“Le dimissioni non si danno per manovre di Palazzo”

Come se una bolla magica l’avesse trasformato in mezzo brigante, tutto d’un tratto Enrico Letta ha presentato all’Italia il suo quid alternativo: se Matteo mi vuole cacciare me lo deve dire. Senza acuti, con spirito zen, la faccia levigata, perfettamente rasato e di un magnifico pallore dc, Letta ha sferrato calci e pugni con quella gentilezza che lo distingue, “io sono un uomo delle Istituzioni”. Tonico e perfino su di giri è giunto nella palestra di Palazzo Chigi per dare al Paese la prova che nulla è impossibile: oggi è la volta dei due premier in contemporanea. Altro che la lotta tra D’Alema e Veltroni. Il nuovo che avanza è pieno di sciabolate. Chi spinge per entrare e chi non si sposta. Letta ha ritrovato anche gli aggettivi giusti, ed è parso molto f re e , persino disinibito. Ha detto che Matteo è un casinista (gli crediamo) e sta “incasinando” l’Italia come peggio non potrebbe fare.Continue reading