ALFABETO – Antonietta De Lillo: “L’avvocato Bozzi insegna: possiamo vincere, sempre”

antonietta-de-lilloSiamo nel mondo del non si può fare, nel tempo in cui ciascuno di noi si dice “io non conto niente” oppure se si trova al ristorante con gli amici usa il plurale: “noi non contiamo niente”. Per questo un giorno ad Antonietta De Lillo, che di mestiere fa la regista, è venuto in mente di raccontare le gesta di un uomo solo, della sua forza di volontà, della sua incrollabile fede nella giustizia, del proprio ottimismo smisurato nella ragione e nella volontà.

Tu hai scelto di raccontare la vita di Aldo Bozzi, avvocato, 80 anni, primo firmatario del ricorso che ha mandato in frantumi il Porcellum, la legge elettorale dichiarata incostituzionale dalla Corte.

Un modo per dire a me stessa che era tempo di impegnarsi nella vita collettiva, nella politica. Per troppo tempo sono stata a guardare. Ma a furia di avere le braccia conserte ti accorgi che il mondo ti mangia, i tuoi rappresentanti ti negano persino il diritto all’identità o, come accade in queste ore agli americani, al minimo senso civile.

Che significa impegnarsi in politica?

Significa offrire quel poco che si sa e si può. La battaglia di Aldo Bozzi non è un romanzo, non un documentario, è una piccola pagina di quel che ciascuno di noi, se crede alla propria vita e alle proprie convinzioni, può fare.

Cosa ha fatto l’avvocato Bozzi?

Un uomo di ottant’anni, un antico e rigoroso liberale. Gli accadde che al momento del voto alle scorse elezioni politiche lui, sempre distante dalle cronache e dagli usi che si era dato il Parlamento, era convinto di poter dare la preferenza a una sua allieva che si candidava credo proprio nel Pd. Giunto al seggio gli spiegarono che con la nuova legge elettorale, si era al tempo del Porcellum, non avrebbe potuto. Quella spiegazione, che ciascuno di noi avrebbe accolto come l’ineluttabile sopraffazione del potere, dei forti verso i deboli, per lui, uomo del diritto, era inammissibile.

Inizia il ricorso al tribunale di Milano.

Inizia, confortato da un gruppo di amici e colleghi, non più di trenta, che sottoscrivono il suo ricorso. Lui dice: la Costituzione prevede che il mio voto sia uguale agli altri, libero e segreto. Con il premio di maggioranza il voto di un gruppo di cittadini peserà di più rispetto a quello di altri. E questo è anticostituzionale.

Da qui ti è venuto in mente di titolare il breve movie Un cittadino.

Un cittadino, uno soltanto, è riuscito a ingaggiare e vincere una guerra con il governo e il Parlamento. E bada che quella sentenza minerà anche l’Italicum, la legge che aggira la decisione della Corte e per questo è già pericolante. Della sproporzione enorme di forze lui –a ragione –non si è mai curato. Mi è piaciuta la testardaggine, la voglia di far valere un suo diritto Quest’avvocato non amava e credo continui a diffidare della politica, non ha collegamenti né mai ne ha avuti, non ha pretese di alcun genere se non quello di vedere affermato un diritto. Poteva certamente perdere. E infatti in alcuni gradi di giudizio ha perso. Ma poteva addirittura vincere. E nel momento della verità davanti alla Corte Costituzionale lui ha vinto.

Davide contro Golia.

È l’enorme valore simbolico di una battaglia solitaria. Nell’età della paura siamo soli e rinchiusi nelle nostre case. Soli e sempre più deboli. Lui ha rovesciato questo schema: sono solo, ho un età, magari pure qualche acciacco, ma ho intatta la voglia di contare. E diamine se ha contato!

Dobbiamo farcela tornare questa voglia.

Sì, l’ho detto a me stessa. Era curioso questo signore, questo omino col papillon, questo borghese milanese schivo, taciturno. Curioso che lui, ottantenne (che viaggiava fino a qualche tempo fa in motorino), avesse più speranze delle migliaia di giovani che osservano il mondo quasi con ribrezzo inconsapevoli del conto che pagheranno.

E qui siamo di nuovo a Trump e allo choc americano.

L’elezione di quel tipo di uomo è una reazione al malessere generale. È la politica suddita dell’economia a rendere ogni cosa così marcia che alla fine la scelta, che a molti di noi potrà apparire ripugnante, è caduta su chi prometteva il rovesciamento del sistema.

Per non arrivare a vedere un Trump eletto bisogna perciò smetterla di stare alla finestra.

È così. Dobbiamo impegnarci. Questo ritratto filmato dura dieci minuti e lo faremo girare sui social. È un segno, è quello che potevo fare, è un mio piccolissimo contributo. Una cittadina, una qualunque. Siamo tanti e tante, potremmo fare di più e dobbiamo fare di più.

Il protagonista non è un giovanotto aitante.

Curioso no? I giovani dovrebbero riflettere e noi abituarci a smetterla con la retorica dell’età che divide i buoni dai cattivi, i riformatori dai conservatori. Lui ha fatto la sua parte. Lui da solo, dico.

Da: Il Fatto Quotidiano, 12 novembre 2016

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