco di trovare tutte le energie necessarie, persone nuove e giuste a guardia dei mille snodi della vita pubblica da presidiare. A volte hai dei buchi, e raccatti quel che c’è.
Renzi non ha buchi ma crateri enormi sotto i suoi piedi.
Possibile, ma non aveva scelta.
Se avesse rinunciato ad accoltellare Letta, forse…
Ma se c’è stata una processione degli amici di Letta, dalla Confindustria ai sindacati, che chiedevano a Matteo di fare qualcosa, gli dicevano “Enrico non regge più”.
Dagli amici mi guardi Iddio.
E la processione dei parlamentari, di quelli che temevano andasse in fumo sia Letta (loro amico) sia la propria poltrona? Il deputato di ruolo trema all’idea del voto anticipato. E ansimando, in tanti sono corsi dal segretario.
Il quale ha accontentato tutti: amici, nemici, e anche indagati.
Fosse stato per me, mai e poi mai. Era un’operazione che si poteva evitare.
Cambia verso, ma un po’ no.
Mica è l’unica cosa che non va? Il fatto che di Mezzogiorno non si parli neanche sotto tortura, che non c’è personale politico, non c’è interesse, non c’è dispiacere. Semplicemente il Sud non esiste.

Poteva essere un buon ministro per la Coesione territoriale. Ma il ministero è stato raso al suolo.
Cosa posso farci? Eppure tutto quel che di vitale si muove in questo Paese, per larga parte, proviene dalle energie disordinate ma indispensabili del Sud. E anche le sue contraddizioni aiutano a illustrare il Paese non tacendo verità dure ma necessarie. Quel che mi fa star male è che del Sud se ne fottono.
Lo dica al suo amico Renzi.
Essere capolista alle Europee è una risposta o no?
Si vota con le preferenze, attento che la friggono in padella.
Mica non so che rischio l’osso del collo? Ma non c’è altro partito all’infuori del Pd sul quale contare ragionevolmente per affermare almeno il concetto di cambiamento. Lei vede altre sponde, altre liste?
Il Pd è una grande confederazione di correnti, etnie, inimicizie.
Perfetto. Ammesso che sia così, ha da indicarmi un altro approdo?
Viva Renzi, allora.
Sto con lui perché vuole distruggere la burocrazia che ostruisce ogni cosa, i boiardi che rallentano ogni decisione, i potentati che connettono interessi spuri.
Lei crede a quel che dice?
Sa che non sono ipocrita, dico sempre quel che penso.
Renzi che rottama i potenti, svuota le rendite, affama i burocrati, sembra per adesso un film fantastico o un grande effetto ottico.
Ha la forza e la capacità per fare quel che dice.
Anche la furbizia per nascondere quel che pensa.
Aspettiamolo al varco.
In fiduciosa attesa.
Ma la vede la realtà? I cambiamenti da realizzare sono ciclopici, e i riti della vecchia classe dirigente mai dismessi. Tutti in corsa per un posto da sottosegretario, invece che muovere i piedi e iniziare a sobillare, trovare l’energia dove essa nasce, dare linfa a un progetto.
Ma sono proprio i suoi colleghi i compagni della sua sventura.
Bisogna rischiare, e nessuna rivoluzione ha commessi in livrea che aprono i portoni e consegnano le chiavi del comando.
Intanto non si vota. La legge elettorale stabilisce questa singolarità costituzionale.
Se è contro la Costituzione la Corte la cassa. O magari il presidente della Repubblica rifiuta perfino di promulgarla. Esistono i rimedi. Questa è una soluzione di compromesso, e ne vedo anche i limiti. Ma si poteva fare di più e meglio?
Forse sì.
Forse no.
da: Il Fatto Quotidiano 6 marzo 2014

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