La mia guerra perduta

Ora che ci accingiamo a votare facciamo tutti il conto con la realtà, con le nostre angosce che sono purtroppo più delle speranze. Ieri ho dovuto assistere in piazza San Giovanni al più degradante spirito di obbedienza. Da Milano, diceva un giovanotto col giubbetto del servizio d’ordine grillino, era giunto l’ordine di selezionare i giornalisti per cittadinanza. I buoni dentro, i cattivi fuori. Buoni (gli stranieri) cattivi (gli italiani). Non era solo una buffonata, era (è) anche una grande vigliaccata, un colpo ferale alla dignità altrui, al rispetto del lavoro altrui e delle idee altrui. Dire che molti giornalisti sono stati collusi col potere è una grande verità che non sposta di un millimetro la questione fascista. Vietare, anche con la forza, l’ingresso è una fascisteria che in Europa adotta solo la Marine Le Pen. Quel ragazzo che diceva no ai giornalisti reggicoda del regime non sapeva, e non mostrava alcun interesse a saperlo, che centinaia di essi, parecchi perfino in quella piazza, sono onesti, hanno fatto sempre il loro dovere. Se Grillo ha iniziato a battere le strade sette anni fa, altri lo fanno da molto prima. Hanno denunciato prima, scritto prima, preso querele prima di lui. Non è una gara a chi è più figo, è la storia, sono i fatti che lo documentano.
I fatti. Bisognerebbe ringraziare non una ma dieci volte la stampa “sudicia e collusa” se alcuni dei maggiori scandali di questo nostro tempo (dalle minorenni ai banchieri bancarottieri) si conoscono e si commentano. Sono i giornali di carta, che non valgono più, non si comprano più, a dare ancora oggi quel po’ di notizie che in qualche modo ci fanno aprire gli occhi. E qui vengo alla questione che mi sta più a cuore. Per difendere il valore del mio lavoro, del nostro lavoro, tentiamo di arginare il trafugamento degli articoli che decine di siti aggregatori e singoli vogliosi di elargire gratis la rassegna stampa a gruppi di amici offrono al mattino. Non è una bella cosa, è la sottrazione di un valore economico, è un furto economico e civile che l’età di internet considera autorizzato e legale. Il mio attuale giornale, Il Fatto Quotidiano, manda sul suo sito tutto ciò che sulla carta non c’è. Oppure pubblica dopo ventiquattro ore quel che il giornale ha pubblicato il giorno precedente. Anch’io, per quelle dieci persone che desiderano leggermi senza andare in edicola, ho previsto la possibilità di farlo gratuitamente sul mio sito (www.antonellocaporale.it). Gli articoli vengono pubblicati con qualche giorno di ritardo. Mi sembra il minimo. Ma è una guerra persa. Gli articoli escono da ogni dove, incollati, e pronti al consumo. Tanto è gratis! Resta la sconforto per dover continuare a illustrare ciò che ai miei occhi è una verità così elementare, tonda, clamorosa: senza informazione non c’è democrazia. Trafugando l’informazione provocheremo il suo collasso, ne decreteremo la morte. Domani saremo magari tutti blogger, ciascuno giudicherà il mondo senza però avere una sola analisi su cui basare il proprio giudizio.
Ricapitolando: abbiamo ogni diritto di scegliere e/o rinunziare all’acquisto del giornale. Di non leggere nulla, di cliccare solo quassù. Tentiamo però di non abusare di questa libertà. Di essere continenti. Non rubate le mele in casa d’altri e rifiutate la mela a chi non è autorizzato a offrirvela.
Grazie per l’attenzione

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5 Comments

  1. Ho frequentato per un po’ di tempo i blog del FQ. La quantità di invasati che lo frequentano, che si sottraggono sistematicamente a qualunque tentativo di confronto e che oppongono ad argomentazioni solo offese e insulti sono una emblematica testimonianza di quanto da Lei espresso in queste note.
    La Sua angoscia è anche la mia, la nostra, di tutte quelle persone che domani andranno a votare e dovranno fare i conti con un desiderio urlato di distruggere in qualità di detentori di unica verità.
    I contenuti (quelli degni di questo nome) non hanno tempo, e pertanto ben venga la possibilità di leggerti anche “dopo”.
    A Lei personalmente tutta la mia stima e la mia gratitudine per la sua indipendenza culturale. Grazie.

  2. Il problema della censura sul Fatto Quotidiano esiste; sono mesi che intrattengo lunghe conversazioni via mail con una redazione con cui forse qualcuno dei giornalisti che pubblicano gli articoli per metterli a disposizione dei lettori e commentarli, dovrebbe parlare.
    Sono arrivata perfino a scrivere al dottor Gomez, che peraltro mi ha gentilmente risposto promettendo di occuparsi della faccenda ma evidentemente lo ha dimenticato.
    Io sul giornale scrivo col mio nome e cognome e la mia faccia, i miei commenti sono anche piuttosto apprezzati, e non si capisce perché la storia di un utente non debba far testo,
    Non siamo tutti scribacchini di pagine web, qualcuno ci mette impegno spendendo parte del suo tempo, e credo che questa cosa andrebbe rispettata.

  3. Egr. sign. Caporale, lascio qui il commento visto che sul giornale per cui scrive, “Il Fatto Quotidiano”, è stato sottoposto a moderazione e quindi sparito nel nulla

    Signor Caporale, il fatto sta che vi siete fatti titillare il punto G con troppa facilità.
    Che serva di lezione a tutti
    Vigilare sempre sulla democrazia

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