I posacenere di Bertolaso

Fermi, e senza ridere. Bertolaso non ha colpa se i potenti fumano. Le cicche andavano fermate e inghiottite in qualche posto. Custodite e poi eventualmente smistate in un termovalorizzatore. Il G8 dell’Aquila, quello del dolore e della sobrietà, è stato anche segnato da emergenze impreviste e naturalmente urgenti: traghettare in brevissimo tempo, forse proprio da La Maddalena, posacenere in grado di tenere a bada il vizio del potere. E’ stato chiesto a una società milanese, la Nolostand, di fornire i preziosi oggetti: i posacenere. E per 10200 euro è stato risposto, con la solita efficienza, anche a questa piccola urgenza. Non sappiamo se fossero di vetro o di legno, concavi o stilizzati. Si presume che fossero intonati al clima, dunque segni molto minimal, rispettosi di un luogo dove la natura aveva così crudemente infierito.

Non serve nemmeno fare la lista dei potenti che fumano. Berlusconi no di certo, forse Obama, sicuramente esclusa la Merkel. Ciascuno di loro era però accompagnato da vaste delegazioni che s’intuisce fossero assai sfumacchianti. Né serve osservare come in Italia esista una legge antifumo che vieta la sigaretta nei locali pubblici. Anche in questo caso: il G8 può essere assimilato a un luogo aperto ai passanti? Nossignore. Il vertice mondiale, nelle sue diverse sedi legiferanti, è un luogo chiuso per eccellenza, un club esclusivo.

E la deroga è il principio costituente con cui il potere si manifesta. Il precetto vale per voi, noialtri deroghiamo.
Il G8 all’Aquila era un modo di condividere il dolore, restituire alla città ferita l’onore del mondo, aiutarla a rinascere: spendere il minimo per avere il massimo. Era un gesto di solidarietà, un segno di civismo, una intelligente operazione politica. Così è stato detto. Così è apparso. Così dunque si è certificato.

I posacenere o gli accappatoi e gli asciugamani (24mila euro), i portablocchi per cartelle (78163 euro), i fiori (64mila euro), i televisori a nolo (347mila euro) rappresentano i costi insopprimibili del potere. La assai più lunga e parecchio terribile lista della spesa, composta settimane fa da l’espresso, riassume l’ingorgo di bugie disperse tra i nostri vuoti di memoria. E i diecimila euro “pro cicche” restano il dettaglio illuminante del valore dei soldi. Il G8 dell’Aquila, quello luttuoso e povero, è costato 185 milioni di euro. Quello abortito de La Maddalena, sfarzoso e inutile, altri 327 milioni. In tutto 512 milioni di euro.

Waste in inglese. Gaspillage, se parlate francese. Vergeudung, tedesco. Si dice splild in Danimarca. Derrroche è invece spagnolo.
In Italia si chiama spreco.

 

 

Da: www.repubblica.it

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1 Comment

  1. “E io pago” avrebbe detto Totò..ecco come i nostri soldi vengono buttati via, mentre i nostri politicanti ci raccontano la fiaba del “debito pubblico”. Con tutti i soldi che lo Stato incassa già solo dal gioco d’azzardo (tanto per dirne una), diventato ormai terzo settore principale come incidenza sul Pil (a discapito di tutti, dagli adolescenti, ai disoccupati, ai poveri speranzosi, alla classe media in affanno, fino ai pensionati), sarebbe stato colmato già da tempo e chissà quante infrastrutture sarebbero state terminate.
    Ma d’altronde siamo in Italia, chissà ancora per quanto…
    Luca.

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