Tra preferenze e nominati la casta salva la poltrona

LA BATTAGLIA CHE SI ANNUNCIA È TRA CHI RIMPIANGE LA PRIMA REPUBBLICA E CHI VORREBBE TORNARE A UN “PORCELLUM” SENZA BADARE ALLA CONSULTA


Restaurare il sistema delle preferenze avrebbe fatto la felicità di gente come Fiorito, vero. Ma lasciare a un padrone solo la gestione della vita di ciascun eletto e finanche delle sue presenze in tv conferma che non ci sarà scelta malgrado la richiesta della Consulta: in Parlamento si entra per nomina. E da deputato si trasformerà in pigiabottoni. Ciò che ordina il capo si vota. Ciò che lo turba si respinge. O sei cooptato oppure pedalare.
PER ARRIVARE a questo risultato Matteo Renzi ha dovuto stringere un patto d’acciaio con Silvio Berlusconi (e forse anche con Dudù). Riesumarlo, restituirgli il cavalierato, l’onore perduto, il vestito da statista e l’opportunità di divenire in zona Cesarini, quando tutte le stelle sotto il suo cielo si erano offuscate, il nuovo padre della Patria. Immaginiamo lo sforzo che ha dovuto fare B. nell’accettare la dura proposta di far vergare da Denis Verdini (in linea retta quarto padre della Patria) la lista dei candidabili del centrodestra. Tu entri e tu no. Tu vai in Liguria e tu in Piemonte. “Intanto però noi cambiamo l’Italia”, ha detto Renzi alla riunione della direzione del Partito democratico. Continue reading