Franco Arminio: quei comizi alla luna degli invisibili di Tsipras

Il comizio numero 40 è fissato alla pizzeria da Rocco in Andretta, Irpinia d’Oriente. Ad ascoltare l’oratore c’è suo figlio Lidio, un amico di suo figlio, poi Valentina, infine l’oste con sua moglie e io. In tutto siamo sei ed è già un buon numero perché Franco Arminio, di professione paesologo, in genere fa comizi individuali e a domicilio. Fa comizi agli umani, agli animali e anche al resto del mondo inanimato. È riuscito a parlare alle pecore del Gargano, ai pescatori di Monopoli, alle pastiere, a una vacca solitaria, a un gruppo di galline, a una pozzanghera del Formicoso, all’albero rosso, ai frequentatori del bar Carlino, a tutto il popolo di Carife, al cane di via Mancini in Avellino e a molti altri essere viventi.
IL BACCANO elettorale delle formazioni maggiori, quella vagonata di insulti e dannazioni distribuite quotidianamente su ogni fronte, ha oscurato una novità significativa di questo appuntamento. Per la prima volta, sarà per scelta consapevole o disperazione pura, la sinistra italiana ha scelto di farsi guidare da un leader di un altro paese. E quel leader, che si chiama Alexis Tsipras, guida il suo partito, Syriza, verso una vittoria straordinaria ad Atene. Tsipras è anche candidato a guidare la Commissione europea.Continue reading

Ascolto il tuo cuore, Italia dimenticata

IL VIAGGIO DI FRANCO ARMINIO TRA LE MISERIE E LA NOBILTÀ DELL’APPENNINO CENTRALE

GEOGRAFIA COMMOSSA DELL’ITALIA INTERNASono frammenti di cuore e d’amore, richieste d’aiuto, note dell’animo. Lui seziona le vedute, ritaglia una porta, un camino, un foglio di carta, un filo d’erba. Franco Arminio opera come un grande chirurgo dell’abbandono, scrive dell’Italia desolata e perduta, sconfitta dalla metropoli, piegata dalla vecchiezza eppure saggia, orgogliosa, coraggiosa. È l’invincibile guerriero dell’Italia interna, quella che si mantiene lungo i fianchi dell’Appennino centrale, che segna con la sua povertà l’osso dell’Italia. Arminio ha il quartier generale nella sua Irpinia, l’Irpinia d’oriente, a cavallo tra Puglia e Campania, tra campi di grano e pale eoliche. Ed è da lì che parte sempre per descrivere l’abbaglio modernista, il luogo comune del progresso, della civiltà. Questo suo ultimo libro, Geografia commossa dell’Italia interna, conclude un meraviglioso viaggio iniziato con Terracarne dentro il buco nero della memoria. Franco è un meridionale e trova ispirazione, forza espressiva e vena poetica quando si incammina per le strade del Sud, quando trova, specialmente tra i calanchi lucani, ciò che desidera: vicoli bui o aperti al cielo, alla luce. Territori scomposti e sconosciuti, vite perdute o solo affamate di un futuro migliore. Sembra poesia, elaborazione espressiva, uso virtuoso delle parole, ed invece è protesta civile, denuncia formale di come noi italiani sappiamo bruciare il ricordo, costringere la nostra vita nei cubi di cemento armato delle periferie senza aver provato, e sopportato, l’altra vita: quella del paese, la comunione delle esistenze.Continue reading