La dea di Mirello il Rosso e la maledizione di Enna

universita_ennaEnna non ha di che mangiare, ma sono pronti dieci chilometri di libreria, una biblioteca avveniristica che sviluppa cinque piani in altezza e due nel sottosuolo, e i primi 60 mila volumi dei 180 mila previsti sono lì da sfogliare: su carta e sul web. Enna non è una città ma un dente cariato: è bucata al suo centro, con gli edifici che collassano per la malnutrizione, ma può esibire il Leda, un centro di ricerca modernissimo sul coefficiente di resistenza degli edifici ai terremoti. È sfondata ai lati per via di frane che non le danno pace, eppure prova a indagare sugli stress fisici dei piloti d’aereo nel suo modernissimo centro aerospaziale. Enna è la più piccola città capoluogo della Sicilia, 28mila abitanti, la più povera dell’isola e il suo impresario, oggi sotto schiaffo, si chiama Vladimiro detto “Mirello” Crisafulli. È il più longevo dei politici siciliani, ha la pancia di un democristiano, ma è un esercente del lungo corso comunista.

Il diploma di scuola media e il blitz rumeno

Il compagno Mirello è riuscito nel miracolo di collegare alla sua persona l’alto e il basso della società e della cultura. È titolare di diploma di scuola media inferiore ma promotore e tutor dell’università dedicata a Kore, la dea fanciulla figlia di Cerere e – ultimo nato – un corso di laurea distaccato di Medicina in lingua rumena. Detiene l’università con una speciale rubrica societaria insieme a Cataldo Salerno, presidente tuttofare di un ateneo che però funziona (18 corsi di laurea e circa 7000 studenti), e altri tre politici locali in qualità, diciamo così, di soci di minoranza. L’università è infatti l’orgoglio e insieme la vergogna di Enna, la salvezza e la sua disperazione, il luogo del talento e il centro di smistamento della clientela vip, formidabile convertitore privato di danari pubblici. Per dire: gli ultimi 20 milioni di euro, di cui dodici a fondo perduto e otto con mutuo agevolato, sono stati smaltiti in iniziative scientifiche anche di prestigio in soli 18 mesi. “Si parla di cultura e non ci si cura che c’è un gran bisogno di cemento per edificarla”, chiosa ironizzando Salvatore Termine, ex deputato regionale ed ex amico e stratega di Crisafulli. Tutto ancora quindi ruota intorno al compagno Mirello malgrado queste siano ore amare per lui. Il compagno che vinceva, a suo dire, “col proporzionale, col maggioritario e anche col sorteggio”, ora è in minoranza nel partito che è stato dato in mano a un ruvido uomo d’ordine renziano, il deputato Ernesto Carbone. Il sindaco è ostile e l’università gli è stata appena sottratta dalla prefettura attraverso il commissariamento della Fondazione Kore, il governo privato dell’ateneo.

Il consenso tra dipendenti e stipendi

A Enna i quattrini sono arrivati e comunque resta da indagare il miracolo. Crisafulli negli anni ha sfamato un popolo. Anzitutto ha dato sollievo alla famiglia. Nelle municipalizzate ha introdotto e stabilizzato sua nipote Ivana, l’ex segretaria Maria Giovanna Puglisi con il di lui consorte e un fratello aggregato, una cognata, un altro ex segretario (Gianfranco Gravina). La lista è lunga, infatti Enna è sporca. L’azienda di raccolta ha fatto crash, i suoi dipendenti sono tanti che i soldi degli stipendi non bastano più: “Non possiamo permetterci tanti dipendenti, ma se li licenziassimo affameremmo ancora di più una città allo stremo”, dice l’assessore Rosalinda Campanile. È vero. E allora che si fa? “Stiamo ipotizzando un accordo con l’università che ha costruito senza pagare gli oneri di urbanizzazione. Sono 5 milioni di euro”. Enna è a mille metri di altezza, l’università è a qualche centinaio di metri più in basso. Sopra i poveri, sotto i ricchi. Sopra i cafoni, sotto i professori. Sono stati traghettati un bel po’ di amici usando l’hub scientifico come sviluppo di relazioni pubbliche. Si è fatto conoscere fino a Palermo e anche oltre. Diciamo fino a Roma. Salerno, presidente dell’ateneo, funge da segretario di Crisafulli nella visita devota al carcerato Totò Cuffaro in quel di Rebibbia. “La moglie di Cuffaro produce un ottimo vino, la Tenuta Chiarelli è sua. Sai come si dice in Sicilia? I soldi fanno soldi e i pidocchi fanno pidocchi”, mi spiega sorridendo Pierelisa Rizzo, giornalista locale. E infatti la vignaiola, cioè Giacoma Chiarelli, figura alla Kore come Assistant Professor della cattedra di Diagnostica per immagini e radioterapia. Alla Kore, per una coincidenza, è passata in qualità di docente (Mediazione sociale e interculturale) Isabella Rauti, consorte di Gianni Alemanno. È ricercatore Enzo Marinello, deputato Pd (area Capodicasa); è docente in Diritto del lavoro il deputato Giuseppe Beretta (area Finocchiaro); in Economia sale in cattedra Elio Rossitto, teorico dell’Mpa, il defunto partito dell’ex presidente Raffaele Lombardo. Il nipote di Salvo Andò, l’ex rettore, diventa, si mormora, fornitore dei mobili per ufficio dell’università; Roberto Di Maria, pupillo di Giovanni Pitruzzella, l’ex presidente dell’Antitrust, a 38 anni è preside della facoltà di Scienze economiche e giuridiche. E Pitruzzella, candidato alla Consulta, vede la sua carriera rovinata da un’indagine sul suo conto della Procura di Catania per corruzione in atti giudiziari nella sua qualità di arbitro, nominato dall’università Kore, nella contesa con l’Università di Catania.

Alla Kore insegna Carmelo Provenzano, amministratore giudiziario di fiducia di Silvana Saguto, ex presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo indagata per corruzione e abuso dalla Procura di Caltanissetta. Gli inquirenti si dicono certi che la laurea del figlio della Saguto, Emanuele Caramma, sia stata scritta proprio dal prof di Enna che come corrispettivo avrebbe ottenuto la segnalazione del suo nome quale potenziale commissario del Cara di Mineo.

“Lui dice sempre ‘io, io, io’, ma non siamo così”

La cultura porta lontano, e la scienza avvicina il mondo. “Eppure vi sbagliate a impersonificare Crisafulli con l’università. Lui tende a farlo credere, dice sempre “io, io, io”, ma questo è un ateneo troppo grande per una città così piccola e noi non siamo l’equivalente di una municipalizzata, è vergognoso solo pensarlo. Ha visto la biblioteca? Fuori stiamo piantando anche l’ulivo nella speranza che ci tolga il peccato originale, però temo che il peccato originale non può essere cancellato”, confessa il presidente Salerno.

Oggi sarebbe dovuto venire il ministro della Cultura Dario Franceschini a inaugurare la biblioteca. Non verrà più. Chi tocca terra a Enna fa peccato.

Da: Il Fatto Quotidiano, 3 febbraio 2016

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