Lezioni di piazza

lasapienzaSERENELLA MATTERA

Il patto tra Partito democratico e Italia dei valori “si è rotto”. È accaduto mesi fa, il giorno dopo le elezioni, a urne ancora calde. Ce ne eravamo accorti tutti. Ma ieri ce lo hanno voluto dire. Ha iniziato Veltroni: Di Pietro è molto lontano dall’ “alfabeto democratico del centrosinistra”. Pronta la risposta dell’ex pm: i tentativi di dialogo del Pd col governo sanno di “collaborazionismo”.
Ma il 25 ottobre Di Pietro sarà in piazza con Veltroni. C’è da riempire il Circo Massimo. Tutti insieme appassionatamente. Ognuno coi suoi distinguo e le sue ragioni. Ma che importa?
Intanto è già una settimana che “la scuola” manifesta. E non ha intenzione di smettere. Da oggi gli studenti di Fisica della Sapienza si pianteranno coi loro prof davanti a Montecitorio e faranno lezione lì. “Contro i tagli all’università e alla ricerca, contro la trasformazione degli atenei pubblici in fondazioni di diritto privato e contro il turn over bloccato al 20%”.
C’è tanto di orario.
Dalle 10.30 alle 12.30, campi elettromagnetici nel formalismo relativistico.
Dalle 12.30 alle 13.30, struttura dello spazio e del tempo.
E la promessa di continuare nei prossimi giorni. Mobilitazione, finché servirà. Qui e subito. Senza aspettare il Circo Massimo. Anzi, con un’avvertenza: “Dichiariamo in anticipo che, durante le lezioni all’aperto, non saranno accettate strumentalizzazioni da parte dei Parlamentari dell’opposizione che nulla stanno facendo contro lo smantellamento dell’istruzione pubblica italiana”. Non si preoccupino, gli studenti di Fisica. Quelli della sinistra aspettano il 25 ottobre.

Carofiglio, la prima linea dall’alto e dall’estrema sinistra

carofiglioGli hanno indicato i banchi di Rifondazione. «Siedi là». A Gianrico Carofiglio, inventore del legal thriller italiano, tocca guardare i colleghi dall´alto. Dall´alto e dall´estrema sinistra. «L´altro giorno osservavo Schifani leggere la missiva di Berlusconi. Quell´alito di imbarazzo, la corsa per raggiungere l´ultimo rigo del foglio e finalmente liberarsene».
Anche questo doveva accadere e infatti è accaduto. Renato Schifani, coinventore dello scudo stellare che avrebbe dovuto separare i destini giudiziari del Cavaliere da quelli del resto del mondo, ora è salito in cattedra, seconda carica dello Stato, ma è stato obbligato alla memoria, riacciuffato dal suo passato. E di un altro, Carlo Vizzini, per dieci anni sorta di cane sciolto, peone senza gradi ma anche senza troppi padroni in Forza Italia, Carofiglio ha nitidamente distinto «la schiena curva, l´aria cupa. Non un gesto, un modo per criptare il proprio malessere». Vizzini ricopre adesso la carica di presidente della Commissione Affari costituzionali, dunque è “padre” – obtorto collo – dell´emendamento che sospende i processi “minori”.Continue reading

Il primo giorno di vera opposizione tra cravatte, cartelli e qualche urlo

senato«Buio a mezzogiorno. Bella vero?». Buio sì. Tetro anzi questo palazzo stamattina. Corridoi deserti. Due cronisti appuntano, nella desolazione di una tribuna stampa vuota, i rumori che salgono dall´aula. E´ la prima volta che l´opposizione fa l´opposizione. Sembra strano e lo è. I senatori non sono ancora abituati e hanno bisogno di un minimo di rodaggio. Renato Schifani, presidente supergentile sta leggendo la lettera che gli ha inviato Bedrlusconi. Legge veloce, tutto d´un fiato. Come se volesse dire: prima finisce e meglio è. Meglio, infatti. Non sente o fa finta di non sentire un “vergogna”. Ancora un altro: «Non ti vergogni Schifani».
La pattuglia radicale, in testa Emma Bonino, traina la carovana che fatica a prendere velocità. Però parte. Curioso che debba essere il professor Ichino il primo a usare l´aggettivo più netto e forte: «Indecente». La sua frase completa è: «La presentazione dell´emendamento-indecente, mirato chirurgicamente a impedire la conclusione del processo… ». Felice Casson, un passato da Pm a Venezia: «Dico che Berlusconi è senza ritegno. Superato qualsiasi limite… ».
Il banco del governo è vuoto, solo un Calderoli muto e appostato ai margini dei banchi. Castelli, viceministro, sta tra i suoi. Gli sembra «incostituzionale» la cosina, ma non vuole eccedere: «Parliamo d´altro». Carlo Vizzini, a cui è toccato in sorte di divenire padre della norma da altri scritta, s´aggira mesto, palliduccio, senza verve: «Loro volevano aspettare la sentenza di condanna per poi azzannarlo. No, Veltroni deve cambiare tattica adesso».Continue reading