Le Olimpiadi e le due Italie

Ora che il clima è tutto bollicine,  e quando si fa festa è sempre un bel giorno, bisognerà però anche verificare che l’Italia sia ancora una e una soltanto. Perché è lecito domandarselo dopo che anche le Olimpiadi invernali sono capitate tra Milano e Cortina, nella terra gloriosa del lombardo-veneto. Certo, se sono sport invernali è difficile tenerli al mare. Ci sono le Alpi, ed è giusto che si facciano lì. Però nel 2015 l’Expo aveva bisogno della pianura, e pure Milano se l’è aggiudicato. La Cina ha bisogno di un porto per la via della Seta e quello di Trieste è perfetto. Venezia ha l’acqua alta: ecco il Mose. Sette miliardi di investimenti. Genova ha bisogno del terzo valico ferroviario: altri quattro miliardi. Bologna di un nuovo passante. Ecco che si farà. E le nuove bretelle autostradali, che raddoppiano o triplicano le vecchie, le nuove pedemontane? E i treni superveloci, e gli ospedali da attrezzare ancora meglio, e i professori da pagare di più?

Ci sono così tanti soldi che Inter e Milan hanno di comune accordo deciso di far fuori San Siro per realizzare di fianco uno nuovo. Quando l’ha saputo, persino il milanesissimo Giuliano Pisapia è rimasto incredulo: abbiamo sempre fatto investimenti e adeguamenti per tenere lo stadio nelle nelle migliori condizioni, perché buttarlo giù?

Il problema, più dei Giochi, e dei miliardi che arricchiranno il già ricco nord, è che ogni opera, se è grande, neanche più raggiunge la Capitale.

Si ferma all’altezza dell’Arno.

Cosicché di Italie già ora ce ne sono due, senza alcun rischio di sbagliare. Pensate che solo gli oneri per la sicurezza della grande kermesse sportiva costeranno allo Stato 400 milioni di lire. Il computo della spesa per Matera 2019 capitale europea della cultura, l’unico evento che in questo quadriennio si tiene nel Mezzogiorno, non raggiunge i cinquanta. E c’è compreso tutto: nel conto ogni tipo di spesa e di capriccio.

Il paradosso, per il Sud, è che tifa per il governo padano che però, giustamente, è collocato a Nord. Il partito di massa, nazionale, e a doppia cifra, è la Lega i cui dirigenti abitano tutti di là e tirano acqua verso casa loro. Non esiste più nord e sud, ma un’Italia e una sua vice. Una signora che domina e la sua ancella dominata.

Resisterà la bandiera, resisterà anche la lingua, ma già inizia a farsi largo l’idea che non sia possibile né pensabile vivere  con gli stessi diritti, avere le stesse ambizioni e godere delle medesime possibilità. Amen.

da: ilfattoquotidiano.it