Carofiglio, la prima linea dall’alto e dall’estrema sinistra

carofiglioGli hanno indicato i banchi di Rifondazione. «Siedi là». A Gianrico Carofiglio, inventore del legal thriller italiano, tocca guardare i colleghi dall´alto. Dall´alto e dall´estrema sinistra. «L´altro giorno osservavo Schifani leggere la missiva di Berlusconi. Quell´alito di imbarazzo, la corsa per raggiungere l´ultimo rigo del foglio e finalmente liberarsene».
Anche questo doveva accadere e infatti è accaduto. Renato Schifani, coinventore dello scudo stellare che avrebbe dovuto separare i destini giudiziari del Cavaliere da quelli del resto del mondo, ora è salito in cattedra, seconda carica dello Stato, ma è stato obbligato alla memoria, riacciuffato dal suo passato. E di un altro, Carlo Vizzini, per dieci anni sorta di cane sciolto, peone senza gradi ma anche senza troppi padroni in Forza Italia, Carofiglio ha nitidamente distinto «la schiena curva, l´aria cupa. Non un gesto, un modo per criptare il proprio malessere». Vizzini ricopre adesso la carica di presidente della Commissione Affari costituzionali, dunque è “padre” – obtorto collo – dell´emendamento che sospende i processi “minori”.L´autore di Testimone inconsapevole, il libro più noto e parecchio tradotto all´estero, è senatore del Partito democratico. Nella giornata in cui l´opposizione ha scoperto la virtù di gridare, di esporre cartelli, correre sdegnata via dall´aula, Carofiglio ha cercato e trovato la prima linea. Duro, ossessivo. Un rasoio: «Emendamento indecente». Magistrato barese, si trova comodo (per ora) nella sua nuova funzione di legislatore. Adora i tempi morti della politica, «perché mi permettono di fare quel che so fare meglio: scrivere. Io lavoro con le parole e quelle ore di intervallo mi servono per costruire blocchi di inchiostro. Sono blocchi informi, la vera scrittura è l´arte del togliere». Gli viene bene scrivere e alzare gli occhi. «Osservo la postura di ciascuno. Il Senato è il luogo del potere apparente. La postura di chi vi abita segna a volte lo spaesamento. “Cosa ci faccio qui?”, è la domanda più frequentemente avanzata. Noto, scrutando alcuni, i segni di una lieve depressione. Ritorno al giorno della discussione dell´emendamento che blocca i processi di Berlusconi: i colleghi di maggioranza, naturalmente coloro con i quali la confidenza è più intensa, manifestavano chiaramente il loro imbarazzo, l´assoluta estraneità a quel che stava accadendo: “Che vuoi che ti dica…”».
Il potere è maestoso e fragile. Inarrivabile per chi è fuori. Liso, modesto e in qualche modo inconsapevole per chi invece è dentro. «La politica per due quarti è come l´Italia, per un quarto è meglio, per l´ultimo quarto è peggio». Si lavora però più di quel che appare, c´è maggiore dedizione di quanto si scriva e si dica: «Molti colleghi sono eccellenti. Che questo significhi qualcosa, che cioè tutta questa dedizione abbia un frutto, un suo successo, beh è un´altra storia». Carofiglio non è rimasto deluso dall´elezione offertagli da Veltroni: «E´ un´esperienza che mi serve. Lo dico da magistrato. Prima applicavo le leggi. Adesso sono qua e contribuisco a farle». Leggi buone e leggi cattive. «Va bene anche solo la speranza, altri la chiameranno illusione lo so, che la tua parola sia comunque servita. Magari a farli fermare, magari solo un attimo».

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