L’ex sindaco di Gela Comunista, gay e ora governatore

Ride e piange e mastica parole con l’avidità di chi addenta l’enorme arancino al ragù, orgoglio della Sicilia d’oriente: “Sono l’uomo dalle sette Stelle, l’unico vero innovatore. Ho cambiato la Storia!”. L’isola si consegna a Rosario Crocetta e gli regala la sua disperazione e i suoi sogni. E anche la propria dabbenaggine, i voltafaccia, gli inghippi di legge e le preghiere per la famiglia. La Sicilia sa di essere sempre assolta da Rosario, il suo nuovo tribuno.
È LA PRIMA VOLTA che un comunista giunge a palazzo d’Orleans con la vidimazione del voto popolare. “Cose da pazzi”, ha detto Pier Luigi Bersani. E ha ragione da vendere. È davvero un dato storico, un evento, quasi una rivoluzione. È anche l’annuncio di quel che potrà essere il nuovo Parlamento. Crocetta è simpatico, alla mano, disponibile, ciarliero. Crocetta è l’antimafia, viaggia sotto scorta, ha paura di morire “ma so che c’è questa possibilità”. Crocetta è il secondo politico gay italiano a conquistare una poltrona di peso, e dopo Nichi Vendola è il secondo meridionale a imporre la sessualità come elemento centrale della propria personalità. “Quando si hanno ruoli pubblici si deve essere molto casti e io annuncio che se vincerò le elezioni non farò più sesso”. Che sia vera o falsa, come speriamo, la sua intenzione, già la forza eccentrica di questo impegno, il primo tra tutti gli altri preso in campagna elettorale, costituisce per l’antico mondo democristiano siciliano un atto di rottura enorme, un cambiamento epocale. Da gay ha accusato “le criptochecche” degli altri partiti di mascherarsi appunto e trasformarsi in impeccabili etero. Il Gattopardo dopo tutto è nato non lontano dalla sua Gela, città che ha governato spesso con ottimo tempismo mediatico. Sicuramente onesto, sicuramente coraggioso, sicuramente narciso. Si piace Rosario, e non lo nasconde. La foto da grande pensatore, la sciarpa, la capacità di stare sul palco come fosse una grande quinta teatrale, e i suoi abbracci, le sue lacrime, la commozione che accompagna il lungo e faticoso vocabolario di guerra. Guerra alla mafia anzitutto, “e tu Lucia Borsellino, figlia di Paolo le cui membra sono state disseminate in ogni luogo, sarai la mia assessora alla Salute!”. E giù lacrime e ricordo dei poliziotti uccisi, della sventura e della paura. Crocetta è anche politico di lungo corso, comunista navigato, attento ai dosaggi opportuni.
HA IN LISTA i volti di sempre, le facce di pietra che hanno sgovernato la Sicilia. Eppure nega: “L’Udc sta con me perchè Totò Cuffaro e Saverio Romano ne sono usciti”. Ha su di sé il peso del sospetto di essere spalleggiato da Raffaele Lombardo, eppure dichiara: “Sono stato l’unico a combatterlo veramente”. Ha deciso che licenzierà già oggi il primo delle migliaia di consulenti di questa Italia eternamente scandalosa. Lo farà davvero? Adesso importa che lo dica. E l’ha detto a suo modo, senza tweet di mezzo, con un bel megafono da anni ’70.

da: Il Fatto Quotidiano, 30 ottobre 2012

Share Button