“Petrolio e spopolamento ci uccideranno”

PIETRANGELO BUTTAFUOCO E ANTONELLO CAPORALE   inviati a Matera

Vecchi e badanti, e basta. E poi case, la maggior parte chiuse in diecimila chilometri quadrati.

Tanto è grande la Basilicata.

Davvero, è proprio grande.

Il doppio della Liguria – dice Ulderico Pesce, attore e autore di Asso di Monnezza, in scena con Petrolio – solo che i liguri sono un milione e seicentomila, mentre noi siamo sempre meno. Cinquecentomila? Per non dire della Campania, grande tredicimila chilometri quadrati con sei milioni di abitanti…

Si svuota sempre di più la Lucania.

È un allarme ancora più grave di quello ambientale; i paesi se ne muoiono; ci si ritrova a dannare le proprie radici; mia nonna, contadina, e mio nonno, arrotino, lavorano senza tregua per dare una casa ai tre figli, ma tutte le generazioni venute dopo, sono tutte fuori dalla Basilicata, e le case – r i m aste ad aspettare i nipoti e i figli dei nipoti – fanno da sentinella al vuoto; mi affaccio dalla finestra di casa mia, a Rivello, scruto la rotta dei fenicotteri, le tracce delle lontre, e mi trovo davanti un altro paese, Nemoli, altrettanto vuoto; ci sono solo i nostri vecchi e le bulgare, le rumene, le moldave…

La ghigliottina ha due lame…

La prima – spiega appunto Pesce, direttore del Centro Mediterraneo delle Arti – è quella dello spopolamento; la seconda si chiama petrolio, con tutto quello che ne consegue di veleni e scorie tossiche. Le trivelle, a cinque chilometri di profondità, trovano il bendidio…

La Basilicata è il Kuwait d’Italia.

Settecentocinquanta chilometri di tubi, quanto la distanza che separa noi da Bologna.

Proprio un bendidio di lavoro, prosperità e futuro.

E certo, solo che quando il greggio sale in superficie, questo bendidio si trascina l’H2S, ovvero, l’idrogeno solforato col suo inconfondibile odore di uova marce… il cianuro. A Viggiano, la fiammella che lo brucia, riesce a neutralizzare solo lo 0,0006 al milionesimo di particella di H2S quando il parametro in tutto il mondo – mai diventato legge in Italia –stabilisce il 5%; lo racconto attraverso Petrolio, la storia di Giovanni, addetto alla sicurezza dei serbatoi del Centro Oli di Viggiano. Ma le battaglie si scontrano con il muro opposto dall’Eni; segreto commerciale, dicono, manco si trattasse della ricetta della Coca Cola e non di dare risposte alla gente flagellata da altissime incidenze tumorali.

Tutto questo si racconta in scena.

Ed è ogni volta come una sorpresa, soprattutto per i lucani, per quelli che già dovrebbero saperle queste cose e mi dicono: davvero è così? Davvero è così, rispondo.

da: Il Fatto Quotidiano, 10 maggio 2018

Il Comune è senza progetti: nel dubbio taglia la testa ai pini

PIETRANGELO BUTTAFUOCO E ANTONELLO CAPORALE   inviati a Matera

 

Gli alberi danno luce o ombra? A Matera semplicemente fastidio. Cosicché il Comune, in campo per attrezzare la città a divenire vera capitale della Cultura dell’Europa nel 2019, ha deciso di farli sloggiare. Gara d’appalto per realizzare una mega rotonda e un mega parcheggio, trasferire di qualche metro la strada che, lungo il declivio naturale, conduce ai Sassi e smantellare il parco storico, l’unico polmone verde della città costituito da 86 pini d’Aleppo.

Finora l’amministrazione ha avuto poche idee ma questa è la stata la prima ad essere attuata. O quasi. Già le ruspe erano pronte a disinfettare il rettangolo verde ammorbato da una malattia, detta del “picchio rosso”, che rendeva fragili le radici dei pini e pericolosa la loro esistenza. “Quando abbiamo saputo ci siamo detti: ma quanti sono gli alberi malati? Uno, nessuno, centomila?”, racconta l’avvocatessa Beatrice Genchi. Anche a Pirandello è infatti stato tolto di recente il suo pino, perché da qualche tempo in Italia si provvede alla decapitazione. Meglio ghigliottinarli che curarli, si spende meno e si fa più luce.

I materani si sono per fortuna ribellati: “Ci siamo dati il nome della malattia descritta, e dunque abbiamo formato l’associazione Picchio Rosso”, dice Michele De Novellis. Presidio diurno e notturno e una semplice domanda: prima di decretarne la morte almeno visitare il malato. L’hanno avuta vinta perché quattro giorni fa il municipio ha accettato di far esaminare lo stato degli alberi da specialisti e valutare chi merita di vivere e chi di morire. Pena sospesa, procedura interrotta.Continue reading

PIETRANGELO BUTTAFUOCO E ANTONELLO CAPORALE   inviati a Matera

 

C’è la Lucania e c’è Matera. L’unica cosa che non esiste è la Basilicata.

Per giungere nei Sassi da ovest bisogna superare i piedi di Potenza. Che non è ancora una città e non più un paese. I palazzi della periferia piazzati in campagna stringono alla gola la Basentana, la via traversa che segna in due la Lucania edificata grazie a quell’uomo di Stato che fu Emilio Colombo, il dandy padre costituente, british nei modi, nel doppiopetto blu a righe, una sorta di principe Carlo del Mezzogiorno. Occhiali metallici, parola di velluto dalla foggia curiale, e democratico despota della sua terra alla quale, tra le altre cose, fece avere appunto questa strada a scorrimento veloce. Più modesta di una autostrada, più larga e comoda di una camionabile.

POTENZA SI PRESENTA impettita, dai fianchi larghi perché – essendo sede del potere regionale, e la finanza pubblica è l’unico soldo che corre da queste parti – ha mangiato a sazietà ogni prato e spiazzo, iniettando cemento armato nella corsa sciagurata alla modernità. Vedendo alla tv la periferia romana, il grande Serpentone della Capitale che tumula in chilometri lineari le vite di molte migliaia di sciagurati, si è fatta venire voglia di erigere una sua mini muraglia dove sono reclusi i lucani in debito di conto corrente. Una fucilata di case popolari che chiudono l’orizzonte, riducono la veduta e immiseriscono gli altri palazzotti, discretamente brutti, che si ergono ai lati.Continue reading

M5s, un governo “scorciatoia” è pieno di insidie. E la Lega è un partito di destra

Siamo proprio certi che non esistano più destra e sinistra? Che non abbia senso, come dichiarano i Cinquestelle, di attribuirsi un luogo da dove vedere il mondo, come governarlo, cosa fare e per chi?

Si accorgeranno presto che una alleanza, seppure sotto contratto, ha bisogno di un respiro, di una strategia, di quella che si chiama visione del mondo e delle cose.

Il mio stile di vita, la relazione che ho con gli altri, ciò che ritengo giusto salvare e ciò che ritengo ingiusto riassumono il senso della mia esistenza e anche della prospettiva che do ad essere.

Il più grande scempio dell’intelligenza è ritenere che essa possa tutto, anche coniugare gli opposti, ridurre a unità pensieri distanti, modi di essere capovolti e agganciare, in un unico provvedimento, l’uno e il suo contrario.

Cinquestelle proveranno sulla loro pelle, e forse lo faranno provare anche a noi, che la furbizia, se troppo a lungo praticata, diviene devianza dell’intelligenza. E le scorciatoie, un governo purchessia con chiunque voglia, sono spesso cariche di insidie.

La Lega è un movimento profondamente di destra, sta dentro le viscere del popolo e di esso coglie, insieme alle virtù, ogni singolo vizio. È un tratto distintivo: l’uno contrapposto ai tanti, il perseguimento del proprio interesse (magari legittimo) ai doveri di solidarietà. E la paura che diviene però motore di ogni singola azione, che esclude e strattona, che ci obbliga a costruire sbarre o muri, a tenere in tasca la pistola, le telecamere accese, la mano pronta alla difesa.

Essere razzisti ci fa paura, divenirlo senza volerne assumere la responsabilità ci regala l’ultimo balsamo. Il non detto che ci rincuora, l’ipocrisia che ci rincorre e ci accomuna.

da: ilfattoquotidiano.it

Governo del nulla presieduto da una donna? Mattarella rinunci alla selezione della razza per genere

Ora che sembra giunta l’ora, cioè che nessuno tra i due maschi in gara (Di Maio e Salvini) riuscirà a formare un governo per l’ostilità di altri due maschi (Renzi e Berlusconi), essendo l’unica donna (Meloni) decisiva quanto un fiore appassito in un vaso d’argento, ora dicevamo sembra essere la volta buona per una donna. Infatti un quinto maschio, che è l’arbitro super partes, per la disperazione annuncia di dar vita al governo neutrale che nella fattispecie dovrebbe somigliare all’acqua: incolore, inodore, insapore.

Perciò ora sembra giunta l’ora di dare la possibilità a una donna: mai tanti volti femminili in lizza per assumere incarichi prestigiosi, mai tanti curriculum dorati, competenze alte, profili di rilievo. Ma la donna, anzi le donne in questione, dovranno attenersi – semmai otterranno la poltrona governativa – alla più scrupolosa osservanza del nulla. Non potranno fare nulla, anzi per espresso incarico, non dovranno fare nulla e quelle pochissime cose (spazzare, lavare, togliere le cicche dai posacenere?) dovranno essere preventivamente autorizzate dai quattro maschi in gara per la leadership nel prossimo Parlamento.

Infatti quello che si annuncia non è un governo di servizio, ma di mezzo servizio.

Il fatto è che noi maschi siamo maschilisti nel profondo del cuore. E purtroppo anche voi donne siete maschiliste nel profondo del cuore. Speriamo dunque che questi timori siano falsi e che il presidente della Repubblica, l’unico femminista, stupisca noi e voi e rinunci all’ultima mortificante selezione della razza per genere.

da: ilfattoquotidiano.it

Tinto Brass, lo Stato ficcanaso oltre il limite del lecito

Tinto Brass, icona del cinema erotico, si è sposato in tarda età con una signora 57enne, avvocato. Cinque anni or sono è stato colpito da ictus. I suoi due figli di primo letto hanno chiesto e ottenuto dal giudice – temendo che il patrimonio personale venisse dal papà disperso in iniziative troppo allegre – che la moglie diletta amministri i beni e ne tuteli il loro valore.

La moglie, che vive questa felice stagione con Tinto, si rifiuta di divenire amministratrice in forza della legge e non magari dell’amore e decide di ricorrere in appello per sentirla revocata.

Brass si ricorda di Sofocle, pure a lui successe di vedersi intimare dai figli l’esproprio.

Ora io domando: uno Stato che nega sistematicamente giustizia, che allena i furbi e i prepotenti – per via del groviglio di norme che rallentano ogni passo e sistematicamente si arenano davanti a mille prescrizioni – perché deve farsi ficcanaso oltre il limite del lecito?

Com’è triste la vita di quel figlio che vive l’ossessione dell’erede mancato, che mostra il suo unico talento nel segnalare i vizi del padre dal quale però si attende il bonifico dell’addio.

da: ilfattoquotidiano.it

Raid Casamonica, nel mondo capovolto a meravigliare è la resistenza della ragazza disabile al sopruso

E’ Pasqua. Il bar gestito da una coppia rumena è aperto. C’è la fila alla cassa. In coda due boss conosciuti nel rione: sono i Casamonica. Nella periferia sud di Roma spadroneggiano, terrorizzano, impongono e dispongono. La fila è più lunga del previsto e alla cassa non si curano di mantenere il riguardo che si deve a un boss: fargli saltare la coda. Alla loro rimostranza replica una ragazza: se non vi sta bene di attendere il turno andate altrove. La misura è colma. Nel racconto che Floriana Bulfon fa oggi su Repubblica la giovane donna, disabile, è l’unica ad aver opposto resistenza al sopruso. I presenti, tutti abili, muti e terrorizzati. Lei invece no. Pagherà con le frustate, perché i boss non perdonano. Ma pure la cinghia di cuoio e le altre botte che riceve e che la manderanno all’ospedale, insieme al titolare del bar, non la fermano. I Casamonica impongono il silenzio sui fatti, altrimenti altre botte. Invece denunciano alla polizia ogni cosa. Nel disordine di un mondo capovolto fa scandalo e notizia tutta questa dignità mostrata. E fa meraviglia la resistenza al sopruso.

da: ilfattoquotidiano.it

Giuliano Ferrara e la prevalenza dei cretini: il caso dell’intelligente Luciano D’Alfonso

Giuliano Ferrara anche oggi ci ricorda che a prevalere sono sempre i cretini. Lui, che è intelligente, conta le sconfitte dei suoi simili. Il primo tra tutti è Matteo Renzi. È così intelligente ma così intelligente, e moderno ma così moderno, e riformista ma così riformista. È così tanto avanti, troppo avanti, da lasciare il popolo, in prevalenza piuttosto cretino, in debito d’ossigeno.

Nell’ipotesi esposta (pochi intelligenti devono confrontarsi vedersi sconfitti dai cretini, che sono molti di più) si trova certamente anche Luciano D’Alfonso, che non solo è renziano, quindi intelligente per partito preso, ma anche governatore d’Abruzzosenatore. Ha spiegato che temporaneamente cumula le due cariche, per legge vietate, nel solco tracciato da Mazzini e Garibaldi.

Chiunque di voi converrà che i due eroi avevano un’intelligenza fuori dal comune. Il problema, ritornando a Ferrara, è che i cretini d’Abruzzo, molto più numerosi, vorrebbero che D’Alfonso rinunciasse all’una o all’altra poltrona, avesse la legge sopra di sé e non la mettesse, nell’attesa, sotto il suo culo.

da: ilfattoquotidiano.it

Salvini, il Matteo miracoloso con la ruspa per cambiare il mondo (e la legge elettorale)

Se il primo Matteo usa la lingua come fosse un revolver, e ogni volta che parla distrugge, e gli italiani sono stufi oramai di ascoltarlo, questo secondo Matteo è capace di spiegare che con la ruspa si costruisce il nuovo mondo.

Ieri il miracolo si è ripetuto: Matteo vuole il pre-incarico. Non un incarico vero e proprio, ma un’ultima finzione. E invece di sembrare un Arnaldo Forlani con la barba, è parso il giusto che aggiusta finalmente.

Salvini è un fuoco che arde e qualunque cosa dica brucia di verità: restituire per esempio alla loro Africa e a blocchi di centomila i viandanti oziosi, capricciosi e magari spacciatori. Ai governanti di ieri e di oggi pare impossibile. Invece lui la fa semplice, e a noi pare venuto il momento di farla finita con i cacadubbi.

Il nuovo Matteo vuole far finalmente rispettare il codice penale, e a noi sta bene. E anche a Silvio Berlusconi, che pure il codice lo patisce continuamente.

Lui sostiene i poveri e basta con i miliardari, eccetto Silvio.

E basta con la legge Fornero che Forza Italia ha approvato.

E basta con il Jobs act che il governo del Nazareno sfornò.

Tra qualche settimana si dovrà mettere mano a questa immonda legge elettorale, e Matteo – che fu decisivo per farla passare – sarà in prima linea a togliere di mezzo questo ultimo scempio. Se necessario – vedrete – anche con la ruspa.

da: ilfattoquotidiano.it