La bad company del Conte Max

ALLA CENA DI FINANZIAMENTO, D’ALEMA SIEDE CON L’IMPRENDITORE ARRESTATO PER MAZZETTE
Qui è questione di scalogna. Perché a cena Massimo D’Alema è democratico e fa sedere alla sua sinistra chiunque abbia desiderio di una parola di conforto, o voglia destinare la discussione a un confronto serrato sulla politica europea. E il 14 febbraio scorso, giusto per parlare di Europa e raccogliere fondi per la sua Fondazione, era sceso nell’amato Salento, terra incantata e amica e – incidentalmente – anche piena di passione per le prossime elezioni regionali.
ALLA CENA sovrintendeva Ernesto Abbaterusso, da sempre riconosciuto procuratore politico dalemiano e – incidentalmente – candidato per Michele Emiliano governatore di Puglia. Anzi, per la precisione candidato in sostituzione. Doveva correre suo figlio Gabriele, vicesindaco di Patù. Ma una condanna in appello per bancarotta fraudolenta accorsa al figliolo ha fatto pendere la bilancia verso il papà. Torniamo alla cena. Al tavolo di D’Alema si accomoda un grande sostenitore della Fondazione, l’imprenditore Tommaso Ricchiuto. La sala affollata, il clima è disteso, i volti sorridenti. Alla fine le foto.
Tocca a un altro compagno e supporter di provata fede, Cosimo Duranti – ex sindaco di Leverano (la città del cenacolo) e – incidentalmente – capo della segreteria del sottosegretario Del Basso De Caro al ministero delle Infrastrutture, immortalare la serata e postarla su Facebook.
IL FOTOGRAFO, fervente dalemiano, viene in verità preso dall’emozione e produce un ritratto sfocato, con i volti appena riconoscibili, le sagome oblique. Il peggio del peggio. È comunque una foto sentimentale e qui vale il principio dell’essenza. È in sé una testimonianza ineludibile, un mattoncino sul muro della fede. Qualche settimana e D’Alema scopre (e se nessuno ha avuto il coraggio di farglielo sapere provvediamo noi oggi) che il suo ammiratore principe è posto agli arresti domiciliari per una marachella con la municipalità di Cellino San Marco, il paese di Al Bano.
Infatti il Ricchiuto, oltre alla riflessione sui caratteri di una sinistra moderna ed europea, svolge – da perfetto uomo del fare – attività di impresa nelle costruzioni con la sua Igeco, è amministratore delegato della Sgm, società partecipata dal comune di Lecce che si occupa di trasporti e di gestione della rete dei parcheggi, ed è socio di maggioranza delle “Bocche di Puglia” con cui gestisce il porticciolo turistico di Brindisi. A Cellino San Marco conduce altri affari con l’amministrazione comunale, appena caduta nella rete della magistratura.
RICCHIUTO è intercettato dagli inquirenti nei terreni di proprietà di Al Bano (il cantante risiede a Cellino San Marco ma è estraneo alla vicenda giudiziaria) mentre sembra negoziare il quantum di una mazzetta: “Dammi il solito tempo e io ti recupero 10 mila euro…”. I soldi erano, secondo l’accusa, parte di una tangente di 20 mila euro da versare ogni tre/quattro mesi agli amministratori. Il sovraccosto ambientale sarebbe stato ripagato con l’aumento della tassa sulla raccolta dei rifiuti, il servizio per il quale era richiesto il bonus. Tre giorni fa le manette.
D’ALEMA SAPEVA? È qui che entra in gioco la scalogna, qui che urge un corno rosso. Perché è certo l’opera di un diavoletto questo rincorrerlo da un mare all’altro. Ieri il Tirreno, l’isola d’Ischia, l’amica cooperativa e l’acquisto dell’ottimo vino, libero da ogni solfito, dei libri, eccetera. Oggi lo Jonio e il tributo economico alla Fondazione da parte di un imprenditore mazzettaro. Tutto, è bene precisarlo, a sua notevole insaputa.

da: Il Fatto Quotidiano 14 aprile 2015

Share Button