La cortina fumogena del Rolex sopra le dimissioni di un ministro

Dura lex sed rolex. Per fortuna ci ha salvati il rolex da 10mila euro, cadeau di pregio nel bouquet tipico del familismo amorale (il posto di lavoro al figliolo, il vestitino blu sartoriale, il biglietto aereo per un weekend diverso). Fatti naturalmente odiosi, ma nulla in confronto al monopolio che Maurizio Lupi aveva decretato nel suo regno al ministero delle Infrastrutture. Nulla rispetto ai 25 miliardi di euro di opere pubbliche che solo l’ingegner Perotti era stato chiamato a progettare. E nulla, davvero niente, rispetto al fatto di aver appaltato un pezzo di Stato a un altro ingegnere, Incalza, conferendogli il potere perpetuo di organizzare, selezionare, finanziare le opere e i suoi derivati. Il vero scandalo davanti al quale Lupi si è dovuto arrendere non è stato quello di aver dato in concessione a privati la democrazia: la regolazione degli interessi in campo attraverso la statuizione di norme. E nemmeno quello di aver concesso a una cricca operosa la gestione esclusiva dei lavori da farsi, con annesse varianti. Innocente è!Continue reading