Il Vernacoliere, Il direttore Cardinali: “Bistecchine e potere, gli ‘Amici Miei’ di Matteo”

mario-cardinaliIn Toscana tutto nasce e tutto muore, prima si fa poi si disfa e si sbeffeggia. Il Giglio magico ricondotto a un piccolo territorio, il quadrilatero che cuce Rignano (di babbo Tiziano e mamma Laura) con Pontassieve (casa di Matteo), Laterina (Boschi family) ed Empoli (Lotti and Co.), e lo sberleffo più cruento e sapido al potere costituito lanciato dalla vicina Livorno, patria di Mario Cardinali, fondatore ed editore e naturalmente direttore del Vernacoliere. È un po’ commedia all’italiana, un po’ impiccio di provincia, un po’ consorteria politica. In una parola: è genius loci. “Sa quante cattedre universitarie ci hanno offerto? Ma noi siamo gente perbene”. La prossemica ha cospirato contro Matteo Renzi quando ultimamente ha raccontato il rifiuto per l’alto incarico accademico che sembra sia giunto a lui e persino a sua moglie Agnese. Non sappiamo dove e non sappiamo quando, ma ci crediamo. Infatti da Livorno – al tempo in cui Matteo era über alles – il Vernacoliere titolava: “Lecca anche te il culo a Renzi”. Satira eccedente la misura, espressività di certosina trivialità, linguaggio decisamente greve, con una percussione semantica stabile sul sesso e le sue virtù.

Lei ha ottant’anni, Matteo neanche la sua metà.

Chi, il Bomba? I fiorentini sono gradassi per costituzione. Diciamoci la verità: i Medici erano arroganti fino al midollo e i toscani, che hanno imposto all’Italia la lingua, hanno ereditato questa particolare amicizia con l’eccesso di sé. Renzi è stato un perfetto interprete della toscanità come anche la sua corte.

Il renzismo ha il quartier generale nel quadrilatero che lambisce Firenze senza però toccarla, lontano pure dal vostro mare livornese.

Ha fatto cose da Amici miei. Sembra una pellicola del cinema degli anni Settanta, lo vogliamo dire?

Ma il Vernacoliere quanti titoli gli ha riservato.

Non moltissimi, ma quel che bastavano.

Lei usa un linguaggio che non ha paratie.

Non commetta l’errore di giudicare volgare la nostra espressività che invece è popolare, forse plebea, sicuramente antipotere. Il Vernacoliere usa la lingua del popolo che non conosce altre modalità e altre parole.

Il Vernacoliere è di sinistra?

Sicuramente di sinistra e sicuramente libertario. Antifascista e antirazzista. Renzi cià rotto il cazzo noi l’abbiamo titolato a caratteri cubitali. D’altronde era un sentimento popolare. Noi non lo traduciamo. Ha stufato con la sua arroganza, e la teoria della velocità al governo – come diceva? Una riforma al mese? – noi l’abbiamo tradotta con Troppa velocità: Renzi s’è cagato addosso.

Cardinali, lei titola e gestisce ogni dettaglio del suo mensile satirico. Ma senza parolacce la sua satira cosa sarebbe stata?

Qualche volta abbiamo tentato una terza via. Abbiamo cercato di alleggerire. Successe con Enrico Letta premier. Lo ricorda sgonfio e ammaccato? Bene, noi riferimmo la sua condizione a caratteri cubitali: Alfano mi tratta da pisano!

Cioè?

Per un livornese dire pisano è dire scemo. Dunque se persino Alfano, ha capito chi?, Angelino gli dà dello scemo…

Mi fa ricordare quel titolo: “Berlusconi dice a due livornesi ‘pisani di merda!’”

Ecco vede? La verità è che l’unica sfortuna di Pisa è quella di essere troppo vicina a Livorno.

Voi siete malandrini nel sangue.

È la nostra espressività quotidiana, parliamo così. Quando fui sotto processo per aver titolato sulla topa, e subii il noto processo alla topa (1984), ebbi buon gioco a ricordare al giudice che il lemma era radice identitaria. A Livorno le nonne dicono alle nipoti: vieni qua topina!

Fu assolto.

Assolutamente sì.

Voi toscani siete eccessivi.

Renzi è pura consorteria politica, ma anche filiera provincialotta, bomba di paese. Il salto verso il potere nazionale l’ha condotto al gonfiamento familistico, evidentemente non aveva altre risorse.

Anche il linguaggio del potere renziano risente di questo localismo?

Parlano e sbruffoneggiano come tutti i toscani.

Carlo Russo, l’amico di famiglia, che organizza un incontro dicendo ‘ci si va a prendere una bistecchina con Tiziano’.

È questo il tono collettivo, direi che siamo dentro il genius loci. Quel quadrilatero di territorio parla così, con questa esibizione di furbizia e scaltrezza.

E la mamma di Matteo che conta fatture avanzanti e soldi mancanti e sbotta: “Sono out . Però cazzo! La Cooperativa piglia sempre tutto e l’Erika (titolare dell’impresa che lavora per la società dei familiari di Renzi, ndr)”.

Posso dirle? Siamo noi, siamo esattamente noi toscani. Un po’ Renzi e un po’ Amici miei.

Da: Il Fatto quotidiano, 10 marzo 2017

Share Button