Tutti in Alabama, dove il voto si compra

L’Alabama è tra gli otto Stati più poveri degli Usa. In Alabama la legge prevede che il diritto di voto venga sospeso come pena accessoria anche per molti reati comuni. In Alabama il prossimo 12 dicembre si voterà per eleggere uno dei due rappresentanti nel Senato di Washington. Ma sono 286.266 le persone – come ci ricorda un bel reportage di Internazionale – che lo potranno fare solo a condizione di riscattare col denaro il loro diritto di voto, perduto a seguito di una condanna. Essendo per lo più poveri e per lo più neri, pochissimi di loro lo faranno. Fossero italiani troverebbero di sicuro tanti candidati generosi a fare da garanti pronta cassa. E noi sicuramente parleremmo del mercatone all’ingrosso dei partiti acquistati con carta di credito, dell’outlet dei diritti civili, della vergogna eretta a legge.
Ecco, solo per consigliare questo: quando parlate dell’America come della frontiera della modernità, della civiltà, della tolleranza, pensate che c’è New York ma anche l’Alabama.

da: ilfattoquotidiano.it

Se questo è un uomo

Marcello Pizzi da anni si prendeva cura dell’ospedale della sua città, Isernia, depredato dagli sprechi, derubato della sua identità di presidio sanitario efficiente e universale. L’ospedale negli ultimi tempi era divenuto uno scheletro, svuotato nei posti letto, nelle divisioni chirurgiche, nel laboratorio di analisi. Anche il corpo di Marcello, negli ultimi tempi, si era ammalato. Ieri non ce l’ha fatta più.

Non avendo più posti disponibili nella morgue dell’ospedale, la bara è stata posta in uno stanzino, a fianco dei rifiuti. La moglie aveva supplicato di trasferirlo altrove, chiesto un minimo di umanità. La direzione del nosocomio ha opposto un netto rifiuto.

E così a Marcello, che ha combattuto contro la sporcizia del potere, è stata riservata la più disumana delle sorti possibili: dentro una bara, a mezzo metro da cumuli di spazzatura.

E questo è un uomo?

da: ilfattoquotidiano.it

Giorgia Meloni: “Alemanno & C. leghisti? Se è contento Salvini…”

“Tutti i giorni penso di rompere e presentarmi da sola alle elezioni, scegliere la mia strada, coltivare l’identità del mio partito, la pulizia, i valori veri. Una grande battaglia nel segno dell’unico valore fondante che tiene uniti tutti: la Patria”.

Quando va a letto Giorgia Meloni sogna la libertà. Poi si sveglia, fa due conti e ritorna a far la brava scolara del centrodestra.

Il mio unico timore sa qual è? Il voto utile.

Sbatté la porta di palazzo Grazioli perché Berlusconi non le aveva concesso le primarie. Dopo qualche anno si ritrova Berlusconi lì dove l’aveva lasciato: un metro e mezzo avanti a lei.

Sbattei la porta soprattutto perché ero contro l’idea di dare il sostegno al governo Monti. E col senno di poi devo dire che ne sono orgogliosa.

Però pensava pure che Berlusconi fosse finito.

È vero, l’ho pensato. Ho ritenuto conclusa la sua storia politica.

E invece… ora resta col dilemma: andare da sola col rischio di non racimolare i voti che contano oppure stare dentro la coalizione ma perdersi nella nebbia.

Con la chiamata alle armi del voto utile ho perso Roma. Chi era contro il Pd, stragrande maggioranza, ha votato Raggi. E chi non sopportava i Cinque Stelle ha digerito Giachetti. Al secondo turno sarei dovuta andare io, e invece: al lupo! al lupo!

Ma oggi questo centrodestra sembra una fake news!

Capisco la sua obiezione. È il risultato della legge elettorale che non premia la coalizione ma i singoli partiti: quindi ciascuno batte sulle differenze, scava, segna il territorio. Eppure le possibilità che si possa vincere ci sono tutte. E sono alte.

Berlusconi fa il solito partito-omnibus, Salvini il fascio-leghista e lei la Bella Addormentata nel bosco.

Mi hanno detto di peggio: sarei Alice nel paese delle meraviglie.Continue reading

Ostia, le conseguenze di un naso rotto

A volte il bene è figlio del male. Grazie al naso rotto, di proprietà del collega Daniele Piervincenzi, lo Stato si è accorto:

a) che esiste Ostia

b) che anche a Ostia esiste la mafia

c) che la mafia del litorale è capeggiata dalla famiglia Spada (ieri arrestato anche il guardaspalle di Roberto, quello della testata).

Noi invece ci siamo accorti:

a) che la Rai benché abbia 1700 giornalisti in organico e due miliardi di introiti l’anno, realizza i suoi migliori programmi affidandoli a ditte esterne;

b) che Daniele Piervincenzi non è un giornalista Rai, come falsamente affermato, ma un precario retribuito da una società terza appaltatrice del programma;

c) che la Rai ingaggia sistematicamente, con la qualifica di programmisti-registi, altri centinaia di colleghi lucrando enormi guadagni ed evadendo in modo clamoroso il fisco;

d) che – infine – lo Stato dichiara di combattere la precarietà e il lavoro nero affidando alla sua più grande società pubblica il mandato di coltivare la precarietà e il lavoro nero.

da: ilfattoquotidiano.it

Michaela Biancofiore: “Pochi figli? Zero sesso in Italia e anche in politica”

“Non si fanno figli perché non si fa più all’amore” (Sul grave tema del calo demografico, la deputata Michaela Biancofiore affronta, senza infingimenti, la radice del problema e scava, scava…).

La libido è diminuita notevolmente, penso come lei.

Ma no! È il tempo che non ritroviamo più, il senso della felicità che sembra irraggiungibile, il desiderio oramai riposto nella cassetta dei ricordi. Io mi sto aprendo con lei, ma non vorrei essere fraintesa.

Le sue riflessioni sono rilevanti. L’affettività è questione cruciale.

Siamo persi nelle nostre fatiche quotidiane e finanche l’insegnamento della Chiesa, per chi è cattolico, si riduce a un auspicio. Riproducetevi. Ma dove? Perché fare l’amore per un buon cattolico dovrebbe testimoniare anche la voglia di mettere al mondo una creatura.

Un cattolico ogni volta che fa l’amore dovrebbe badare a riprodursi?

Esistono gli integralisti: il ministro Delrio ha nove figli, si chieda perché.

Lei è cattolica?

Assolutamente, ma non praticante.Continue reading

Se Trump assomiglia sempre di più a Razzi

King Jong-un è senza alcun dubbio il nemico più pericoloso dell’Occidente. Lo dice Trump, lanciando il consueto missile nucleare dalla piattaforma parolaia di Twitter. Non volendo dubitare della pericolosità del dittatore nord coreano, e nemmeno della ferocia con cui governa il triste destino della sua gente, ci interroghiamo su un punto: la Corea del Nord ha rotto i ponti con tutti, anche i cugini cinesi mostrano serie difficoltà nelle relazioni. Nel mondo resta solo il nostro Antonio Razzi ad avere frequentazioni di alto livello con quel governo. Non per svilire il ruolo del presidente Usa ma è sufficientemente accertato che il nostro Razzi spara cazzate in un numero infinitamente inferiore di quelle che in tutti questi mesi ha pronunciato Trump. Perché non tentare l’ultima carta?

da: ilfattoquotidiano.it

Un fascista è per sempre

Un fascista è per sempre. Prima agiva al coperto, preferendo la notte al giorno. Ha provato con la luce e ha visto l’effetto che faceva sfilando in corteo. Ad Ostia ha proseguito con una operazione simpatia, offrendo pacchi alimentari agli sventurati. Successone elettorale! E allora ha ripreso la via maestra e ieri a Como l’irruzione in un’assemblea per illustrare il decalogo del buon patriota. Ha però tenuto le mani a posto. Resta l’ultimo scatto d’orgoglio: la prova del manganello. Chissà domani.

da: ilfattoquotidiano.it

Dj Francesco: “Io sono l’amplificatore di Silvio. Gli trovo l’elettore su misura”

Dj Francesco faceva il deejay.

Ero un bimbetto e già la nonna mi diceva che avevo la forza di una bestia. Sono le idee che mi vengono a trovare, che mi scuotono, mi danno l’energia. Io che ci posso fare?

Il cantante, il musicista, il presentatore. Hai fatto anche il valletto. Hai fatto il produttore musicale, l’imprenditore musicale, l’imprenditore tout court. Ora dai consulenze ai politici.

Ora? Guarda che la mia Newco queste cose le fa da tempo. Sono stato il primo a lavorare per la profilazione su Internet del target identitario. Io ti trovo coloro che vogliono sentir dire le cose che tu dici.

Che bello: con te ogni strada è spianata.

Alt: qualcosa in zucca devi avere. Le idee, servono le idee. Perciò non basta avere la chitarra ma qualche accordo lo devi saper fare.

Idee belle o brutte, populiste o progressiste, vergognose o splendide.

Ciascuno ha il suo target, io faccio incontrare l’emittente col ricevente. Te lo trovo, te lo scovo, ti dico come è fatto e ti spiego che aspetta una tua parolina per aprirti la porta e farti entrare in casa.

Francesco Facchinetti, il figlio dei Pooh.

In famiglia siamo tutti creativi, è una storia che si tramanda. E io esploro nuovi territori. C’è anche la politica nel mio business. Clienti importanti e di diverso orientamento. Oramai nessuno che intende partecipare al grande gioco della contesa pubblica fa a meno di professionalità come la nostra.

Con dj Francesco si vince.

Il supporto di una struttura, al tempo di Internet, è indispensabile. Al mondo non siamo tanti in questo campo. Ci sono gli israeliani, qualche azienda americana, noi… diciamo cinque o sei.

Ho subito pensato a te quando Berlusconi ha immaginato il ministero della Terza Età. Quel diavolo di dj Francesco gli avrà proposto di fare il capo di villa Arzilla. Ormai solo i vecchi votano.

Io non propongo niente. Non decido la strategia, presento al cliente il profilo dei suoi elettori e gli dico: vuoi parlarci? Io sono qua.Continue reading

Una sentenza vale una frittura, un’auto in prova o spiccioli

Mazzette formato micro, nei casi più disperati e compassionevoli una fritturona di calamari, un cesto di cozze pelose, qualche riccio di mare e comunque, al massimo, cadeau proletari da 500 a 1.500 euro. Senza strafare, senza lussi da jet set e senza farsi notare.

È LA CORRUZIONE prêt-à-porter, il fascicolo speciale dei giudici ghiottoni chiamati oggi dai tribunali a rendicontare il loro vizietto. Magistrati tout court, o anche e soprattutto professionisti votati alla toga onoraria, delegati a dirimere le controversie tributarie. Cioè i soldi che lo Stato, quando li pretende e non li ottiene, avanza con domanda giudiziale. E Orazio Quintavalle, ex giudice tributario, presidente della commissione regionale, ha elencato proprio due giorni fa al Tribunale di Bari che lo processava insieme ad altri 23, tra colleghi giudici, avvocati e commercialisti, le sue colpe confessando i suoi peccati: “Riuscivo a pilotare l’assegnazione dei fascicoli”.

Il “pilota” Quintavalle elargiva ai sottoposti poche decine di euro, nei momenti difficili e per vertenze complicate si raggiungeva il tetto dei 1.500 euro, trattenendo il resto delle somme a sua disposizione, disponendo e apponendo il suo visto a “sentenze già scritte” dai patrocinanti corruttori. Piacevole e indiscutibile pratica, che sembra conosciuta da Milano a Catania, con la quale l’amministra – zione della giustizia, nella sua versione tributaria, attende ai suoi doveri. Se una rondine non fa primavera, due già annunciano qualcosa di buono, tre confermano l’auspicio, quattro lo irrobustiscono.

QUANTE rondini servono per fare un giudice ghiottone? Parecchie, perché la torta che fa brillare gli occhi e allargare lo spazio della giacca (arrestato tempo fa in flagranza a Milano Luigi Vassallo mentre infilava in tasca cinquemila dei trentamila euro necessari a corromperlo) alla schiera, purtroppo sempre più nutrita, di magistrati un tempo esemplari che sono chiamati a dirimere controversie che nel 2016 costruivano la pila di 581 mila procedimenti per un valore complessivo di 50 miliardi di euro. A Milano si sono accorti che qualcosa non andava e i finanzieri hanno iniziato a truccarsi da avvocati, messo spie, atteso i clienti e soprattutto i magistrati. Cosicché, s’è detto, uno di loro, il Vassallo, è stato beccato con le banconote nel doppiopetto, una seconda, Marina Seregni, chiamata a rispondere dei suoi atti invero sospetti di gestione amicale delle controversie. Una società sarebbe infatti uscita indenne dal procedimento grazie ai servigi offerti, e dunque sollevata dal pagare un tributo di 14 milioni e mezzo di euro. Quando si dice della dea bendata! Questa sì che è felicità… E ai primi due indagati (uno arrestato anche) sono seguiti altri due arresti, altri due giudici tributari, uno di primo e l’altro di secondo livello a cui il gip ha perfino negato il patteggiamento.

SONO PARTICOLARI questi giudici chiamati dalle professioni liberali a svolgere il ruolo di inflessibili terzi, inquadrati nella burocratica rappresentanza delle commissioni tributarie, chiamate a dirimere vertenze fiscali di primo e di secondo grado. Ecco invece il piccolo laghetto di banconote sparse, mazzette dal sapore antico, oppure favori di ordine gastronomico o anche benefit di mobilità.Continue reading

Nancy Brilli: “Io, vasi da notte e ramazze. Basta tv come questure”

Pensavo al proprietario del pisello.

Non intendo rivelare l’identità certo a lei.

Chissà come starà in ansia lui.

Ha le spalle così larghe, certo non sarà impaurito dalle mie parole.

Un grande produttore.

Altri magari saranno più preoccupati. Vuole scommettere che sto qui a fare l’intervista, parlo per più di un’ora e di tutto lo scibile umano e domani comparirà il titolo sul pisello mascherato?

I dettagli a volte illustrano la scena meglio dell’inquadratura principale. In questo caso il pisello del produttore che secondo Nancy Brilli sarebbe il più potente e dunque il più ciucciato d’Italia aiuta a raccontare il cinema italiano e certi suoi talenti.

Ho riferito in tv una confidenza fattami da una persona dai modi piuttosto sgarbati e con un linguaggio piuttosto triviale. Il contesto (a Porta a Porta si parlava delle accuse di violenza sessuale avanzate al l’amico e collega Fausto Brizzi) mi hanno autorizzato a riferirne il contenuto con la medesima crudezza.

Il solito de relato.

Quando la tv si sostituisce allo Stato, un programma si trasforma nella sezione investigativa della Questura. Questo è. E non me ne capacito.

Lei è andata in tv a difendere Brizzi perché è suo amico. L’esclusiva ragione della sua scelta è stata la colleganza, non il merito delle accuse.

È mio amico, lo conosco e lo stimo. Non mi è mai capitato di ascoltare su di lui nulla di quel che ho letto e udito. A lei pare così strano che sia andata a raccontare la mia verità?

Si parla tanto della scarsa reputazione della politica. Ma il mondo dello spettacolo spesso assume atteggiamenti assai più corporativi.

Mi faccia un esempio.

Un’intervista se non è coniugata alla promozione di un suo film. Tecnicamente si chiama marchetta.

Nell’intervista può fare tutte le domande che vuole all’attrice che promuove.

Di lei si dice che sia assai antipatica.

Di me si dice invece l’opposto: mi trovano tutti simpaticissima. Sono io che mi ritengo antipatica.

Insicura e invidiosa della felicità altrui.

Questo sì. Ho avuto un’infanzia non spensierata.Continue reading