ALFABETO – GASPARE GIACALONE. Il sindaco di Petrosino (Tp): “È semplice, il cittadino non ti rispetta se sei il primo a infrangere la legge”

 gaspare-giacaloneLe dritte, i furbi scovati, gli onesti premiati, la legalità restaurata, la civiltà recuperata. Gaspare Giacalone, 45 anni, ex funzionario della Banca europea degli investimenti, ha scelto quattro anni fa di lasciare Londra e far ritorno al suo paese. Da sindaco. Quel che ieri era Petrosino, dieci chilometri di spiaggia dietro Marsala, nel cuore di una terra ad alta vocazione mafiosa, oggi non è più. Le risultanze del suo impegno pubblico sono un prontuario utile di chi crede che cambiare si può, e un ammonimento a chi invece pensa o sogna che la vita debba scorrere sempre nel solito malanno.

Sindaco, dalla Sicilia lei illustri le azioni tipiche per ridare dignità alla politica.

La prima cosa da fare è un’attività didascalica, persuasiva delle buone azioni. I miei concittadini non avevano l’abitudine di pagare le tasse locali e le tariffe per i servizi. La percentuale di fedeltà non superava il 15%. Con i miei assessori ci siamo detti: annunciamo i controlli, ma facciamoli partire sui tributi evasi o meno dei consiglieri comunali. Chi chiede agli altri di pagare deve dimostrare anzitutto che lui i quattrini li caccia.

Dare l’esempio.

Dare l’esempio è fondamentale in una terra abituata a osservare chi, chiamato a far rispettare la legge, la contrastava o la calpestava.

Gli amministrati hanno capito subito che qualcosa cambiava?

Piano piano hanno capito che noi pagavamo e anche loro dovevano farlo. Ma pagare per cosa? Il problema è dare servizi concreti, visibili.

E quindi?

Quindi se prima camminando per la spiaggia incontrava mini discariche, se la raccolta della nettezza urbana era un evento disordinato e caotico, ora è un servizio efficiente, amichevole, disponibile. Oggi la differenziata è ai livelli più alti dell’isola e mentre la Sicilia soccombe ai rifiuti in una crisi mai vista, la mia comunità trova le strade pulite, le aiuole al posto di bidet scordati in strada o in spiaggia.

Gli evasori sono diminuiti?

Abbiamo raggiunto l’8 0%. Per i cocciuti e i renitenti abbiamo fatto partire le ingiunzioni di pagamento. Si è creato un clima collaborativo: chi ora paga pretende che anche il suo vicino lo faccia. Viene da noi e denuncia.

Secondo titolo del prontuario del perfetto amministratore.

Nel solco dell’esempio, promuovere azioni che abbiano immediata rilevanza collettiva. Ci siamo tolti ogni benefit: auto, spese di rappresentanza, tutto il superfluo. Il risparmio è servito alla realizzazione di un parco giochi. Azioni brevi ma dal grande impatto. Chi ti ha eletto riconosce la tua buona azione e anche il tuo sacrificio e accetta di sopportarne l’onere civile che gli si chiede in cambio.

In una terra sedotta dall’abusivismo, i suoi concittadini cosa hanno fatto?

Hanno prima voluto vedere cosa noi avremmo fatto. Abbiamo redatto una grande enciclopedia degli abusi, identificando gli autori e spiegando loro cosa poteva essere sanato e cosa no. I grandi abusi o le opere che contribuivano alla malinconica convinzione che al potente tutto è permesso sono stati combattuti con una energia particolare, nel solco della didattica civile.

Esempio.

Edificio costruito a cinque metri dal mare, formalmente con tutti i crismi della legalità. L’incuria degli anni lo aveva mandato in rovina e la rovina costitutiva pericolo pubblico imminente e reale. Il proprietario – uomo potente di Marsala, già sindaco della città – resiste ai solleciti, alle ingiunzioni, alle ordinanze. La contesa va in giudizio, il giudice ci dà ragione. È un venerdì di luglio. Alle otto di sera l’avvocato mi comunica il risultato, alle cinque del mattino del lunedì successivo il manufatto è stato abbattuto. Nella stessa giornata sono stati portati via i detriti, nei mesi seguenti la spiaggia è stata restituita integra alla cittadinanza.

I cittadini sono stati bravi scolari?

Altro che! La metà dei proprietari di immobili totalmente o parzialmente abusivi hanno provveduto spontaneamente a rientrare nelle regole abbattendo quel che c’era da abbattere o sanando quel che poteva essere sanato.

Cambiare si può!

Si può. Non devi fare proclami, non devi sbandierare una legalità di carta. La mia auto di servizio è un bene confiscato a un mafioso. Sulle sue fiancate c’è scritto Petrosino è contro la mafia. Quell’adesivo, senza questi fatti, sarebbe stato ridicolo, ipocrita.

In cosa ha fallito invece?

Nell’idea collettiva che il cambiamento sia legato alla mia sola presenza. Ci sono e si cambia, ritorno a Londra e qui si torna all’inciviltà. Non essere riuscito a promuovere davvero una nuova classe dirigente, non aver fatto capire che l’opera è per tutti ed è di tutti, che si cambia solo se lo decidiamo tutti. E si cambia per sempre.

Lei vota?

Sono di sinistra ma non ho un partito. Credo nel civismo, nei movimenti locali, credo ai fatti, ai comportamenti.

Da: Il Fatto Quotidiano, 30 luglio 2016

Il Gran Tour: Sicilia tra templi e abusi, il riscatto, anche dai vitigni

grantour_9Siamo in albergo ai piedi dei templi di Agrigento. I turisti vengono deportati qui, lungo i fianchi di questa carreggiata di lamiere in transito, un nodo stradale più che il luogo dove dal mondo si arriva per ammirare quel che altrove nemmeno è possibile immaginare.

È come se Agrigento avesse richiamato – per contrappasso – tutti i siciliani malintenzionati, li avesse convocati ai bordi dell’area archeologica. Come se si fosse voluta compensare la magnificenza di questo presidio della memoria e dell’arte, la sua imponenza, l’affaccio maestoso sul Mediterraneo, con l’asfaltatura di ogni centimetro di terra circostante. La costruzione di passi e sovrappassi, l’allineamento dei cubi cementizi come contrafforte alla creatività, alla cultura di chi quest’isola l’ha abitata nei secoli scorsi è il segno feroce dei giorni tristi e bui che viviamo.Continue reading