Giovanni Sartori: “Obama è un incapace, il Papa un furbo e Renzi un furbetto”

Ho solo quattro peli sulla lingua. Se lei riuscirà a schivarli ci divertiremo”. Giovanni Sartori ha superato una guerra mondiale, il ’68 e tre polmoniti virali. È il più brillante politologo italiano, il più attrezzato nell’uso della parola come falce espressiva, il più disinibito nel piacere con cui aggroviglia e riduce a cenere i protagonisti del nostro tempo, al di qua e al di là delle Ande. L’incontro domenicale è nella sua casa romana: “Come mi trova? Un po’rincoglionito, vero? Guardi il bastone, purtroppo ora mi serve. Guardi il medaglione messicano che mi hanno affibbiato. Con i messicani vado proprio d’accordo. E guardi questo dono del principe delle Asturie, non male eh?”.

sartoriLa trovo in forma.

Le polmoniti, tre di seguito, mi stavano accoppando e lei mi trova in forma. Bel pezzo di bugiardo.

Le rispondo con una sua fantastica espressione: siamo dei bipedi implumi. Adulatori impenitenti.

L’ho usata in questo ultimo libro. Gli uomini sono animali strani. Due piedi e senza piume. Questo libro avrei voluto titolarlo La corsa verso lo sfascio. Poi mi hanno convinto a cambiarlo (La corsa verso il nulla. Dieci lezioni sulla nostra civiltà in pericolo, Mondadori). L’editore mi aveva invitato a non pubblicarlo d’estate. Dice che in estate gli italiani leggono solo cose leggere. Gli ho risposto che allora era giunto il momento per me di provare il brivido di restare invenduto.

Siamo ignoranti.

Spesso ignorantissimi. Non è un’esclusiva italiana, però. Prenda Obama. Frequentava alla Columbia il corso di laurea dove insegnavo. Ma non l’ho mai visto alle mie lezioni. Le sembra uno capace?

Non conosceva il professor Sartori. Avrà pensato di aggirare i corsi apparentemente infruttuosi.

Ma io avevo due corsi importantissimi per lui! Uno sulla teoria della democrazia, l’altro su metodo, logica e linguaggio in politica. Tu vuoi fare politica e non segui questi corsi? Gli interessava solo di essere eletto. Personaggio da quattro soldi.

La presidenza Obama è alla crisi più acuta: l’Isis.

È una guerra di religione e di civiltà. Così banale, tonda e chiara la questione. I musulmani estremisti, gli islamici incazzati vogliono annientarci. Nulla di particolarmente nuovo sotto il sole. La storia è fatta di guerre ed è memore di chi impugnava le baionette. La storia è seminata dai racconti dei vinti e dei vincitori. Se l’Occidente capirà che la sua civiltà e i suoi valori sono in pericolo, impugnerà la spada. In sette giorni li sgominerà. D’altronde ai pirati mica si faceva il processo fino in Cassazione? Li si appendeva a una forca. Mi meraviglio che questa decisione, così ineluttabile, venga ancora tenuta in ammollo. Possiamo solo farci del male se aspettiamo.

L’Europa è quella che sa, e i suoi governanti…

Non me ne parli, non me ne parli. Solo uno come Romano Prodi poteva pensare che allargando l’Unione a Paesi inconsistenti sotto il profilo economico e politico si potesse vedere edificato il mondo nuovo. L’Occidente ha una storia recentissima, altro che millenaria, queste sono cazzate. Tre, quattro secoli al massimo. E solo in sei, sette Stati potevano permettersi di costruire una moneta unica e anche di difenderla, di proteggerla dai mercati del mondo sottosviluppato. Invece, noi abbiamo fatto una fesseria: messo tutti dentro e atteso che ci invadessero con le loro merci (e la loro cultura e le loro armi). Ecco il risultato.

L’Islam contro il Cristianesimo. Lei trova che sia una definitiva guerra di religione?

Giovanotto, sveglia! Che altro vuole che sia? Il Papa ha le sue responsabilità.

Francesco non le piace?

È un bel furbacchione. Ha detto solo parole tardive e fumose sulla strage dei cristiani in Africa. E la Chiesa è la trincea di chi si oppone al controllo delle nascite. Ma il sovrappopolamento è la più drammatica crisi del nostro tempo. Dove li mettiamo? Cosa diavolo gli diamo da mangiare?

Francesco è amatissimo.

Senta, in tutta onestà ho un pregiudizio verso gli argentini. Non me ne voglia ma è così. È un furbo   in primis, e poi è argentino. Tutti gli italiani cattivi li abbiamo spediti in Argentina. Tra parentesi: non ho mai accettato una laurea ad honorem laggiù.

Professore, l’intervista si fa sempre più esposta al rischio del contrattacco…

E cosa vuole che me ne importi. A parte il fatto che ho 91 anni e guardo alla vita assaporando i mesi, non ho mai smesso di dire quel che penso. Quando scrivevo sul Corriere il caro De Bortoli (direttore che stimo) ha sempre dovuto soffrire per i miei editoriali. L’uomo soffriva e subiva.

In Italia invece c’è un gran numero di cortigiani, anche parecchio codardi.

L’Italia è una società in putrefazione, già bella che andata.

Ahi!

Giovanotto, vuole verità o poesia?

Tutta la verità su Renzi.

Non lo conosco e non desidero conoscerlo. Quel che ricordo di lui è chiuso in questo evento, così capisce tutto. A Firenze, al tempo in cui lui era sindaco, mi convocano per darmi un premio molto antico e molto noto: gli Amici del Latini. È un’antica osteria, si consegna il tradizionale prosciutto. Io e mia moglie Isabella ci incamminiamo e giunti al traguardo troviamo un numero spropositato di fotografi ad attenderci. E perché mai? Mi chiedo. A un certo punto un giovanotto che non conoscevo si fa avanti e mi stringe le mani. (“Ti bacia”, ricorda ad alta voce Isabella). Mi bacia anche? Comunque sia, scattano queste foto e lui un secondo dopo scompare senza che io avessi avuto tempo di conoscere chi accidenti fosse. Perché il tizio scorda anche di presentarsi.

Bipede implume.

Poi mi hanno svelato la sua identità. Un furbetto.

È atletico, scattante.

Non vedo in giro grandi personalità. Gli italiani hanno pensato che questo ragazzo fosse l’unico in cui riporre una speranza. Devo dire, malgrado il carattere sia quello che conosciamo (e con lui ho battagliato spesso), che D’Alema è di un’altra stoffa (quando mi dettero la laurea ad Urbino, che ho accettato perché Urbino merita, c’era lui a fare la relazione e devo dire che si era letto tutto il mio libro. Una stravaganza che apprezzai).

Il declino è inevitabile?

La civiltà del suk sta prendendo piede, noi occidentali siamo immersi nei balocchi. Tenga presente che io sono sempre stato un irregolare. Mi è piaciuto moltissimo fare il preside della Facoltà di Scienze politiche a Firenze durante gli anni della contestazione studentesca. Ricordo che durante un’occupazione feci staccare l’energia elettrica. Io non pativo il freddo perché giravo con una coperta impellicciata, dono di mia madre. Gli studenti invece… Che meraviglia!

da Il Fatto Quotidiano, 30 giugno 2015

 

Share Button

1 Comment

  1. Sono figlio di emigrati in Argentina, riguardo a quello que G. Sartori ha detto degli emigrati in questo paese, che erano tutti cattivi, ¿Cosa vuol dire, che tutti i buoni italiani sono rimasti a casa? Metti una mano nel cuore, voi lo credete? Basta leggere qualsiasi giornale italiano, per rifiutare quella affermazione. E non parliamo dei politici, delle maffie ecc. ecc.
    ¿No sará lui un furbacchione? afferma che non ha mai accettato una laurea ad honorem, cosa che non sembra vera.
    Vi raccomando leggere l’articolo scritto dall’ambasciatore argentino nel Vaticano, Eduardo Valdés nel giornale “Pagina 12” http://www.pagina12.com.ar , del giorno 2/9/15, sotto il titolo “GIOVANNI SARTORI, PICARO POLITOLOGO ITALIANO”.
    Cosi potete aprezzare, tutto quello che hanno fatto gli emigrati in questo paese.

    ¡In bocca al lupo!

    Antonio De Gasperis- Buenos Aires-

Comments are closed.