LA “RIPETIZIONE” AL CONSERVATORIO

ministro-istruzioneProva d’esame: il pasticcio musicale. Far sostenere ai diplomandi dei conservatori per due volte la stessa prova, fingendo che sia diversa, potrebbe certificare il carattere fantasy dei nostri burocrati. Oppure documentare un dramma. E cioè che un diavoletto si sia impossessato degli uffici del ministero dell’Istruzione e non abbia voglia di abbandonarli. Pochi giorni fa era riuscito, pur di sfregiare l’enorme deposito di cultura di cui sono custodi e portatori sani gli alti funzionari di viale Trastevere, a infilare una i nelle tracce della Maturità, divenute nell’avviso web per l’appunto “traccie” con breve scandalo e immediate scuse per il plateale refuso.

Il piccolo demone è però ricomparso venerdì 30 giugno sempre sotto forma di traccia (questa volta singolare). Era infatti affidata alla cura del dirigente la trasmissione della terza prova scritta dell’esame di diploma di Composizione nei Conservatori di musica, secondo i programmi del vecchio ordinamento che attualmente coesiste con i più recenti diplomi accademici di primo e di secondo livello scaturiti dalla riforma del 1999. Per questi esami le tracce (senza la i) sono ministeriali, così come avviene per gli esami di Stato, e giungono a tutti i Conservatori dal Miur in busta sigillata. Racconta uno degli esaminatori, Roberto Altieri, docente di composizione al San Pietro a Majella di Napoli: “Alle otto in punto apriamo – alla presenza dei candidati – la busta con la dicitura “Analisi”(testo della terza prova, ndr) e troviamo, invece della consueta partitura orchestrale di 50/100 pagine, testo sempre impegnativo e pieno di tranelli, una paginetta, peraltro malamente fotocopiata, di un brano pianistico di cui non era neanche indicato l’autore (si tratta per la cronaca del sesto preludio dell’op. 37 di Ferruccio Busoni, ndr). Era una traccia da “Tema con variazioni”, che è però la seconda delle quattro prove d’esame già svolta regolarmente pochi giorni prima su un altro tema”.

Sconcerto, stupore, qualche risata avvilita tra i docenti. Che si fa? Febbrile giro di telefonate agli altri colleghi. Anche a voi è giunto il testo sbagliato? Sì anche a Salerno, anche a Bologna, anche a Castelfranco Veneto, anche a Torino.

Un qui pro quo generale, una enorme distrazione del capo ufficio, un pasticcio capitale! Come aver dato un problema di matematica in luogo della versione di greco; chimica invece che fisica; geografia al posto di storia. Fortuna per il ministero che la musica è questione che ormai intriga pochi e l’Italia – la culla, ora ex, delle sette note – cura in questo modo fantastico la materia. Fortuna che la questione ha riguardato solo poche decine di candidati in tutta la penisola, raffronto impossibile con i 500 mila maturandi e il chiasso che una simile sbadataggine avrebbe provocato. E, fortuna delle fortune, che i docenti dei conservatori vista l’ora (otto del mattino) hanno ritenuto inutile chiedere spiegazioni al ministero.

Telefonare a chi? Hanno preso per buono il cattivo custodito nella busta sigillata, trasformando in virtù la dabbenaggine dell’anonimo burocrate al quale il diavoletto aveva fatto visita. I candidati si sono visti assegnare un compito assai più semplice su una materia già svolta. La ministra nemmeno sa di questo piccolo e breve pastrocchio, i giornali hanno taciuto, i musicanti pure. Tutto è passato in cavalleria. Ed è meglio così. Do, re, mi, fa

Da: Il Fatto Quotidiano, 5 luglio 2017