Il nuovo presidente Rai e la lezione di quell’acca di troppo nel saluto su Facebook

 

Nella prima stesura del saluto su Facebook agli italiani il collega Marcello Foa, indicato come presidente della Rai, ha aggiunto per fare prima e per fare presto un’acca che non aveva chiesto di essere messa lì: “Mi impegno sin d’ora a riformare la Rai nel segno della meritocrazia e di un servizio pubblico davvero vicino agli interessi e hai bisogni dei cittadini italiani”. “Hai bisogni”, immediatamente e naturalmente poi corretto.

La fastidiosa disattenzione, ancorché proveniente dal presidente dell’azienda culturale del Paese – quindi subito segnalata e commentata – consiglia a noi tutti, che per nostra fortuna non presiediamo alcunché, molta prudenza col vocabolario, con la grammatica e con la sintassi.

Meglio un periodo semplice a uno complesso. Dopo tutto il grande linguista Tullio De Mauro ci avvertì poco prima di lasciarci, che noi italiani siamo un popolo di analfabeti funzionali. Solo un terzo di noi comprende perfettamente la frase principale e quella subordinata. Il resto dell’umanità, stragrande maggioranza di un popolo dedito ormai alla tastiera da combattimento, riesce purtroppo a comprendere solo frasi brevi e una costruzione semplice del periodo (soggetto, predicato e complemento). Cosicché a tanti di noi restano in mente solo le parole di uso comune, quelle con cui tracciamo il solco della nostra nuova giornata: schifo, merda, negro, migrante, ladro, rom.

Come il presidente della Rai ha appena dimostrato, dobbiamo invece sforzarci di scovare nel vocabolario anche le parole a noi più lontane. Le impareremo a conoscere e ad apprezzarle.

Non insistiamo a dare soddisfazione alla potenza del nostro pensiero, quasi che scrivere presto fosse come quegli impellenti bisognini, perché, purtroppo per noi non ci sarà nessuno che tirerà la catenella.

da: ilfattoquotidiano.it

I nuovi pistoleri e quei migranti trattati da piccioni

Piano piano, senza far rumore perché il colpo di pistola assomiglia a quelle pernacchiette che anticipano i botti veri diCapodanno, gli italiani stanno finalmente prendendo confidenza con le armi e fantasticando con la mente. A Macerata, ricordate?, un uomo espresse tutto il suo sdegno in nome del “Prima gli italiani”, e falciò una serie di persone di colore. Un libero tiro a segno. La democratica Macerata invece di insorgere si chiuse in casa, impaurita da quell’atto, e il Pd – che pure aveva subito una pallottola diretta a un suo circolo – s’indignò ritirando ogni appoggio alla protesta di piazza. Il suo sindaco raccomandò a tutti di non fare baccano per strada, i concittadini erano ancora sotto stress e non avrebbero retto all’urto di una manifestazione pacifica.

Passarono le settimane e qualche pernacchietta venne udita a Forli, poi a Caserta. Infine, ma è cronaca di questi giorni, un esemplare funzionario del Senato, in quiescenza per raggiunti limiti di età, stava provando la sua meravigliosa pistola a piombini. Nessun proiettile vero, solo piombini che, come dice la parola stessa, fanno male senza strafare. L’uomo esemplare, il padre di famiglia, italiano al cento per cento, volendo esercitarsi è uscito sul balcone e ha mirato dall’alto verso il basso in modo che il suo esperimento fosse sottoposto anche alla virtù della balistica. Per un accidenti, che ancora il pistolero non sa spiegarlo, una bimba rom ha intercettato il piombino, forse per sgraffignarlo?, e con una torsione incredibile ha lasciato che le si conficcasse in una spalla.

E che dire di quel che è appena successo a Cassola, nel vicentino? Un signore, anche lui con carabina in spalla ha scelto ieri di sparare qualche colpo di piccolissimi e innocenti pallini di piombo. Aveva un piccione come dirimpettaio e voleva innocentemente spiegargli che era meglio sloggiare: Prima gli italiani.

Il piccione è volato via, cosicché i pallini di piombo, ormai liberi  nella traiettoria, hanno autonomamente scelto di dirigersi nella schiena di un uomo, incredibilmente al lavoro su una scala e, ancor più inspiegabilmente, di colore nero.

I pallini, già tradotti in caserma, devono spiegare perché hanno cambiato traiettoria sebbene il proprietario della carabina avesse raccomandato prudenza. La linea difensiva dei pallini, illustrata dall’avvocato difensore, è la seguente: “Avevamo capito di prendere due piccioni con una fava”.

da: ilfattoquotidiano.it