DOPO ILVOTO – Consigli alle sindache M5S

La fatica da condividere e la bellezza del bene comune

Vorrei un assessorato alla responsabilità, e uffici chiamati a curare la bellezza, il decoro, la dignità di chi ci vive. Sono parole bellissime di cui abbiamo perso traccia. Spero perciò che queste due giovani donne saranno capaci anzitutto di dare senso comune al bene comune. E in grado di convincere gli italiani a stimare e non più dileggiare chi si occupa della cosa pubblica. Non è solo una questione di stile. Certo che conta la misura, naturalmente
conta l’onestà, ma più di ogni altra cosa conta la capacità di far condividere a coloro che amministrano la fatica di fare.
Tutte e due, insieme agli altri nuovi eletti (anche di altri movimenti e partiti) hanno debiti da saldare e non miliardi da investire, perciò
la loro impresa più difficile consiste nell’imporre il linguaggio della verità. Vorrei, per esempio, che Virginia Raggi fosse capace di indicare quel che sa fare e quel che non può o non riesce a fare. E indicare, sperabilmente con nome e cognome, chi ostruisce e chi costruisce.

da: Il Fatto Quotidiano, 22 giugno 2016

La timida e la sgobbona, dai banchetti al Comune

appendino-raggiChiara ha trentuno anni, Virginia trentasette. Chiara è una ragazza borghese, casa in centro a Torino e studi di economia internazionale alla Bocconi. Virginia ha studiato Giurisprudenza a Roma Tre, vissuto nell’Appio Latino, a ridosso delle mura, e poi con il compagno si è trasferita ad Ottavia, periferia nord.

Virginia e Chiara sono le due nuove first ladies italiane, due giovani donne che si sono prese tutta la scena, occupando in novanta giorni ogni spazio. Virginia Raggi conquista il Campidoglio con un vantaggio inverosimile per la sua straordinaria ampiezza: trenta punti quasi su Roberto Giachetti. Un distacco, secondo i primi dati, che non ha pari nella storia della Capitale e tinge l’Italia di un colore nuovo: l’arcobaleno pentastellato. Chiara Appendino in quindici giorni ha recuperato venti punti a Piero Fassino bruciando – oltre ogni aspettativa – le attese che erano tutte a favore dell’antica roccia del Pd: l’usato sicuro che non ti lascia mai per strada.

CHIARA E VIRGINIA non sono gemelle siamesi. La prima ha venti centimetri in più della seconda, ha quaranta di piedi, capelli a caschetto e viaggi in mete lontane e pericolose. “Non sono moralista, non sono populista, non ho chiamato Casaleggio, non dico bugie”, ha spiegato presentandosi.

La bugia, l’omissione è invece stata la corda a cui è stata impiccata Virginia Raggi. Dapprima per non aver ricordato di essere stata praticante nello studio Previti, la seconda volta, poche ore prima del voto, accusata di aver omesso gli introiti ottenuti come legale dell’Asl di Civitavecchia. “Voi giornalisti siete come Pm: non ascoltate le risposte. Continuate a fare la stessa domanda, sempre quella, solo quella finché uno non cede”. Virginia ha liquidato come “fango” le accuse e la sua campagna elettorale è stata molto più dura di quella che è toccata in sorte alla sua amica Chiara. La torinese sorride e fa comunella con tutti, la romana diffida anzitutto: “Ho questa difficoltà e la riconosco. Se non ho confidenza non riesco a trovare il feeling giusto”.Continue reading