Caro Luigi, è ora di una vacanza (Venezuela o Cile fa lo stesso)

luigi-di-maioPinochet non avrebbe sfigurato in Venezuela e pure Chavez in Cile se la sarebbe cavata bene. Il colore, il sapore e anche l’odore delle dittature sono disgrazie che accompagnano il potere e a Luigi Di Maio che ha scambiato un Paese con l’altro, temiamo purtroppo anche una storia con l’altra, non abbiamo consigli da offrire. Anzi già ci rallegriamo per non aver scaricato sul suo social media manager, l’assistente che posta su Facebook e Twitter i pensieri e le opere del Capo, la responsabilità dell’infortunio. Se Di Maio avesse conosciuto a fondo la personalità sanguinaria di Pinochet è certo che non l’avrebbe utilizzata come pietra di paragone con l’attualità psichedelica renziana. S’è fatto forse suggestionare dall’abbraccio americano al referendum, dalla presa di posizione dell’ambasciatore Usa. E qualcuno gli avrà ricordato le ripetute ingerenze della presidenza Nixon contro il governo socialista cileno di Salvador Allende, organizzando e finanziando il colpo di Stato militare che ne seguì, con Pinochet (oppure Pinoscè?) all’assalto della Moneda, il palazzo presidenziale di Santiago.

Gira storto per Luigi di questi tempi, e quando girastorto succede come con la birra: un sorso tira l’altro. Sette giorni fa ha dovuto spiegare di aver capito poco e male le mail di Virginia Raggi sulle indagini giudiziarie che riguardavano l’assessore all’Ambiente del Campidoglio, e dunque aver scambiato un qui per un quo.

Ieri, maledetta fretta, ha dato al Cile il nome del Venezuela, portando il sud a nord, mischiando Santiago con Caracas, Pinochet con Chavez. Altro qui pro quo. Gli proponiamo di prendere la palla al balzo e immaginare, magari con la sua compagna, un viaggio nell’America Latina simile a quello che ha fatto da ragazzo il suo compagno Alessandro Di Battista, un meraviglioso tour andino che parta da dove la Storia si fermò l’11 settembre 1973 per finire oltre la criniera montuosa, quando la piana apre l’orizzonte che conduce fin laggiù, fra i peggiori bar di Caracas. Un viaggio lungo e impegnativo, che avrebbe anche il pregio di sospingerlo oltre la rumorosa ma insignificante attualità e produrre volontariamente l’assenza, vendicarsi con l’improvviso vuoto fingendo di sparire.

Da: Il Fatto Quotidiano, 14 settembre 2016

Autostrade, regalo di Natale. Il governo taglia i guard rail

CON LA SCUSA DI ADEGUARSI ALLE NORME UE ECCO IL DECRETO CHE ABBASSA L’ALTEZZA E LA RESISTENZA DELLE BARRIERE. UN BEL RISPARMIO PER I BIG DEI CASELLI
Anno nuovo, guard rail nuovi! Finalmente Autostrade per l’Italia e Anas possono fare risparmi e rientrare dalle spese. Un decreto del 6 ottobre scorso del ministero per le Infrastrutture indica le nuove misure delle barriere spartitraffico e di quelle laterali. Con una mossa a sorpresa, forse realizzata nello spirito di una spending review al contrario, i tutori saranno ridotti su circa duemila chilometri di autostrada di una trentina di centimetri di altezza, avranno una resistenza minore a contenere l’urto, in special modo degli autoarticolati, ma costeranno fino al 40% in meno.Continue reading