Il giudice boccia il governo. L’ateneo torna a Crisafulli

mirello-crisafulliChe soddisfazione e che piacere oggi. Ma la mia mente non si ferma e la fantasia galoppa”. Mirello Crisafulli, patrono politico di Enna, ottiene dal tribunale il via libera a proseguire l’opera di acculturazione scientifica dei suoi concittadini e annuncia nuove iniziative accademiche. Intanto gli studenti italiani esclusi dalle selezioni in Medicina, rifiutati dagli altri atenei, potranno far rotta a Enna e trovare, per 9.600 euro l’anno (tassa d’iscrizione), l’equivalente perduto altrove.

UNA SCHIERA di docenti rumeni dell’Università di Galati li accoglieranno. Mirello il rosso,   conducator politico ora legnato dal suo partito (il Pd) ed escluso dalla stanza dei bottoni, si gode la festa e rassicura sulle lingue. “L’inglese si impara in venti giorni e per la lingua rumena non possono essere sufficienti 360 ore di immersione full time? Capiscono. E se non capiscono imparano”. I cinquanta studenti neo iscritti erano rimasti tramortiti dall’eventualità che l’accordo chiuso dal Fondo Proserpina dell’ex senatore Pd, una srl di pochi e fidati amici, con l’Università di Galati potesse perire sotto il colpo di maglie del ministero dell’Università che ha ingaggiato una battaglia per vedere revocata l’autorizzazione all’insegnamento. Il giudice del Tribunale di Caltanissetta ieri ha dato torto al governo (ma la ministra Giannini conferma che il Miur non accrediterà questo corso di laurea). La Romania è Stato membro dell’Unione europea e i titoli accademici sono equipollenti. Sul punto Mirello il Rosso esemplifica: “La mia patente di guida è valida anche in Romania, malgrado i segnali stradali siano nella lingua di quello Stato. Per la laurea è la stessa cosa. Dimenticate che in Romania studiano circa duemila studenti italiani esclusi dalle nostre università? Non ho fatto altro che portare la Romania in Italia, riducendo le distanze e facendo di Enna un traghetto verso il lavoro. Sa che servono nei prossimi anni diecimila medici?”. Si chiama furto con destrezza. A Enna la politica le ha rubato il futuro e anche la dignità, ponendola ultima nelle graduatorie sulla qualità della vita, ma ha scatenato i suoi istinti primordiali nella ricerca di consenso attraverso l’univer sità.

CRISAFULLI, padrone per anni dei destini comuni, ha prima promosso la nascita dell’Università Kore (privata ma riconosciuta) cingendola d’assedio con una Fondazione che governa ogni spillo poi ha istituito, tenendola però distinta, la facoltà di Medicina, garantendosi il governo attraverso una Srl. Incredibile ma purtroppo vero. E se due giorni fa la prefettura aveva commissariato la Fondazione Kore, ieri il tribunale ha dato ragione al Fondo Proserpina con il quale Mirello ha condotto in porto la sua personale rappresentazione del proprio talento. “Voglio che Enna diventi come Bologna, che i siciliani vengano a curarsi da noi, che il nostro ospedale divenga una celebrità. E tra un po’ ci avvieremo verso il Mediterraneo. Sogno un grande centro di studi, qualcosa di incomparabile con il presente. Noi e l’Africa, noi che facciamo da ponte, loro che utilizzano la Sicilia e soprattutto Enna”. La fantasia galoppa, ma mica tanto. L’operazione cultura ha finora permesso di traghettare milioni di euro delle casse pubbliche, accordare o revocare incarichi e gestire privatisticamente un business impossibile prima solo da immaginare.

VERO È che i quattrini sono stati investiti, le aule non sono finte, gli studenti non hanno la faccia di cartone, le opere sono state realizzate in un tempo non comparabile con la tradizione dell’isola. E questo è un miracolo da segnalare. Dietro al miracolo la nebbia dei poteri perpetui. Crisafulli per 40 anni ha comandato a Enna, riempendola di famigli, poi, forse stanco della routine o solo ingolosito da un mercato in espansione, ha scelto la via dell’università – lui che ha un diploma di terza media – per conservare più a lungo quel che la politica non vorrebbe più concedergli. “Non mi candiderò mai più, mi dedicherò alla cultura. La cultura ci rende ricchi”.

Da: Il Fatto Quotidiano, 4 febbraio 2016

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