Il treno prima che un vettore è un connettore di comunità. Come un bruco, attraversa pianure e buca montagne, lega i paesi alle città. Se l’Italia oggi assomiglia a un barcone pericolosamente ammassato ai suoi lati, con le città che si gonfiano a dismisura e la dorsale appenninica che si spopola al punto da divenire un immenso ospizio all’aperto è anche in ragione dell’impossibilità di un pendolarismo che superi i trenta chilometri dal luogo di lavoro.
PENSATECI un momento! Pensate a quanta gente vive in città senza abitarla, a quanti sono costretti a pagare un posto letto trecento euro. A quante coppie giovani ipotecano ogni futuro con un mutuo trentennale per due stanze e servizi in periferia. E a quanti anziani rinunciano a ogni piacere per non vedere la loro pensione annientata dopo i primi dieci giorni del mese. Adesso puntate gli occhi nell’Italia interna, alle migliaia di paesi oramai disabitati, alla quantità di case vuote, o ad alloggi che sono in affitto a poche decine di euro. Pensate a quanti sindaci si disperano per non riuscire a mantenere in vita le scuole elementari o le medie e all’opposto a quante mamme nelle metropoli si disperano per non riuscire a oltrepassare la lista di accesso nelle scuole materne. Garantire collegamenti regolari, veloci, possibili ed economici (e oltretutto poco inquinanti) tra le campagne e le città, tra i paesi piccoli e quelli grandi significherebbe garantire a un universo sociale la possibilità di vedersi aumentata la capacità di spesa, di ottenere dai soldi il di più che adesso gli manca. Con mille euro al mese a Roma non ci vivi, a Rieti forse sì. Con 800 euro al mese custodisci la tua dignità di operaio, seppure in cassa integrazione, se puoi vivere in un paese dell’Irpinia invece che a Napoli. Certo, non è compito dell’amministratore delegato di Trenitalia fare questi conti, ma del Governo sì. Eccome che sì! Cos’è un ammortizzatore sociale se non questo? Invece niente: tutti tracciano la linea della indifferenza e si producono nella facile sottrazione costi/ricavi. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: chi ha i soldi e abita in città prende il frecciarossa, chi vive fuori della sua cintura si mette in fila e, trasfigurato in sardina, inizia la giornata.
da: Il Fatto Quotidiano 6 aprile 2014