ALFABETO: Michele Oricchio, magistrato della Corte dei conti: “Il diritto in Italia è in realtà rovescio”

oricchioMeglio non pensarci. Passare in rassegna con un magistrato della Corte dei conti i dettagli costitutivi dell’illegalità, alcune singole minuzie dello sperpero legale, di quando cioè il diritto si fa completo rovescio, è una rassegna favolosa della nutrita tipologia di affaristi o soltanto incapaci che sono posti – nei vari gradi dell’amministrazione pubblica – al ponte di comando anche grazie al nostro operoso concorso. Michele Oricchio per mestiere dovrebbe, nella sua fetta di competenza e nel territorio in cui volge l’occhio, indagare e controllare i conti pubblici. Gli abbiamo chiesto di elencare qualche caso macroscopico in cui sa dove si annida la cialtroneria di Stato. Conosce i nomi dei cialtroni, ha un’anagrafe completa. Ma nulla può perchè tutto è a norma di legge.

Lei a braccia conserte annota e osserva…

A volte mi sembra di giocare alla playstation. Quando mi sembra di aver chiuso il gioco e per una volta vinto, quando cioè riesco a far processare e condannare qualche amministratore a risarcire il danno che ha dolosamente procurato, spunta immediatamente qualcun altro che ha appena compiuto una schifezza simile o magari anche più grave. E la partita riprende daccapo.

È lo spin off dell’illegalità.

È il frutto di un capitale umano per metà ignorante e per metà incompetente.

La cosa che in assoluto la fa più incazzare?

L’autovelox. La legislazione originaria prevedeva che le infrazioni riscontrate al codice della strada fossero devolute all’adeguamento dei livelli di sicurezza stradale. Ora invece i soldi non tappano le buche, possono essere impiegati altrove, essenzialmente a coprire i vuoti di amministrazioni spendaccione. E l’autovelox diviene la più immorale delle tasse occulte. Un sopruso, una robaccia da far west.

Si nascondono dietro una siepe e rubano.

Esatto. Ordini superiori. Superiore è unicamente il numero degli incapaci che amministrano la cosa pubblica.

Lei annota e si contorce.

Ogni volta che vedo costruire una rotatoria, per esempio. La rotatoria è divenuta il perfetto claim dell’incompetenza: dal momento che lo Stato ha abdicato e permette alla politica di negoziare le briciole. Una rotatoria si concede come una brioche al migrante affamato. Si fa ovunque e specialmente dove non serve.

Lei annota e si contorce.

Se i cittadini sapessero come si sporca l’acqua, come si rende costosa l’acqua, come si intorbidisce l’acqua. Il servizio idrico è essenzialmente un servizio concesso alla boscaglia politica di periferia. Enti e consigli di amministrazione. Soldi usati per potabilizzare le condotte dell’affarismo. Non per niente dell’acquedotto pugliese si dice che ha dato più da mangiare che da bere.

Il fegato sobbalza a ogni curva.

Si prenda in esame il rapporto anomalo in sanità tra i ruoli amministrativi e quelli più propriamente sanitari. È così fantasticamente sproporzionato che solo la malafede può immaginare che la malasanità sia un problema medico. Si risolve resettando la burocrazia politica che rende una corsia d’ospedale l’ultima sezione di partito.

E di nuovo sbuffa.

Le chiedo la cortesia di soffermarsi sul verbo che i questuanti utilizzano per spiegare il senso di un’opera pubblica. Dicono: abbiamo intercettato questo finanziamento. La loro testolina cava immagina che siano cacciatori di frodo e – intercettando una selvaggina in movimento – inizino a sparare all’impazzata. Puntano bendati. Intercettare un finanziamento non significa altro che trasferire nel proprio comune un mucchietto di soldi per opere fuori contesto, il cui senso è spesso sconosciuto agli stessi committenti.

Faccia un esempio, così arrossiamo meglio.

Centro polifunzionale. Dove vede un cartello che stabilisce la costruzione di un centro polifunzionale, nove volte su dieci (c’è sempre il puntino bianco dell’onestà e della competenza) sarà edificato un contenitore del nulla. Un nulla approssimato per eccesso. Serviva una stanza, si costruisce un piano intero. Serviva un piano, ecco ergersi un palazzo di cinque. Il rapporto dell’utilità e dell’economia è di uno a cinque. Serve uno, si realizza cinque.

Buttiamoli da una rupe.

I finanziamenti europei sono l’epopea della commedia musicata dell’ignoranza. Ho letto che alcune misure del programma operativo sono servite a realizzare concerti hip hop. Sappia che anche il retropalco è una filiera inaudita e sorprendente di affari.

E poi?

Restyling. Il restyling di piazze, la costruzione di marciapiedi, rotatorie, o anche le panchine. Ciascuna di queste attività è eccellente se destinata dove la comunità ha bisogno. Ma essendo frutto di intercettazioni, il verbo diabolico, è il condensato di un finanziamento ad capocchiam. Il marciapiede si costruisce dove non serve, la rotatoria dove la strada è sgombra, il restyling insiste sul precedente restyling.

da: Il Fatto Quotidiano, 22 agosto 2015

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1 Comment

  1. Cose che in molti dicono da anni, ma purtroppo chi le dice non capisce e nel rifare una piazza, il commento più comune è questo: però è bella, più bella di prima.
    Con queste affermazioni l’impotenza prende il sopravvento e farla da padroni sono sempre gli stessi da quarant’anni in formato famiglia.
    Le procure latitano, profondendo il loro impegno nella lotta alla droga, male minore rispetto alla corruzione e ai peculati ospedalieri, ma purtroppo il sistema è questo, silenzio e padroni.
    I giovani emigrano e fanno bene…
    Un abbraccio
    Antonio D’Agosto

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