In attesa del guaritore non c’è nessuno che possa fare meglio di noi stessi

Vorremmo medici più capaci, politici più saggi, un capo assoluto che ci guidasse e ci proteggesse. Vorremmo una pillola pronta all’uso, un vaccino immediato. Nella ricerca affannosa di una soluzione da affidare a una mano santa, colleghi anche prestigiosi hanno scavato nella memoria e hanno detto: “Ah se ci fosse Andreotti! Ah che gioia potere avere Craxi!”. Altri, più creativi e disperati: “Anche Berlusconi saprebbe fare meglio!”.

Da qualche ora si tenta tutti di affidare le chiavi della nostra salvezza a Guido Bertolaso, il capo della Protezione civile ai tempi del Berlusca. Ci sembra che questo Borrelli, il suo successore, sia più molliccio. E gli scienziati sicuramente più confusi, e i medici più stanchi, e i politici più sbracati.

Chiediamo che venga un Cristo perché non riconosciamo a noi la capacità di essere responsabili. È un cortocircuito dettato dal virus della paura che ci fa rifiutare non la malattia, ma il pensiero che ci si possa ammalare per davvero e per fare in modo che non sia così bisogna sconfiggerla anche con il nostro aiuto. Noi siamo l’ultima istanza, noi possiamo con il nostro comportamento, debellarla.

Convincere noi stessi della responsabilità che ci tocca (non girare, non partire, non fare comunella, non dire cretinate, non spargere idiozie sul web) è una novità assoluta. Con la responsabilità non abbiamo una antica amicizia. Adesso che è venuta l’ora di fare la nostra parte, chiediamo che altri ci sostituiscano.

E non è possibile. L’ultima istanza siamo noi.

da: ilfattoquotidiano.it

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