Mia sorella

miasorellaMANUELA CAVALIERI

“Prima di tutti vennero a prendere gli zingari e fui contento perché rubacchiavano.
 Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto perché mi stavano antipatici.
 Poi vennero a prendere i comunisti ed io non dissi niente perché non ero comunista.
 Un giorno vennero a prendere me e non c’era rimasto nessuno a protestare”

Bertold Brecht
Berlino 1932

Tredici. Una cifra vuota di significato.
L’abbiamo distrattamente ascoltata senza troppa costernazione. In fondo non erano italiani onesti e timorati. Solo clandestini. Senza storia, senza volto, senza anima.
Sono morti giovedì in acque libiche, 150 miglia a sud di Lampedusa. Li ha uccisi la speranza. Quella che li aveva spinti a lasciare la loro terra in cerca di un futuro migliore per i loro figli.
Si erano affidati ad un barcone fatiscente provveduto da criminali senza scrupoli. Avevano venduto case e proprietà per pagarsi la traversata.
Una roulette: gli scafisti sono sempre pronti a lasciarti affogare in caso di pericolo.
Non è un accidente isolato. Lo scorso 19 marzo dalla Libia parte un peschereccio con 380 clandestini. Nordafricani, egiziani, senegalesi, nigeriani, somali. Donne e  bambini a bordo. Direzione Lampedusa. Qualcosa va storto e la nave comincia a imbarcare acqua. Questa odissea postmoderna si consuma in otto ore. Diciassette le vittime ufficiali, una quarantina in realtà. È l’affondamento di una barca fantasma, formalmente mai salpata. Continue reading