L’ossessione italiana per l’uomo forte. Il “nullafacente” oggi chiamato al governo del fare

La ricerca dell’uomo forte più che una suggestione che attraversa una parte così maggioritaria dell’elettorato, sta divenendo un’ossessione, un elemento che non risolve ma schiaccia l’Italia nella sua radice primitiva e secolare, nella convinzione assoluta: uno fa meglio di dieci. Cos’è la Lega senza Matteo Salvini? Niente, praticamente non esiste. E cos’era il Pd di Renzi senza Matteo Renzi? Un involucro vuoto, una luce spenta. E Forza Italia senza Silvio Berlusconi? Più che la democrazia dei leader che questo tempo invoca e richiede, noi italiani abbiamo bisogno di una personalità ancora più forte, che non solo guidi ma comandi. Imponga le regole, anzi le crei e le modelli via via che ne senta il bisogno, riduca le leggi a un’opinione e ogni dibattito, ogni critica a un fastidioso cicaleccio.
Solo così è possibile interpretare il voto del Mezzogiorno che affida le sue speranze alla Lega, che deve rispondere alla sua struttura antica e dominante, il ceto produttivo e anti meridionale del nord, quel che c’è da fare e da dire. E come vent’anni fa si chiedeva al miliardario Berlusconi di far ricchi i poveri, e glielo chiedevano tanti poveri, oggi si battono per la flat tax, un’imposta piatta che ridurrebbe le tasse a chi ha i soldi, coloro che nemmeno riescono a presentare la dichiarazione dei redditi per assenza del quid, del reddito cioè.
E’ un controsenso, all’apparenza irragionevole, ma che ha una sua logica e una sua pertinenza nella condizione civile e culturale in cui versa tanta parte del Paese. Affidarsi al potente di turno è una scelta conosciuta e una caratteristica naturale delle democrazie rappresentative: il più forte attrae ulteriori consensi perché anche all’elettore piace scegliere il vincente che lo sconfitto, salire in qualche modo in groppa.
Tributargli questo oceano di consensi è invece un problema, una questione aperta, un difetto genetico che noi italiani stiamo rivelando. Votare senza un perché, senza conoscerne le ragioni, senza avere idea di quel che provoca, è un atto di pura incoscienza e anche, in un certo senso, di beata ignoranza.
Come l’anno scorso l’Italia affidò le sue sorti ai Cinquestelle, in una furia che in qualche caso non solo non aveva motivi ma che impegnava i suoi giovani rappresentanti a una responsabilità a cui non erano pronti, e oggi si è visto, così, dopo poco più di dodici mesi, affida al lumbard ex comunista padano, ex razzista, ex secessionista, per sua ammissione “nullafacente” l’obbligo del fare, fare presto e fare bene. Fare tutto. A lui il destino di ciascuno.
Lui per adesso si è affidato al cuore immacolato di Maria. Amen.

da: ilfattoquotidiano.it

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