Un Paese che invoglia a delinquere

treitalieCARLO TECCE

«Ladro in fuga uccide ventenne», «Clandestino in fuga uccide ragazzo». Due titoli, due giornali. Uno di sinistra, la Repubblica, i lettori di destra non s’offendano. L’altro di destra o di governo, il Giornale), i lettori di sinistra – che non ci sono – non s’offenderanno. Quadratino a fondo pagina per la Repubblica, taglio al centro per il Giornale. La notizia è una: un uomo moldavo alla guida di un furgone rubato, inseguito dalla polizia (senza sirene), ha travolto un’automobile ad un incrocio di via Nomentana. E’ morto un ragazzo. Purtroppo non è la prima volta che succede, purtroppo l’incrocio – imbrigliato in mille semafori – aveva già spento la vita di due fidanzatini. I problemi sono tanti. Di sicuro non la nazionalità del pirata-assassino-furfante. Il moldavo deve andare in galera, trascorrere anni a girarsi i pollici e a pregare per il ragazzo ucciso: certo, certissimo. Ma il pirata, anzi, la sua nazionalità non può servire da copertura, da spettacolare alibi per il governo di centrodestra e le sue leggi discriminanti. E’ vero: alcuni immigranti di taluni Paesi sono tra i più assidui nel delinquere. Ci sono cifre e statistiche a documentarlo. Stiano buoni, i moralisti sinistrorsi. Ma è altrettanto vero che in Italia – in questi casi – la giustizia non è efficace: a volte è lenta, altre volte è rallentata, altre ancora non si muove proprio.Continue reading