Gli invisibili del Nazareno: zero sponsor, niente carriera

Gli invisibili del Nazareno sono persino bravi ma inchiodati alla loro ritrosia, alla bizzarria di dichiararsi terzi. Hanno voglia, talento, competenze ma gli manca lo sponsor. Farebbero parte, per dirla con le parole di Renzi rottamatore, dei “promettenti”: sì ai promettenti no ai conoscenti, disse il leader.

Oggi si contano i conoscenti, i cortigiani, oltre ai gigliati di primo e secondo livello. E i promettenti? “Ho scelto di esercitare con libertà la mia militanza. Di dire quel che penso, come lo penso”. E che pensa, del Pd, Samuele Bertinelli che ha solo un anno in meno di Matteo, è laureato in filosofia, faceva il libraio prima di divenire sindaco di Pistoia? “Che il mio partito senza una cultura politica non ha un’identità. Che il mio partito per avere senso dev’essere di sinistra, ed è di sinistra chi costruisce un futuro di chi non è ancora nato e aiuta il presente di chi non ha voce, degli ultimi. Un partito invertebrato non è un partito”.

SAMUELE PENSA che la destra sia “arbitrio”, la sinistra invece “libertà”. Che la destra pensi all’uno e la sinistra al tutti. Pensa che nel suo partito trovino alloggio troppi inquilini morosi, personalità dalla fibra morale scadente o dal passato burrascoso, ad alto rischio. Farà strada il sindaco di Pistoia? Avrà una carriera lucente e sprintosa come i suoi coetanei che affollano oggi la Leopolda? Difficile dirlo, però non impossibile intuirne l’esito. Solo che a volte il caso, la fortuna, le coincidenze combinano ciò che sta accadendo a Milano.

È pronto il super manager del super Expo Beppe Sala, di destra ieri e oggi di qua, e ha solo bisogno di una spinta finale in città per vincere e cappottare tutti. Ma poi spunta questa signora, Francesca Balzani, anni 49, della borghesia meneghina, già avvocato nello studio di Victor Uckmar, tutt’ora assessora e vicesindaco con Pisapia. Va in tv e parla. Ha un pensiero lucido, idee nette. Si fa capire bene. Sulle primarie, per esempio: “Che non siano da quattro salti in padella”, dice. Balzani è figlioccia di Pisapia, ma nulla avrebbe potuto il sindaco uscente se la sua simpatia si fosse concentrata su una signorina gnè-gnè, quelle che nei talk show trasportano parole incrociate in brevi spot. Nebbia sugli irti colli.

Di Milano anche Elena Comelli, 42 anni, militante arancione, il colore della stagione politica attuale milanese, militante del Pd che ha mostrato con i fatti come risolvere un problema.

SI È PRESA CURA di organizzare nel suo circolo un processo di integrazione fra gli immigrati e gli indigeni che stazionano in via Padova, la strada meneghina attraversata dalle tensioni più forti: “Bi sogna potabilizzare la politica, far vedere cosa si sa fare e come si fanno le cose. Riuscire a costruire un metodo, a coinvolgere, a connettere. Ecco, ho provato la gioia di fare proselitismo senza esercitare alcun potere, a mani nude”. Anche Marta Ecca, trentenne cagliaritana, al tempo in cui era assessora alle politiche giovanili della Provincia, spingeva perchè tutte le associazioni del territorio entrassero nel suo ufficio, si sistemassero come fosse casa loro, “alcune volte si toglievano le scarpe per stare più comodi sui divani” e preparava insieme il bilancio. “Avevo cinquantamila euro come budget e lo dividevo secondo i bisogni e i meriti. Guardando tutti in faccia. La politica è così bella, ma così indiavolati noi a volerla distruggere con i furti d’identità. Il Pd non si vuole bene, non ha un volto, è un’onda che sul bagnasciuga restituisce a volte pietre preziose a volte, il più delle volte, detriti, fanghiglia. Non me la sento di iscrivermi e nemmenome la sento di candidarmi se il mio lavoro dev’essere così dilaniato, sporcato”.

PROMETTENTI e perdenti. Ricordate Salvatore Scalzo, giovanissimo, ruppe il muro della baronia locale del Pd di Catanzaro? Si candidò a sindaco non una, ma due volte. “Abbiamo fatto cose bellissime – ricorda oggi il suo compagno Pasquale Squillace – Per esempio abbiamo portato gli iscritti al Pd in città da 1200 a 300 in un sol colpo. Dicendo che avremmo voluto vedere in volto il tesserato: chi sei, dove abiti, cosa fai. Pu-li-zia. Abbiamo lottato con i denti, Salvatore è riuscito a prendere una marea di voti in più rispetto al Pd, ancora sfigurato dalle clientele. Ci hanno fregato per 400 voti e con i brogli”.

Risultato finale: il Pd se lo sono ripreso i soliti noti, e Salvatore Scalzo, l’emergente, il ragazzo a cui Renzi dette il cinque, “ammazza quanto sei bravo!”, ha alzato bandiera bianca. Ora è a Bruxelles, fa il funzionario dell’Ue. Ma i soliti noti a volte fuggono, com’è successo a Parma. E lasciano in eredità solo debiti.

Luca Cominassi insieme a pochi altri è il curatore fallimentare del partito. “Abbia mo realizzato una piattaforma online, Parmap, che organizza i bisogni della gente. Clicchi, segnali un problema, scatti una foto. Noi andiamo e verifichiamo. Se possiamo risolviamo, altrimenti portiamo in consiglio comunale le questioni”.

LUCA DICE (e ha ragione) che la vita è piena di piccole questioni: “La nostra capacità è di metterle in fila, registrarle e tematizzarle. Tante piccole questioni fanno una grande questione. Siamo facilitatori, vediamo sempre più gente ai nostri incontri e possiamo confidare che al prossimo turno ce la batteremo con Pizzarotti che ha combinato pochissimo, solo tanta nebbia in Val Padana”. Promettenti e persino vincenti.

Da: Il Fatto Quotidiano, 13 dicembre 2015

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