Le macerie della libertà di informazione

LINDA LA POSTA

“Don’t wait to be deprived of news to stand up and fight for it”. (“Non aspettare di essere privato delle notizie per alzarti e combattere per questo diritto”). Questo il decalogo di Reporters without borders, l’associazione che monitora la libertà di stampa nei paesi di tutto il mondo. In una delle sue ultime classifiche, l’Italia occupa il 44° posto su 173 paesi. Sembrerebbe un ottimo posto se, ad una visione più attenta, non ci rendessimo conto che siamo seguiti soltanto da paesi africani, dell’est europeo, dalla Russia di Putin, dalla Cina, dalla Corea del Nord, tutti paesi che non brillano per essere campioni di democrazia. Il dato allarmante, però, è che se il confronto lo facciamo con gli altri paesi dell’Unione Europea, l’Italia risulta essere quartultima, seguita solo da Polonia, Romania e Bulgaria. Invece di celebrare auditel e sondaggi, l’informazione italiana torni a rivendicare a schiena dritta la propria funzione di scoprire, raccontare, vigilare, denunciare, in piena e orgogliosa autonomia.

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