Curzi: “Voltagabbana io? C’è un accordo con Staderini”

curziLa verità è curva come un tornante. Era parso, ritenendola invece dritta e piana, che Alessandro Curzi, comunista galantuomo, avesse fatto in Rai il salto della quaglia e ridato vita al corpo inanimato di Agostino Saccà.
“Mi hanno chiamato in tanti: ma che cazzo hai combinato?”
Un gran bel pezzo di comunista.
“Sei passato tra i nani e le ballerine”.
Pur di rimanere inchiodato a questa maledetta poltrona di consigliere Rai.
“Gli amici non hanno capito”.
La poltrona.
“La presidenza”.
La verità ha gli angoli.
“Riepiloghiamo. Anzi, rifacciamo tutto il percorso”.
Iniziamo da casa sua, la sera prima del voto.
“Mi metto a letto e non prendo sonno. So bene che andiamo a una soluzione annunciata: quattro di noi a favore della rimozione di Saccà, cinque contro. Vincono loro”.
E si gira nel letto.
“E mi giro, cavolo”
Si fa mattina e raggiunge viale Mazzini. Le viene in mente la soluzione.
“No”.
Sale le scale.
“Niente”.
Allora si avvia verso la sala del consiglio di amministrazione.
“Sull’uscio, proprio a metà della porta, mi ferma il consigliere Staderini e mi dice: andare al muro contro muro non serve a niente. Per intaccare la maggioranza serve un salto”.
Succede tutto sull’uscio.
“Mi dice: se tu ti astieni, io mi astengo”.
Saccà è comunque salvo.
“Allora nemmeno lei ha capito. L’astensione di Staderini ammacca la maggioranza, la graffia, la sbreccia, la manda dal carrozziere. Perso per perso, meglio perdere così”.
Obiezione valida.
“Chi non ha capito ha pensato a chissà quale retroscena. Non sono un voltagabbana, non salvo nessuno”.
Con Saccà resta però un antico grumo di amicizia.
“Beh, sì. Lo conosco da anni”.
Un gran dirigente.
“Molto bravo”.
Adesso è di nuovo in sella, il cavallo della Rai tornerà a galoppare.
“Bisogna trovargli una nuova sistemazione”.
E perché mai?
“Del Noce, Marano e Paglia, tre alti dirigenti, non ne vogliono sapere di collaborare con lui. Questo muro contro muro intacca la funzionalità dell’azienda. Mercoledì prossimo Cappon deve venire da noi e deve dirci: Saccà lo mettiamo qui, al suo posto mettiamo quest’altro”
Minoli.
“Perché no?”.
E con i voti di chi?
“I tre più il mio più quello di Staderini”.
Staderini passa di qua?
“E certo! E’ il patto. Perciò la strategia nostra, quella di dividere, è stata utile. E’ parsa arrendevole solo a chi ha il velo avanti gli occhi, a chi annusa ma non scava, parla ma non sa”.
E urla al tradimento.
“Perfetto”.
Saccà resta suo amico.
“Che vuole che gli dica: ha lavorato con me. Chiunque abbia lavorato con me sa che le relazioni che non si consumano col tempo. Frequento i miei redattori del Tg3, e saluto spesso anche quelli di Telemontecarlo. Persino con i compagni di Paese Sera il filo non si è interrotto”.
Paese Sera, una vita fa.
“Oramai ci vediamo sempre più ai funerali”.
Torniamo alla Rai.
“Il piano è questo”.
Adesso lo conoscono tutti, forse è un guaio.
“Embè, me devo difendere: e che, so nano o ballerino?”.
Anche Saccà lo sa.
“Se si dimettesse farebbe una bellissima cosa. Glielo mando a dire: Agostino dimettiti per favore. Agevolerai la soluzione”.
Staderini è di qua ormai.
“Sicuro”.
Se è sicuro.
“Il patto c’è”.
Bisogna solo dirlo a Petruccioli.
“Cappon deve venire con una bella proposta: questo lo prendiamo da qui e lo mettiamo lì. Quest’altro lo prendiamo da lì e lo mettiamo là”.

(da Repubblica del 18 luglio 2008)

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