Piccole radio crescono

radioCARLO TECCE

Informate il legislatore del Regio Decreto del 1912: il mondo s’è capovolto. All’epoca, alla genesi della comunicazione di massa, furono costituite due società private a capitale pubblico: la Radiofono Italiana e l’Italia Radio Audizioni Circolari. Prima della «Grande Guerra» e della «Grande Censura», le radio trasmettevano solcando infrastrutture statali e previa approvazione dei palinsesti da parte del Ministero delle Poste e delle Telecomunicazioni. Nessuno ci credeva. Nel 2008 convivono e sgomitano oltre duecento emittenti radiofoniche: da Radio Bella e Monella (Veneto) a Radio Maria, da Radio Babboleo (Puglia) a Radio Buon Consiglio. I riottosi anni ’70 sono la miscela esplosiva per scatenare la riproduzione della radio e con buona pace dello Stato, puntellato dalle assidue sentenze della Corte Costituzionale. La proliferazione della parole senza volto, evviva le nuove tecnologie, è nel pieno del suo splendore: il vecchio ripetitore, il pc casalingo e portatile, il telefonino. Guglielmo Marconi idolo degli ultrà: questa moda, però, nemmeno il legislatore del 1912 l’avrebbe pensata.Continue reading