IL MILITE IGNOTO DI FI : “Noi nullatenenti siamo carne da macello”

È il milite ignoto di Forza Italia. Deputato di penultima fila, ultracinquantenne e prossimo esodato della politica. Il suo destino è segnato, è un esubero di Forza Italia e non ha cuore di dirlo a casa, alla moglie. Ha vergato e sottoscritto le maledettissime dimissioni. “Me le hanno fatte firmare durante la seduta alla Camera. Nemmeno la cortesia di una spiegazione. Scrivi e firma. Vedesse le donne, le amazzoni, come hanno subito conquistato la prima fila. Guerriere dell’esercito di Silvio. Sanno che i voti ce li ha ancora e si impegnano per conquistarsi la rielezione. Io invece, e con me altre decine di nullatenenti, siamo carne da mandare prima in guerra e poi al macello. Non siamo dei loro, non siamo i fidatissimi, abbiamo amicizie oblique. Verdini ha già fatto la croce e deliberato. Neanche ti calcolano, ti salutano. Anche l’assemblea faceva paura. Altro che Forza Italia, sembra il partito comunista. Continue reading

Piccoli B. crescono: “Sono innocente E non mi dimetto”

LA STORIA DI ARMANDO CUSANI, PRESIDENTE DELLA PROVINCIA DI LATINA, CONDANNATO E INTERDETTO. POI SOSPESO PER LA LEGGE SEVERINO LUI GIURA DI ESSERE “PERSEGUITATO DALLE TOGHE ROSSE”. E NON MOLLA


È un uomo del fare. Come Lui. Ama l’intrapresa e ha il profilo del team leader. Non guarda, fa. Non pensa, agisce. Quando vent’anni fa il suo cuore lo tormentò, come Lui decise che era venuto il momento di fare qualcosa per il suo Paese. Come Silvio Berlusconi ha dato tanto all’Italia, così da vent’anni Armando Cusani sta dando tanto a Sperlonga, il borgo di Tiberio, una curva splendida nel mar Tirreno appena dopo Sabaudia, appena prima di Gaeta. Cusani ama Sperlonga di cui è stato sindaco e ama la sua famiglia, di cui è un grande amministratore delegato. E come Silvio anche il nostro Armando è incappato nella persecuzione giudiziaria, afflitto da carte bollate e giudici dai bollenti spiriti rossi. È finita come Silvio: condannato e interdetto. Però Armando si è difeso come un leone, con modalità teatrali rinvenibili nella oramai smisurata cineteca berlusconiana. Non ha mai chinato il capo e quando è giunto il verdetto ha dichiarato: “Sono perseguitato”. Interrogato sul da farsi: si dimette o no? ha replicato: “Voglio riflettere”. Una notte e un giorno di pensieri poi si è presentato al suo consiglio illustrando la sua innocenza e autocertificando la propria illibatezza ha pronunciato il controverdetto: “Sono innocente e non mi dimetto”. L’ha giurato proprio.Continue reading

Riesumata Forza Italia, i reduci provano il riciclo

A ROMA, INAUGURAZIONE SENZA ENTUSIASMO DELLA NUOVA SEDE, RICORDANDO I SUCCESSI DEL PASSATO SENZA OTTIMISMO NEL FUTURO. L’OMBRA DELLE DIMISSIONI
C’era Lehman Brothers prima del tracollo ed è questa l’unica macchia, se vogliamo. Il Palazzo è bellissimo e ha una sua sobrietà taciuta, implicita,mai esibita. É stata una fortuna trovarlo così capiente (circa 3600 metri quadrati) a un prezzo favolosamente basso (solo un milione d’euro d’affitto l’anno) al centro del centro di Roma. Proprio in faccia a Louis Vuitton, che esprime comunque un clima, una perdurante fiducia nella forza del talento e dell’impresa. Qualche uccello del malaugurio vede nella adiacente caserma dei carabinieri che presidia la piazza San Lorenzo in Lucina l’ostensione di una presenza aggressiva, un segno visibile di questi cattivi tempi. Ieri qualche parola si è spesa, nell’attesa che Silvio Berlusconi inaugurasse la nuova magnifica sede e sancisse, con il taglio del nastro, la palingenesi.Continue reading

Paolo Virzì (regista): “Fatevi un video online e parlate dei cavoli vostri”

Ogni volta che lo vedo mi annoio, mi stufo e mi piego come quei gambi di geranio lasciati senz’acqua. Ho già visto ogni cosa di lui e ogni parola ho sentito. In sintesi: mi viene soltanto da sbadigliare.
E a te?
Sbadiglio anch’io. Gli italiani non ne possono più, credimi. Perciò mi è venuto spontaneo proporre una sorta di ultima resistenza.
L’idea di Paolo Virzì non è affatto trascurabile. Il regista sottopone al Paese una cura omeopatica per guarire dal berlusconismo che, nel punto massimo del suo declino, ha portato il nostro corpo a una severa condizione clinica dovuta a prolungata astenia fisica e mentale.
Inondare il web di micromessaggi. Chiunque abbia tempo e voglia registri un suo pensiero, assolutamente personale. Deve parlare dei cavoli suoi e far apparire i suoi problemi come i problemi di tutti.
Deve distruggere o può anche costruire?
Perdinci, può certo essere costruttore di speranza. Per esempio mia mamma potrebbe intrattenerci con notevole sapienza sulle molteplici ragioni che sconsigliano l’uso dell’aglio nella peperonata.Continue reading

La rotazione di Letta superstar del successo altrui

IL PREMIER RICEVE DAVANTI ALLE TELECAMERE IL CAPO DELLA PROTEZIONE CIVILE GABRIELLI E SI DICE OTTIMISTA: “È UN MOMENTO DI GRANDE ORGOGLIO, CI SIAMO RISCATTATI”
Percependo il ridicolo abbiamo scelto di approfittarne. L’orgoglio italiano per il parbuckling, nuova importante conquista linguistica che ci proietta verso la piena integrazione europea, si è manifestato alle prime luci di tre sere fa. In poche ore è divampato sul nostro corpo come fosse fuoco di Sant’Antonio e ci ha tenuti svegli, finalmente verticali. La Concordia è stata raddrizzata e anche noi abbiamo avvertito una postura degna, aperta, solare, coraggiosa, liberandoci, almeno per un attimo, da quella scomodissima posizione che Altan, da un buon ventennio, illustra con l’angoscioso ombrello.Continue reading

Craxi, aragosta e Ben Alì. Ritirata ad Hammamet

LA VITA IN TUNISIA NEL 1994 CON LA MOGLIE. LUI SPIEGÒ: “QUI CI SONO SERPENTI, SCIACALLI E QUALCHE VOLPE, MA I CONIGLI SONO IN ITALIA”
Era una strada sterrata che si inoltrava verso la campagna, meno di un chilometro, ornata ai lati da maestosi fichi d’India e piccoli cumuli di immondizia. C’era un carrozziere, un venditore annoiato di arance, un’officina meccanica zeppa di vecchie Peugeot da riparare. “Potrebbe essere a Parigi o ad Hammamet. Tu vai in Tunisia”mi disse il caporedattore di Repubblica, il giornale per cui lavoravo. Bettino Craxi era sparito qualche giorno prima che il Gip di Milano Italo Ghitti, accogliendo le richieste della Procura, gli imponesse il divieto di espatrio. Il passaporto perduto è l’unica connessione dolorosa che lega Silvio Berlusconi al suo primo tutore politico poi ripudiato per convenienza (e forse per necessità). Silvio ha scelto di rinchiudersi a nord, nel recinto imponente della villa di Arcore. Bettino volò invece verso sud dopo un intermezzo parigino. Differente lifestyle. Il grigio metallurgico meneghino contro il bianco splendente; la pioggia ricorrente della Brianza invece che il sole luccicante dell’Africa del nord. Sfarzosa la residenza del Caimano, essenziale quella del Cinghialone. É vero, con la C iniziano pure i nomi della loro seconda vita, quella da “perseguitati” dalla giustizia.Continue reading

Il voto segreto su B? Il Pd teme i killer che colpirono Prodi

DELRIO AVVERTE: “SE CI DIVIDIAMO SUL DESTINO DI QUELLO SIAMO MORTI E SEPOLTI”. FASSINA: “IL SOSPETTO È INEVITABILE”


La paura è che questo partito possa di nuovo debosciarsi. Tradire e tradirsi. Come un alcolista che malgrado gli sforzi cade nel vizio. Il terrore è giungere a metà ottobre al punto di non ritorno: contarsi ancora una volta nel nome di Silvio Berlusconi. Provare a essere rapiti persino nella valutazione della sua condanna. Essere trascinati nell’aria zozza di chi pugnala alle spalle, di chi vende l’onore altrui senza la forza di consegnare alle stampe il proprio viso. È il terrore di annotare, nel buio fitto del voto segreto, il numero di chi ha osato dire no alla decadenza. “Posso garantire la nostra determinazione, e la puntualità con cui la Giunta emetterà il suo verdetto. Lei però mi parla del dopo: dell’aula del Senato, dell’ipotesi che il voto da palese divenga segreto e che la segretezza porti quella robaccia con sé. Il Pd ha conosciuto i 101 che hanno votato contro Prodi, quindi la possibilità esiste, anche se il rischio è remoto. Temo, certo che sì”. Tremano tutti, e anche a Felice Casson, che è stato un giudice integro e oggi resta il teorico della linea della fermezza, tocca ponderare l’eventualità che Berlusconi sia così abile e così spericolato da condurre il Pd e grappoli di senatori di ogni altra foggia e misura (da Scelta civica ai terribili grillini) a condurlo alla salvezza, portarlo nella nebbia fitta e da lì fuori pericolo.Continue reading

No Olimpiadi, no grandi eventi. All’Italia servono le piccole manutenzioni

Proiettato oltre i confini della ragione il premier Enrico Letta segna l’orizzonte del riscatto: l’Italia alla conquista della candidatura per le Olimpiadi del 2024. Dico subito che l’unico apprezzamento che sento di ricordare e riconfermare a Mario Monti è stata la sua decisione di negare alla città di Roma, indebitata fino al collo, di spendere altri milioni di euro per candidarsi alle Olimpiadi del 2020. Se non ricordo male il piccolo Letta era tra i grandi sostenitori del governo Monti, e un pizzino consegnato nelle mani dell’allora premier (e intercettato dai fotografi a Montecitorio) confermò l’amore vero, totale per il governo del Professorete: “Ritienimi a tua completa disposizione”.
Oggi quel Letta ha nuovi amori e non ricorda più che i grandi eventi hanno massacrato le casse pubbliche e sviluppato una lunga teoria di malversazioni. L’Italia è ammalata di opere faraoniche e incompiute, di progetti costosi e inutili. Il mare tra Scilla e Cariddi ha inghiottito circa un miliardo di euro grazie al fantastico progetto del Ponte sullo Stretto, oggi seppellito. I Mondiali di nuoto hanno lasciato a Roma cadaveri milionari, scheletri di cemento, piscine mai entrate in funzione, stazioni ferroviarie destinate all’abbandono, alla ruggine, ai vandali. Abbiamo prodotto la più orrida mistificazione, erigendo a La Maddalena un monumento alla ignavia nazionale, una frode continuata alle nostre tasche in nome del G8. Siamo stati capaci persino di bruciare 18mila euro per l’acquisto dei posaceneri (posaceneri, si!) a L’Aquila per l’orrida messa in scena del vertice internazionale sul luogo della morte e del dolore.Continue reading

Non solo Ignazio. Prodi, Pisapia e Pitonessa: il partitone delle due ruote

Chi va in bici non pedala soltanto. Documenta col suo sudore la resistenza alla fatica, la tenacia con cui affronta la risalita, la tempra da combattente. Il ciclista con il suo giro d’anca non fa solo sport, non passeggia e gode ma denuncia i vizi della città, le devianze cafonal, lo spartitraffico interrotto, la criniera di una fabbrica abusiva, il mare sporco, la costa sciupata. Il ciclista non è solo un pedalatore ma un predicatore itinerante. Con le sue ruote, e a volte anche la borraccia e il casco anticadute, propone un modello, un’idea, uno stile di vita. E se il ciclista è un politico la forza espressiva del suo agire si duplica, si espande, si fa ideologia, totem. Cosa sarebbe stato Romano Prodi senza bici? Meno della metà di quello che è. La bici è stato il suo partito, con la bici ha traghettato l’Italia verso l’Ulivo, lui davanti sempre gli altri dietro. Continue reading

Li chiamavano rottamati, l’alfabeto dei convertiti a Matteo

Pier Luigi Spompo no, ma Nico Stumpo? Chi potrà negare anche a un fedelissimo dell’ex capo Bersani – appena ritargato da Renzi come signor Spompo (da spompato, consumato, diesilizzato, dunque finito), come Nicola il calabrese, pancia dell’apparato del Pd, calcolatrice vivente di Pierluigi, una improvvisa ma legittima crisi di coscienza? Se persino la F di Fioroni si rialloca e si riadegua, con la V di Veltroni già stabile e posizionata a fianco di Matteo, e la D di D’Alema, dopo un periodo interrogativo (“Volevo conoscere che libri leggesse, quale fosse il suo pensiero. Non l’ho capito”), sembra essersi adagiata nei pressi del sindaco, sta per concludersi la più riuscita operazione di salita sul carro. Con le migliori o peggiori intenzioni, la fila indiana s’ingrossa e il carro già è diventato treno. Tempo qualche settimana che sarà bastimento e per Renzi il Sol dell’avvenire s’alzerà dietro casa senza un filo di nebbia o una nuvola a fargli ombra.
NON SARÒ Brontolo e non voglio il partito dei sette nani”, assicura lui. Continue reading