Condannano il figlio, si candida il padre

Cosa può fare un padre per il proprio figlio? Candidarsi, per esempio. L’amore filiale ci conduce fino a Patù, nel Salento più luminoso e nascosto, appena dietro Santa Maria di Leuca. Nel destino di un uomo, in questo caso il giovane Gabriele Abaterusso, imprenditore e vicesindaco del paese, si staglia la figura paterna di Ernesto, papà accorto e misericordioso. Gabriele, molto attivo negli affari, ha subito una condanna (in appello) per bancarotta e insieme a Michele Emiliano, il suo leader oggi candidato governatore della Puglia, ha riflettuto, valutato e poi deciso di rinunciare alla corsa. Non sarebbe stato bello per l’immagine di Emiliano, comunque ancora magistrato, e per quella del Partito democratico. Gabriele è stato irremovibile: non mi candido. A questo punto nella testa di Emiliano la lampadina si è accesa: ha chiesto al papà una firma in sostituzione. Una surroga come quella per i mutui. Ed Ernesto, in una memorabile lettera che il Quotidiano di Puglia ha pubblicato e di cui daremo ampi stralci, seppure a malincuore e con l’animo ferito e il fisico provato, ha accettato. Ernesto, il papà, è già stato deputato e sa quali sofferenze si debbano sopportare in politica. “Michele Emiliano mi chiede di dare una mano per preservare questo progetto e pur tra mille remore che mi derivano dagli impegni lavorativi e personali già assunti, rispondo: il partito chiama e io, onorato, obbedisco. Come sempre”.Continue reading