IL LORO ALIBI “4 DICEMBRE” CI CONDANNA AL PASSATO

Il proporzionale che ci ritroviamo oggi di chi è figlio? Ma che domanda: siamo stati noi, col no alla riforma costituzionale, quella squisitezza servitaci da Matteo Renzi, a imboccare la strada della restaurazione.

In politica la manipolazione dell’esito referendario, storcerla di senso, è virtù conosciuta. Avendo rigettato la Costituzione superveloce, abbiamo buttato a mare pure la meraviglia maggioritaria dell’Italicum che ti faceva stravincere anche in assenza di elettori, mettendola nelle mani di quei tagliagole della Corte costituzionale che hanno completato l’omicidio e riportato le lancette dal punto in cui eravamo partiti.

Ora, che si ricordi, gli italiani una sola volta sono stati chiamati a giudicare la legge elettorale. Era l’anno 1991. E il voto sulla abolizione delle preferenze multiple fu così plebiscitario che indusse il Parlamento a varare il Mattarellum per parare i colpi di quella scelta. Introduceva il maggioritario lasciando comunque una quota (il 25 per cento) di proporzionale. Ma a differenza del resto dell’Europa, dove hanno l’abitudine di non toccarla, a noi la legge elettorale piace adattarla ai gusti del momento: ogni inquilino di Palazzo Chigi la cucina come più gli garba. A Silvio Berlusconi venne voglia del Porcellum, e lo fece, poi è toccato a Matteo Renzi e abbiamo visto. Adesso il piatto ce lo stanno preparando quattro grandi chef che vogliono assolutamente farci assaggiare la ricetta tedesca ma con un tocco di tricolore, una spruzzatina di italianità: il proporzionale tondo tondo, collegi uninominali finti, nessun voto disgiunto per evitare che gli elettori facciano scherzi nell’urna, proprio come noi abbiamo chiesto. Dovevamo saperlo quando abbiamo detto no il 4 dicembre. Invece ci siamo fatti fregare dalla nostalgia canaglia del pentapartito, quelli se ne sono accorti ed eccoci qui.

Da: Il Fatto Quotidiano, 6 giugno 2017

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