Fondatori Forza Italia in gabbia, Berlusconi fa il comizio ai cani

RADUNO QUADRUPEDE ORGANIZZATO DALLA BRAMBILLA SOLITI ATTACCHI AI PM: “CON ME LE VITTIME DELLA GIUSTIZIA”
Gli ultimi fotogrammi di una storia pure imponente si coalizzano con efferata crudeltà e viene voglia di non crederci. Non credere che il ventennio berlusconiano si chiude con l’anziano leader intento a comiziare ai cani: “Ci accusano di essere lontani dalla politica perché parliamo di animali, ma faremo tutta una serie di iniziative in favore di chi possiede un animale”. Detta così, davanti a una quarantina di bau raccolti dalla ossessiva Vittoria Brambilla (apparsa in dolce attesa e chiamata “Marisa” per sbaglio da Silvio) e, per sovrammercato, ricevere dal suo staff una sonora legnata: “Che cagata, non hanno portato Dudù. Sono fuori di testa”. Il capo però pensa alle elezioni europee: “Un discorso di Hitler del ’32 mi ricorda la setta di Grillo”. Ma sono le fondamenta di Forza Italia a collassare, nel senso che i fondatori, uno a uno, si ritrovano ristretti, ingabbiati, immobilizzati, devitalizzati. E, infatti, anche davanti agli animali Berlusconi attacca i giudici: “Un ipotetico partito di vittime della giustizia con me prende tra il 18 e il 21 per cento”. Intanto Marcello Dell’Utri è a Beirut, pianto nato in un ospedale di extra lusso. Sta lì nella speranza che non accada la tragedia: anche lui all’Ucciardone. Ipotesi non più remota, che autorizza il terrore preventivo. Claudio Scajola è a Regina Coeli, presumiamo in uno stato di gravissima e definitiva depressione. A Silvio, il grande Silvio, forse per via del suo status originario di unto del Signore, è stato riconosciuto il ruolo di motivatore. Ha già iniziato, lui dice, a dare sollievo con la inesauribile aneddotica, ai malati di Alzheimer. Sembra fantasy ma è realtà. È dunque lecito chiedersi se tutto va a rotoli così improvvisamente e traumaticamente, chi si salverà di loro. Per esempio: domani cosa ne sarà di Denis Verdini? Impressiona infatti un po’ tutto. Ieri era spaventoso Renato Brunetta, in evidente alterazione di stato, chiedere ai giornalisti che poveracci raccoglievano le impressioni dei convenuti al raduno canino (circa duecento), la busta paga. Quanto guadagni? Chi paga? Da dove vieni? E, zac , una foto segnaletica.
DAVVERO: li ha fotografati uno a uno. Tu mi fotografi e io ti fotografo. Par condicio. E pure impressiona ascoltare Giovanni Toti, che sembra aver inteso fino in fondo la via crucis che gli tocca. “Noi siamo la spalla della superstar”, diceva mentre era costretto a bersi il comizio canino, l’inno alla gioia, i punti del piano di rinascita, quelli importanti, dal settimo in poi: raccogliere la cacca del nostro beniamino. C’era anche Mariastella Gelmini a riflettere e applaudire. Non ci sono più stelle in cielo e sembra che ogni speranza sia perduta. Renata Polverini, come nell’ultimo sussulto prima di spirare, dice solo: “Si sta insieme nella buona come nella cattiva sorte”. Era riuscita a svignarsela dalla Regione Lazio, tremendamente deturpata dalla sua azione di governo, trovando riparo nella Camera dei deputati. Ma domani di lei che ne sarà? Perciò è apprezzabile il suo breve gesto oratorio, grande dignità e un taciuto ma evidente eroismo: è pronta a perire, se dovesse servire, pur di testimoniare fedeltà alla causa. Il fatto è che la sorte sembra veramente accanirsi oltre ogni ragionevole aspettativa se persino Raffaele Fitto, in teoria un giovane leone, dunque in teoria arrembante, graffiante, sicuro e potente, si aggirava l’altra sera nello studio televisivo di Ballarò con una quota notevole di sconforto. Il tronco del corpo rigido, il capo spesso reclinato, una persistente e diffusa astenia nel contrastare la renziana di turno che mitragliava i numerosi miracoli di Matteo, presto santo. E chi ha visto Mara Carfagna? Semplicemente scomparsa, ridotta a nuvola, indistinta espressione gassosa. Era una promessa, certo. Ma il partito è finito in caserma. Avete notato Angelino Alfano? Euforico come chi scampa al naufragio, dopo le ultime manette è sembrato molto più galvanizzato: “Non votate Forza Italia, è inutile”. In effetti siamo tutti ricondotti all’inizio dell’avventura, al tempo di Tangentopoli quando bisognava spulciare i verbali delle intercettazioni per conoscere il destino dei potenti. Ma leggere alcuni passaggi attribuiti a Scajola fa venire invece tenerezza. L’ex plenipotenziario, un tempo chiamato Sciaboletta per il suo piglio militaresco, la mano sicura, la fronte all’insù, sembra un altro uomo. I verbali consegnano, al netto della strategia di evasione dal diritto, lo strazio di un potente che si fa autista, e attende per ore che la sua amica, Chiara Rizzo in Matacena, sbrighi alcuni affari. La bella e giovane Chiara, che le cronache autorizzano a ritenere tra le dieci donne più avvenenti del principato di Montecarlo, dove risiedeva, era assistita, nel senso più pieno e affettuoso, dall’ex ministro che persa Forza Italia, persa la candidatura, persa ogni speranza di rientrare nel circuito del potere, aveva destinato a lei tutta l’energia e l’ardore possibili e per suo tramite destinava a Matacena jr. piani di dismissione carceraria, con trasferimenti estero su estero. Emirati, poi Dubai, infine l’amato Libano, in queste settimane molto dellutrizzato. Cascano i petali della rosa, uno a uno toccano terra. E dunque il cerchio magico si riduce e si affligge, la Maria Rosaria Rossi resta l’unica ma fragile superstite (in quanto amica della Pasclale, nuova signora di Arcore) tra le donne ammesse al reame. Sparito Giulio Tremonti, spariti quasi tutti, persino Verdini subisce l’ostruzionismo di Toti, il timoniere della barca nel tempo della burrasca, che gli restringe lo spazio vitale a Palazzo Grazioli, fino a tenerlo al di là della porta quando ad Arcore si devono prendere decisioni importanti.
QUINDI chi resta? Di nuovo e solo Dudù, e il settimanale Gente ospitava ieri una ulteriore rassegna berlusconiana circa l’affetto e la dedizione che il mondo che abbaia, non gli uomini, gli testimonia. Come se la palingenesi – persa la speranza di riformare la giustizia, la Costituzione, il partito e persino se stesso – dovesse affidarsi oramai ai quadrupedi. Mondo cane! 

da: Il Fatto Quotidiano 11 maggio 2014

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