Una polizza, quindi soldi, e un uomo. Amico o amante? “Legga qui, sindaca. Cosa ci può dire?”. Ecco, il mancamento è giunto quando i magistrati le hanno infilato sotto gli occhi il prestampato. Assicurazione sulla vita. Causale: motivi affettivi. Sottoscrittore: Salvatore Romeo. Beneficiaria: Virginia Raggi. Io? Proprio io? La donna – esile già di suo – si è afflosciata sulla sedia, ridotta a un gomitolo. Ha perso i sensi. Avvocati intorno, aria, acqua e zucchero e poi caffè.
SI SENTE BENE? Vuole proseguire o sospendiamo? Delle otto ore passate nella caserma dello Sco, il servizio speciale della polizia, l’intermezzo sanitario è stato come l’intervallo nelle partite di calcio. Si stava chiudendo il primo tempo sullo zero a zero, quando i magistrati, Paolo Ielo e Francesco Dall’Olio, hanno deciso il contropiede. La polizza. Che significa soldi (puliti? sporchi?) e magari – chissà – sesso: che poi è sempre questo il grande teatro del potere. Virginia a terra, al di fuori di ogni metafora e i suoi legali furiosi a contattare Romeo: “Che cazzo hai fatto?”. Le parole sono pietre e Salvatore, 52enne funzionario del Comune, fede nell’uomo nero Raffaele Marra, scapolo, caricato sul carro magico come capo segreteria e poi scaricato quando la disgrazia dei Marra ha fatto perdere la ragione a Beppe Grillo, ha sentito quelle parole, divenute pietre, conficcarsi in petto. Svenuta lei, al pronto soccorso anche lui. Non si sa in quale ospedale abbia chiesto asilo e soccorso, ma di questo Romeo, laureato in Economia, funzionario di fascia bassa, amante del paracadutismo e del mercato finanziario, risulta preziosa l’autodefinizione che qualche settimana fa si è data a garanzia della propria serietà: “Non sono un gargarozzone”. Tranquillizzava tutti con quella chiacchierata al Messaggero, l’inimicizia con l’ingordigia, la fedeltà ai valori a cinquestelle. Aveva salito e di molto i gradini del Campidoglio grazie a Virginia ma soprattutto per via del gancio con Marra che lui aveva presentato ai cinquestelle e che poi lo aveva traghettato nella chat “Quattro amici al bar”. Di mese in mese, di chat in chat il suo potere era divenuto affluente. Sul punto della chat, promettendo sincerità, aveva discettato: “Se io scrivo che sono innamorato di lei, e poi lo scritto viene pubblicato, si penserà che io e lei siamo amanti anche se non è vero!”. Tragedia o commedia, questo è quanto. E con Salvatore, innamorato perso delle polizze, il numero degli amori illegittimi di Virginia, secondo gli avvistamenti virtuali o le suggestioni o soltanto le presunzioni di noi giornalisti alle prese col Campidoglio grillino, sono saliti a tre. Prima Daniele Frongia, vicesindaco e compagno di cordata interna. Poi Raffaele Marra, il Richelieu de noantri finito ingabbiato, e infine Romeo: tuttofare con grande abilità esecutiva, si dice. Le smentite ufficiali che sono seguite, giustamente polemiche nel rilevare la distanza tra l’apparenza e la realtà, hanno coinciso, per un segno del destino, con la detronizzazione progressiva del trio. Prima issato in alto, con Romeo condotto addirittura sui tetti del palazzo senatorio per schivare le cimici (“lo sappiamo che ci sono”) e poi, causa le vicende giudiziarie che in otto mesi si sono abbattute sulla Raggi, e la nube tossica nella quale i cinque stelle, finiti altrove. Uno –come detto – in carcere addirittura.
LA POLIZZA a sua insaputa, tre amanti affibbiati un po’ alla carlona dai giornali, ma un (ex) marito ancora vicino: “Se pure questa polizza fosse vera quale sarebbe il reato?”, ha chiesto Andrea Severini, il padre del bimbo che la Raggi ha avuto sei anni fa. Resta, per la cronaca, l’arrivo, ma siamo a un conto parziale, di due mazzi di fiori. Il primo a tinte giallorosse, con margheritoni al centro e fiori di campo. L’autore sembra sia Franco, un fan che su Facebook ha voluto segnare con un bacio l’invio, visto che i romani stavano con le mani in mano: “Te li dedico io a nome di tutti”. Il secondo è ancora anonimo. C’è speranza che giunga un terzo o addirittura un quarto. E soprattutto la certezza per Virginia Raggi, sindaca finora inconcludente della Capitale d’Italia, che non può fare peggio. Dopo la giornata particolare, finito l’interrogatorio, l’ha raggiunta un sms di un amico: “Ti serve l’esorcista”. Lei: “Mancano solo le cavallette. Ora ho bisogno di un viaggetto a Lourdes”.
da: Il Fatto Quotidiano, 4 febbraio 2017