Lecce, la Taranta alla conquista del Parlamento

  IL PD PUNTA SU MASSIMO BRAY CHE HA TRASFORMATO LA DANZA LOCALE IN UN VOLANO DI SVILUPPO A DESTRA PUNTANO SU GIORGINO, MEZZOBUSTO TV

Ab finibus terrae. Di fronte c’è solo il mare e la luce di Leuca, quando l’Italia intera è coperta da nubi nere, sazia e commuove. Risalire la Puglia dalla sua punta è come rivederla al rovescio, più sali e più guai trovi. Qui il sud si fa finalmente nord, e la capitale di questo meridione avanzato è a qualche decina di chilometri.

La ballata si fa industria

Siamo a Melpignano, il paese della taranta, dove la ballata si è fatta industria, la musica ha prodotto economie di scala e a colpi di pizzica l’investimento pubblico ha restituito la memoria a una terra e l’ha resa benestante. In trecentomila quest’anno sono accorsi a danzare visitando per giorni le case e le spiagge, i trulli e i sentieri di questa fabbrica a cielo aperto. É sicuramente l’investimento in cultura più sorprendente e conveniente che l’Italia possa annoverare nel Mezzogiorno. La Bocconi, studiando i costi e i benefici dell’happening estivo, sancisce che per ogni euro pro capite speso sei sono quelli ricavati. La taranta arriverà in Parlamento con il volto di Massimo Bray, direttore della Treccani e presidente della Fondazione Notte della Taranta. É dalemiano sì (dirige la rivista della Fondazione ItalianiEuropei), ma la caratura è diversa dai tanti compagni di partito che in Puglia esercitano la medesima professione di fede. “Penso che finalmente si possa far avanzare l’idea che il Sud, se si riconosce, possa espandere i suoi segni positivi. I distretti culturali sono una necessità e una risorsa. La nostra taranta è fenomeno di massa, distribuisce utili sociali, tutela e non massacra il territorio”. Il Pd ha scelto bene, e qui ha una lista che si apre con il nome di Franco Cassano, intellettuale illuminato, mente aperta e densa di suggestioni con il suo pensiero meridiano. In Puglia i paracadutati del Porcellum sono stati tenuti a bada meglio che in altri posti anche grazie all’attivismo di Sergio Blasi, uno dei pochi segretari regionali non candidato e quindi più libero di resistere ai diktat romani. “Ero pronto a dimettermi quando mi hanno convocato di notte (chissà perchè le liste elettorali si fanno sempre al buio mai alla luce!) illustrandomi le loro convenienze. Volevano i nomi della nomenklatura al sicuro e quelli pugliesi, che avevano fatto le primarie, relegati nelle posizioni border line. Allora sa che ho fatto? Davanti a loro ho scritto la mia lettera di dimissioni. Bersani ha compreso e noi abbiamo salvato la pelle”.

Le sorelle Mortimer

Ci sono pugliesi e pugliesi, anche nel Pd. Bravi e pessimi, lavoratori e scansafatiche. Affaristi o perbene. Giunti a Lecce, città mite e splendente del magnifico barocco che ne orla il profilo, ritroviamo due donne in lizza, una di destra e l’altra di sinistra. Sono candidate da sempre e sembrano le sorelle Mortimer. La più anziana, Adriana Poli Bortone, è una signora dal trasparente passato missino. Ha fatto ogni cosa: deputato, ministro, sindaco, vicesindaco, assessore, capocorrente e – dobbiamo dire – ha dato anche buona prova di sé. Però a ottobre la signora sessantanovenne convoca una conferenza stampa: “Mi autorottamo. Alla mia veneranda età la scelta è saggia”. Infatti oggi guida la lista Io Sud, microformazione in cui si snoda il berlusconismo, costola di Grande Sud del famigerato Miccichè, timbro un po’ patacca, emblema di un Mezzogiorno ascaro, luogo di confluenza dei vari torrenti, uno dei quali è la lista personale di Raffaele Fitto, ex ministro ed ex nemico della signora. Ogni cosa al suo posto: quaggiù Grande Sud, lassù con la Lega, il Grande Nord. Gli opposti di genere che si accordano sempre sulle poltrone. Ce la farà la Poli Bortone? Forse sì. E sicuramente sì anche la collega dirimpettaia, l’altra signorina Mortimer. Loredana Capone, più giovane ma non meno ambiziosa. É la vice di Nichi Vendola in Regione, quota Pd. Candidata perenne: nel 2007 alle primarie per fare il sindaco di Lecce, nel 2009 per fare la presidente della Provincia, nel 2010 per fare la consigliere regionale, nel 2012 per ritentare al municipio della città, nel 2013 per deviare verso il Parlamento. Mai sazie e mai dome queste nostre signore delle tessere, virtuose della poltrona. Lascia invece Alfredo Mantovano, magistrato militante con Fini prima e con Berlusconi poi. Dice che rientrerà in magistratura, e forse non sarebbe proprio il caso. Più probabile che attenda di guidare il centrodestra quando si dovrà eleggere il nuovo presidente di Regione.

Telerama con Samorì

A Lecce insieme a Beppe Grillo col suo Tsunami tour (dal pubblico striscione di protesta sulle parlamentarie grilline definite pilotate: “Tu sai e taci Beppe!”) arriva la faccia in 6X3 di Gian piero Samorì, l’imprenditore modenese venuto alla luce in campagna elettorale e promotore della lista-ossimoro Mir (Moderati italiani in rivoluzione), reclutatore in nome di Berlusconi delle fasce escluse dal Pdl. Con lui l’editore di Telerama, emittente salentina, Paolo Pagliaro: “Samorì è un le primarie, relegati nelle posizioni border line. Allora sa che ho fatto? Davanti a loro ho scritto la mia lettera di dimissioni. Bersani ha compreso e noi abbiamo salvato la pelle”. Con lui l’editore di Telerama, emittente salentina, Paolo Pagliaro: “Samorì è un personaggio eccellente, e io ci provo”. Ci provi pure. Editori e giornalisti sono sempre nel mucchio. “Ho detto no alla proposta del Pdl”, dice però Enzo Magistà, direttore di TeleNorba. Un nì da Francesco Giorgino, conduttore del Tg1 sempre nel giro vorticoso delle relazioni potenti. Berlusconi, si dice e si scrive, lo vorrebbe. Bel tipo, giovane ed elegante, non un capello fuori posto. Ci sta pensando, sembra. Silvio ha decretato la Puglia per sé e svuotato le speranze di Fitto, proconsole nel territorio, di far avanzare propri scudieri. Tra i meglio piazzati dal Capo c’è il sindaco di Molfetta e senatore della Repubblica Antonio Azzollini. É stato presidente della commissione Bilancio, dalle sue mani sono passati i tagli di Tremonti e dalla sua mente le correzioni alla Finanziaria. Era estate, gli chiesi di illustrarmi le sue passioni e le sue attività: “Mi piace andare forte in auto e se fa caldo guido a torso nudo. E mentre guido da Molfetta verso Roma mi vengono in mente gli emendamenti: con una mano tengo lo sterzo e con l’altra scrivo”.

da: Il Fatto Quotidiano, 20 gennaio 2013

Share Button