Se i poliziotti divengono questurini leghisti

Ieri a Salerno la ragazza identificata dalla polizia rea di aver mirabilmente sfregiato l’autostima di Matteo Salvini avanzandogli con la scusa di un selfie la domandina: “Ma non eravamo terroni di merda?”. Poi ad Avellino una incursione della Digos in casa di una signora che aveva esposto sul suo balcone un manifesto contro (“La Lega è una vergogna”). A dicembre scorso – al tempo dei barconi e dei migranti lasciati morire in mare – la polizia di Stato, in funzione purificatrice, aveva rincorso un signore che silenziosamente innalzava a piazza del popolo a Roma, durante la manifestazione leghista, un cartello con una frase tratta dal Vangelo: “Ama il prossimo tuo”.

Salvini che chiama le guardie, o lascia che le guardie facciano il lavoro sporco, consegna se stesso da militante dei banchetti dei mercati popolari, che ha frequentato per oltre un ventennio in nome della Lega, a potente che si fa difendere, oltre la misura e oltre il diritto, da un servizio di scorta pagato dallo Stato, in questo caso, come direbbe lui, persino in nome del popolo italiano, per difenderlo nelle sue funzioni da aggressioni o atti violenti. La Digos non è pagata per far tacere le contestazioni, quando esse si esprimono in modo civile e responsabile, come in tutti questi tre casi descritti. È successo anche al tempo di Silvio Berlusconi, quando la polizia identificò Piero Ricca colpevole di aver gridato “buffone” all’indirizzo dell’allora premier. E innumerevoli sono i casi di soverchieria ad opera dei servizi di scorta di ministri e di potenti, ieri e ieri l’altro come oggi succede con Salvini, da farci dire che queste operazioni assomigliano a vere e proprie intimidazioni.

Salvini può chiedere scusa ai meridionali per aver profferito frasi ingiuriose e volgari nelle sue funzioni di deputato della Repubblica, dunque rappresentante di tutti gli italiani. Può anche ritenere di non scusarsi. Quello che non può fare, e che il capo della polizia Franco Gabrielli dovrebbe impedire ad ogni costo, è di trasformare i poliziotti in questurini leghisti.

da: ilfattoquotidiano.it

Il dominio culturale della camorra e due piccole ma buone notizie

La scelta di Antonio Piccirillo, 23 anni figlio del boss di camorra Rosario, di dissociarsi nel modo più clamoroso e pubblico che ci sia, partecipando cioè alla manifestazione contro la camorra dopo l’ultimo, sanguinoso raid nelle vie di Napoli, è una notizia più rilevante di quanto si pensi. Perché la questione che dovremo affrontare è legata oramai al dominio culturale che la criminalità organizzata ha conquistato e al fatto che lo Stato abbia considerato la lotta alle mafie non come un bene rifugio della democrazia ma come un impegno troppo oneroso. Prendere di petto i camorristi non porta voti purtroppo, le parole d’ordine di questi ultimi tempi sono le più trite e lontane da questo dramma per il quale, ad ogni morto, si recita un falso mea culpa.

Non abbiamo più occhi per vedere né voglia di vedere. Semplicemente siamo assuefatti. Al punto che ci accorgiamo appena fianco delle buone notizie. Una di queste è appunto la clamorosa dissociazione del figlio del boss. Un’altra, molto più piccola ma non meno rilevante, è che finalmente le ruspe hanno iniziato ad abbattere le costruzioni abusive sul litorale di Castelvolturno, il luogo infernale, il paese in cui ogni miseria si è fatta violenza, e ogni sopruso è stato lasciato avanzare perché in quelle terre, l’area domiziana, la Repubblica Italiana ha issato bandiera bianca.

Perciò dobbiamo dire che l’iniziativa della Regione Campania, che ha iniziato la bonifica di quei territori, investendo nel sistema fognario, nel recupero degli impianti di depurazione, nel disegno di un piano che dia un po’ di ordine urbano, sia l’atto più importante contro la camorra. Sono necessari ma non bastano poliziotti o galere. Serve che lo Stato si ripresenti dai luoghi nei quali è scomparso e accetti di garantire ai cittadini che vivono sotto il dominio criminale di non perdere ogni speranza, di non arruolarsi nell’esercito, già folto, dell’altro Stato.

da: ilfattoquotidiano.it

Manduria, se è la Polizia a batter cassa sui social con la crudeltà delle scene

A chi serve pubblicare un video di una delle tante feroci aggressioni a cui è stato sottoposto il pensionato di Manduria, morto a seguito di tali violenze? Non serve agli inquirenti, giacché gli indiziati sono stati tutti fermati, non può servire all’opinione pubblica, che su quegli atti è stata abbondantemente informata. Allora la seconda domanda è: perché si rende pubblico un video di quel genere? Forse per allenarci alla ferocia? O forse per raccogliere i commenti, altrettanto feroci, sui protagonisti di questi atti disumani? Infatti la ferocia delle immagini fa da pendant alla ferocia delle parole che le commentano, alla durezza delle pene invocate, all’odio che quell’odio sprigiona nel tempo del ritorno all’occhio per occhio.

Il fatto che la Polizia di Stato, sui suoi canali social, abbia diffuso questo video rende la vicenda più tragica, più insidiosa, più sospetta.  E quella disumanità che col timbro dello Stato viene elevata a teatro, sia pure dell’orrore, è figlia di una decisione semplicemente incivile.

da: ilfattoquotidiano.it

Il caso di Polizzi – L’Italietta questuante che prima applaude e poi s’incazza

Il dito e la luna. Ieri, partecipando a una trasmissione televisiva, sono stato chiamato a commentare una piccola vicenda ideale per un talk show. A Polizzi Generosa, un comune del Palermitano, il sindaco ha deciso di risolvere con una colletta una situazione difficile e incresciosa per la sua comunità: l’interruzione per frana di una strada di collegamento vitale per Polizzi e i suoi abitanti. L’epilogo è stato piuttosto sconcertante: l’ufficio provinciale (oggi ricompreso nella città metropolitana di Palermo) ha avvisato il sindaco che la sua opera non era ammessa dalla legge e che i volontari che avevano scelto di fare per sé avrebbero dovuto fermarsi. Da qui lo scandalo e l’arrivo delle telecamere per inquadrare il dito, cioè il perfetto set del disordine burocratico e dell’oltraggio alla ragione: l’ufficio inadempiente, cioè il fannullone, che diffida l’ufficio operoso.

Ma se il dito occupa tutta la scena, la luna scompare. E’ scomparsa cioè la notizia che quella strada è interrotta non da ieri l’altro ma da ben tredici anni e per tutto questo tempo non sembra sia volata mosca. Nessuno è stato denunciato per omissioni di atto d’ufficio, men che meno condannato. Nessun politico ha dovuto rendere conto, nessun dirigente pubblico è stato colpito dall’imbarazzo di dover spiegare la propria insopportabileinerzia, nessuna protesta clamorosa si conosce.

Quella strada interrotta da tredici anni è infatti la nostra tragica luna, la carta d’identità di un’Italietta che non ha confini: arruffona, chiacchierona, indolente. Quell’Italietta questuante che prima applaude e poi s’incazza.

da: ilfattoquotidiano.it

Di Maio e la lezione di Taranto

L’incontro di Taranto tra un ministro inadempiente e la città delusa è un atto sorprendente di buona politica e spiego il perché. Finalmente le promesse, in questo caso di Di Maio e del Movimento Cinquestelle sul destino dell’Ilva, persino le fanfaronate, hanno avuto un luogo, un tempo, una possibilità di essere certificate e ufficializzate. Molti i lazzi, gli sghignazzi, il piacere di vedere Luigi Di Maio messo davanti le proprie responsabilità, le proprie bugie o omissioni, i semplici errori di valutazione, il supino interesse a utilizzare la propaganda per alimentare l’idea che d’un tratto il nero potesse divenire bianco, il veleno un fiore profumato, l’Ilva un monumento al benessere.

Ci sta, era prevedibile che la delusione di una città si mostrasse con la durezza di parole di pietra. Era meno prevedibile che un politico tornasse sul luogo del delitto e raccogliesse ciò che ha seminato: la sfiducia. Avete visto Salvini confrontarsi con i meridionali su ciò che aveva scritto e detto su di essi? Le accuse, a volte densamente razziste, sono scivolate via e nascoste dentro il nuovo corso leghista. E Renzi? Ha mai preso in considerazione di affrontare con il suo partito gli errori di strategia, le politiche sbagliate? E avete mai visto Berlusconi, l’uomo della Provvidenza, ammettere che il buon Dio aveva aiutato più lui che gli italiani ad arricchirsi?

La politica sgancia le sue bombe di propaganda e lascia il carico di esplosivo nelle mani di chi ha creduto o sperato nella virtù della politica.Questa volta Taranto ha esibito il conto a Di Maio, e lo ha fatto con una compostezza, una irriducibilità e anche un rigore sconosciuti. Merito di chi si batte per non morire di Ilva, e però merito anche di chi in questo momento, proprio sotto i colpi dell’Ilva, è stato battuto: Luigi Di Maio.

da: ilfattoquotidiano.it

Le parole che sono pietre e quel mondo degli invisibili

Guardo ancora questa denuncia di alcuni giorni fa, lucidissima e definitiva, di una mamma che racconta la sua personale condizione (due figli disabili da assistere e sostenere senza alcun aiuto pubblico) e le privazioni che una società indifferente le impone.

Queste sue parole sono pietre. Pietre contro il modo in cui si usano i soldi di tutti, si decidono le gerarchie, i bisogni, le urgenze. Pietre contro questa nostra falsa democrazia. Pietre contro l’indifferenza.

Questa mamma, questa donna tarantina, racconta attraverso il suo pianto, l’incredulità nel vedersi esclusa dalla civiltà, tenuta incarcerata al suo destino, nemmeno tollerata, semplicemente invisibile. Dà voce al mondo che ci passa accanto ogni giorno senza riuscire a vederlo.

Per vedere dovremmo essere in quel baratro, e lei, grazie alle sue parole, ci conduce, per una ventina di secondi, esattamente nel luogo in cui si trova. E ci fa provare come è quell’altro mondo, come si vive nell’altro mondo, che sarebbe anche il nostro se solo ce ne accorgessimo.

da: ilfattoquotidiano.it

Il nuovo look fascista di Giorgia Meloni

La progressiva fascistizzazione di Giorgia Meloni documenta l’esigenza di offrire al suo elettorato qualcosa di appetibile e, come una cuoca arrivata tardi al casting di un’edizione di Masterchef, mette in tavola quel che si trova tra le mani. Sono scarti invece che leccornie, e ieri non sarebbero mai giunti nel piatto. Ma si deve pur mangiare e la Meloni deve pure tentare di  tener testa a Salvini e all’abbuffata che per lui si prepara il 26 maggio.

Non potendo fare di meglio, Giorgia conduce Fratelli d’Italia nel dirupo della destra nostalgica, nemmeno romanticamente fascista ma soltanto trasformista. Non sapendo fare di meglio torna al punto in cui era partita e dal quale sembrava volersi liberare: fare qualcosa di fascista, dire qualcosa di fascista. Ma alla sua destra c’è Casapound che presidia, anche un po’ menando le mani, lo spirito del ventennio e questa volta il make up sembra mal riuscito.

Riuscirà forse a superare la soglia di sbarramento del 4 per cento, ma sarà indiscutibilmente ritornata a fare ciò che aveva promesso di non fare, a dire quel che – un po’ vergognandosi –  aveva promesso di non dire mai più.

da: ilfattoquotidiano.it

Nei prossimi cinque anni ci saranno 360mila studenti italiani in meno. Vale sempre prima gli italiani?

Prima notizia: nei prossimi cinque anni ci saranno 360mila studenti italiani in meno nelle scuole italiane.

Seconda notizia: il campionato italiano di matematica, al quale hanno partecipato 520 scuole, è stato vinto da quattro studenti del liceo Tasso di Prato: una italiana figlia di italiani e tre italiani figli di cinesi.

Considerazione finale: fingere che la realtà sia diversa è cosa stupida prima ancora che scorretta.

Dire che il declino demografico sia figlio unicamente delle precarie condizioni economiche delle giovani coppie è una verità relativa.

C’è in gioco qui – oltre che l’economia – la nostra cultura e la nostra civiltà, l’idea che abbiamo della vita, il senso di come intendiamo vivere il nostro tempo e il tempo che intendiamo dedicare all’altro.

Bisogna che facciamo una buona volta i conti con noi stessi, senza starnazzare “prima gli italiani”, perché poi la realtà ci dice che mentre in pubblico urlavamo ossessi al nostro supposto primato, in privato ci adoperavamo per giungere secondi (o terzi, quarti, quinti).

da: ilfattoquotidiano.it

Roma, il pane calpestato a Torre Maura e la storia che ritorna

L’immagine del pane calpestato a Torre Maura alla periferia di Roma pur di non farlo arrivare alla bocca dei settantasette rom accolti in un centro d’accoglienza, rimanda al latte versato sui binari della stazione di Bologna il 18 febbraio 1947, dove era atteso un treno carico di profughi istriani, pur di non farlo bere ai loro bimbi malnutriti.

Ieri Casapound e Forza Nuova, l’estrema destra, violenta e ribelle. Nel 1947 militanti della Cgil e del Pci.

Ecco quale forza feroce, quale atto sacrilego sono in grado di produrre le idee quando si ritrovano spogliate dalla ragione e trasformate in sola ossessione.

Con l’aggravante che l’episodio di Bologna è dentro il disastro del dopoguerra, in un’Italia ancora immersa nella ferocia del conflitto armato e questo del pane calpestato è invece e purtroppo il ritratto dell’Italia di oggi, ignorante al punto che questi fascisti violenti non conoscono nemmeno la preghiera del loro amato Duce (“Italiani/ amate il pane/profumo della mensa/gioia del focolare”).

da: ilfattoquotidiano.it

Di Maio e la fidanzata: il parco e le foto rubate: se Luigi copia Silvio

Anche lui aveva un grande parco nel quale era spesso ritratto, anche lui aveva una fidanzata, anzi più di una, anche lui aveva un fotografo personale che lo illustrava nelle posizioni meglio riuscite. Anche lui ha avuto le copertine di Chi, il settimanale di gossip più noto (in effetti lui era anche il proprietario del giornale). Anche lui voleva rifare l’Italia, e far divenire ricchi i poveri.

Consiglieremmo a Luigi Di Maio di non accettare più di farsi ritrarre con la fidanzata, men che mai steso nel parco a fare cip e ciop con la sua neoamata Virginia Saba, che sarebbe la quarta ragazza del suo cuore e che adesso, dopo il primo confronto fotografico, sogna di “divenire mamma”.

Non è necessario copiare Silvio Berlusconi e nemmeno fare a gara con Matteo Salvini a chi fa più conquiste di carta.

Fa anzi un po’ tristezza, lo spieghi anche a Rocco Casalino, promoter del bacio a gettone.

Da: ilfattoquotidiano.it