Primo cittadino a vita. L’imprenditore Sergio Abramo: “Sono il sindaco del vaffa con la passione per D’Alema”

PIETRANGELO BUTTAFUOCO E ANTONELLO CAPORALE

Mi chiamano il sindaco del vaffanculo perché non ho peli sulla lingua. Mando affanculo tutti quelli che vogliono bloccare, ostruire, trescare, sospendere. In Calabria chi può dire, come posso dire io, che con la politica non ho da spartire ricchezza. Non tocco un euro, non ho bisogno di niente. Tutti mi riconoscono l’onestà. E questo mi fa scavalcare le montagne”.

Sergio Abramo è il podestà di Catanzaro. Non solo imprenditore, non solo ricco, non solo spigoloso, polemista, ambizioso, affabulatore. Brevilineo, scatto nervoso e tenace, si è accasato nel municipio della città da circa un ventennio, con una parentesi fallimentare al consiglio regionale.

Mi chiamavano una volta al mese, mi pagavano per partecipare a una stupida riunione di una commissione consiliare. Una noia mortale. Avrei fatto bene il presidente, ma il centrodestra non mi ama, diffida di me. La politica è entrata nel mio corpo per la prima volta grazie a Massimo D’Alema, che mi fece sapere di vedermi bene alla guida della coalizione di centrosinistra. Non se ne fece nulla, passai dall’altra parte.

Lei è sindaco di Catanzaro. Più di una città sembra uno svincolo, infatuata dal cemento e conquistata dalla bruttezza.

Puoi fare quello che vuoi, puoi fantasticare con la mente, puoi faticare come un mulo, puoi attirare progetti, ma tutto quello sporco non se ne va più. È lì e lì resta.

Intanto dica basta al nuovo cemento.

Basta? Ho appena mandato affanculo quelli che mi proponevano di autorizzare una lottizzazione di quattrocento case nell’unica area ancora libera che dà sul mare. Come sa, Catanzaro è mare e montagna. Il suo cuore è quassù, dove fu eretta, mentre l’anima commerciale, se possiamo chiamarla così, si trova ai suoi piedi.

Dicono che lei sia un gran affabulatore, che converta in realtà la fantasia, la accusano di trasformare il falso in vero.

Ah sì? Quando sono arrivato qua (era il 1997, ndr), mi sono seduto su questa sedia, ho trovato solo macerie e debiti. Progetti appena abbozzati, lasciati incompiuti, pilastri di cemento armato a vista, lotti mai finiti. Se questa città ha un teatro funzionante, un centro espositivo, una pavimentazione adeguata nel centro storico, dei servizi essenziali dignitosi, una piscina, lo deve a me. Se questa città avrà un impianto di trattamento dei rifiuti che la farà star tranquilla per i prossimi 150 anni, una metropolitana leggera che legherà il territorio oggi sfaldato e boccheggiante, beh vuole che un po’di merito non me lo pigli?

Se lo prenda pure, senza strafare.

Strafare? Io invece strafaccio. Sto seduto su questa poltrona di sindaco dalle otto di mattino alle otto di sera, mi leggo tutto perché non ho fiducia in nessuno. Odio le camarille, odio i potenti, odio i fannulloni, odio chi pensa solo a se stesso. Catanzaro è popolata da uomini che hanno pensato solo al proprio portafogli.

Dopo San Vitaliano, il patrono, c’è Sant’Abramo, il super efficiente.

Santo non sono, efficiente sì.

Lei è buono, i cattivi sono gli altri.

Sono onesto e faccio di tutto per amministrare bene.

Odia la politica ma ne è coinvolto come nessuno. Vorrebbe fare il presidente della Regione?

Mi piace amministrare. Le sembra mai che la Calabria produca in loco beni che hanno solo il 13 per cento del valore del suo Pil? Le sembra mai possibile che non abbia produzioni, nemmeno quelle elementari, per far fronte alle proprie necessità? Le sembra possibile che ogni minchiata debba essere acquistata fuori? E le sembra possibile che noi dobbiamo essere ridotti in questo modo? I calabresi sfottuti ovunque.

Tanto il centrodestra non la candiderà in autunno per la sfida regionale…

Lo so che non mi vogliono, li farei filare. Ma diamo tempo al tempo.

Intanto a Catanzaro lei ancora deve finire i compiti. Ha fatto pace con l’imprenditore Noto, il più ricco della città.

È lui che ha fatto la guerra a me. Visto che l’ha persa, per rimettersi in gioco ha dovuto comprare la squadra di calcio. Ha fatto una buona cosa.

Sergio Abramo, il sindaco che manda tutti a quel paese.

Se non lavori, ti mando a quel paese sì. Se vuoi farmi fesso, ti caccio via. Perché, è sbagliato secondo lei?

Da: Il Fatto Quotidiano, 19 luglio 2018   

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