ALFABETO – FABIO MUSSI: “Dietro il pensiero unico c’è la totale assenza di pensiero”

fabio-mussiIl potere è stato conquistato dai mediocri. E la mediocrità è la cifra che unifica e identifica. Il mediocre non ha memoria e non ha futuro. Invece Fabio Mussi, che al liceo aveva tutti nove e dieci, brillante laureato in Filosofia e oratore di qualità, prima che riuscisse ad affermarsi come politico di primo piano (è stato capogruppo del Pds, poi ministro dell’Università) ha dovuto zappare l’orto di casa Pci per un ventennio. Oggi guarda dal divano di casa quel che succede nel Palazzo che ha abitato. Soprattutto guarda chi vi entra. “È la profondità del tempo che separa un talentuoso da un mediocre. Ora non c’è visione, non c’è manco la voglia di immaginare un futuro. Esiste l’urgenza dell’oggi, l’impegno flash, lo sguardo breve”.

Ha ragione il filosofo canadese Alain Denault che nel suo La Médiocratie (Edizioni Lux) annuncia la conquista del potere mondiale da parte dei mediocri.

Quando la politica si trasforma in governance, si riduce a semplice gestione, lui scrive al problem solving, cosa vuole che accada se non questa tragedia? Il pensiero unico ha provocato situazioni orwelliane. Mi fermo solo a un caso: il 2003 e la guerra all’Iraq. Tutti coloro che la sostenevano erano i razionali, i cosiddetti moderati. Chi la osteggiava, chi intuiva i rischi e i disastri di quella scelta e li prefigurava elencandoli era giudicato un estremista.

I noti moderati.

Il pensiero unico, confezione intrigante dentro cui si nasconde invece l’assenza pura e semplice di un pensiero, ha un punto geografico i cui si ritrova: il centro, anzi l’estremo centro. Quel punto è il luogo politico dove ogni differenza si annulla, gli slogan si doppiano, identiche fedi si professano. In questo quarantennio è stato deciso che fosse cosa buona e giusta svalorizzare il capitale umano fino a ischeletrirlo, urlare flessibilità a qualunque costo. L’u omo, l’economia, la società devono essere flessibili. Di nuovo: chi si opponeva a questa indecenza diveniva estremista. Gli altri invece moderati e razionali.

Anche lei quando deteneva il potere avrà fatto giocate sbagliate.

Vorrei evitare nostalgie e superbie, perché sento il peso della responsabilità e delle colpe che anch’io ho. Siamo tutti figli di qualcuno, e se oggi è così…

Oggi è terribile. Non si scorge luogo, tema, tempo, dove un’idea sia sperimentata.

La regressione non riguarda solo l’Italia e non riguarda solo la politica. Persino Marchionne si è accorto che nel capitalismo c’è qualcosa che non funziona e continuare a sfilare soldi dalle tasche di chi lavora per inzipparle in quelle di chi non fa nulla è piuttosto pericoloso.

È incredibile come al tempo della conoscenza istantanea, della Rete orizzontale, del sapere condiviso, ci sia l’orizzonte coperto solo da questo grigio e dalla tendenza all’arraffo, alla legittimazione della finanza d’assalto, della canagliata.

Roosevelt nel 1933 impose una tassazione del 90 per cento oltre una certa soglia di ricchezza. Voleva che fosse chiaro che non doveva nemmeno convenirti a divenire nababbo da far schifo. Aveva bisogno di riequilibrare e redistribuire per rendere meno animalesca la società. Fu sempre Roosevelt a decidere la separazione tra banche d’affari e banche d’investimento, e lui a immaginare il new deal per la creazione del lavoro. Quando si ha la fortuna di avere il talento al comando, quando la politica ha una visione, succede quel che accadde negli Usa.

Ma la società con Internet dovrebbe essere più giusta, dovrebbe saperne di più, e soprattutto saperlo al momento giusto.

Il leone e la gazzella ogni mattina si mettono a correre. E con Internet l’intelligenza ogni mattina gareggia con la stupidità. Kundera spiegava che l’uomo che vuole ricordare rallenta il passo, l’uomo che vuole dimenticare accelera. La velocità aiuta lo stupido. Ho letto un commento a un blog che iniziava così: “Castrati dislessico!”. Se quel commentatore avesse avuto una penna e un foglio di carta, se avesse dovuto scrivere forse non sarebbe riuscito a essere così mostruoso. Internet è una benedizione, ma l’enorme flusso di informazioni dev’essere organizzato, altrimenti…

Non c’è speranza, dunque.

Altro che! Faccio mio il motto di mio nonno Carlo: ‘Se il mondo è tondo e gira, prima o poi dovrà passare qui davanti’.

Da: Il Fatto Quotidiano, 17 settembre 2016

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