Diritti e rovesci

dirittierovesciSABRINA PINDO

A pochi metri dai bianchi tavolini del chiosco dove mi trovavo un paio di settimane fa, le onde del mare producevano il loro eterno brusio. Gli altoparlanti della tv, intanto, borbottavano: “La Cina… le olimpiadi… questione dei diritti umani”. Un uomo commentava con la donna che gli sedeva accanto: “I diritti… “. L’improvvisato opinionista era a un tavolo prima del mio e, tra una piadina e un bicchiere d’acqua fresca, proseguiva la sua analisi. “…dei diritti non gliene frega niente a nessuno, questa è la verità”.
Esatto.
Questa è la verità.
Vox popoli vox dei.
Dei diritti, purtroppo, non gliene frega proprio niente a nessuno.
Meglio: la parola “diritti” non comunica assolutamente niente ai non addetti ai lavori. E si viene quindi a creare una spaccatura netta tra la discussione degli edotti e l’interesse della gente.
Ripongo una certa convinzione sul fatto che a chi spetta l’onere di governare, vada molto meglio così.
Ci sono alcune parole che hanno o assumono un significato talmente vasto che non possono essere “tradotte” alla spicciolata. Nel contempo se non le si “traduce”, perché mai proferirle?Continue reading

Come un romanzo

comeunromanzoFRANCESCA SAVINO

“Come se”. Come tutti i racconti, il giornalismo si nutre di “come se”. Serve a riempire i vuoti o, a seconda delle occasioni, a alleggerire i pieni. A volte per avvicinare un’immagine, altre volte per stemperarla. O per capovolgerla senza senso, nello spazio di sette battute. Il punto non è l’omosessualità. Non è la sessualità in genere, né i dati sensibili. Il punto è che i “come se” sono bestie strane, e uno dei motivi è nascosto nella storia di un giovane stewart morto ma non ancora sepolto sulle pagine dei nostri quotidiani. I fatti sono semplici: una sciagura aerea a Barajas, Madrid. Centocinquantatre morti. Fra loro, anche un italiano. Si chiamava Domenico Riso, aveva 41 anni e al suo fianco in aereo c’era la sua famiglia: Pierrick Charilas e il figlioletto di quest’ultimo, Ethan. Lo abbiamo letto solo fra le righe dei giornali, che al massimo si sono spinti a usare nella loro storia le parole coninquilino, amico più caro, “famiglia” ma solo fra virgolette. Lo abbiamo intuito guardando i telegiornali, e sentendo cugini intervistati che parlavano di “un bimbo amato come se fosse un figlio”, scorrendo articoli in cui si diceva che vivevano tutti a Parigi “come se fossero una famiglia fra le tante”. Trattati come se non lo fossero stati.

Piccola Stella con troppo cielo

gelminiCARLO TECCE

Da Rovigo a Caltanisetta i teoremi di Euclide, matematico greco e dunque meridionale estremo, cambiano per vari motivi: preparazione degli insegnanti, cromosomi degli studenti, livello del mare, vicinanza alle Alpi. Né la filosofia di Giordano Bruno, nolano arso vivo a Roma, può avere gli stessi significati a Cuneo come a Catanzaro. Né Giovanni Verga ha parentela alcuna con Alessandro Manzoni. L’Italia è diversa nella sua cultura e nei suoi maestri, avrà pure ragione il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini. E’ un suo teorema. Dimostrabile fin quando una Mariastella Esposito di Cercola (non s’offendano i cercolesi) diventi ministro oppure – meglio ancora – il giovane Mario Stellino Pizzomunno sia travolto da una carriera così verticale e repentina al pari dell’avvocato di Leno specializzatosi a Reggio Calabria. Per avere il curriculum bianco e vergine, a differenza della Gelmini, Pizzomunno dovrebbe cassare la sfiducia per inoperosità firmata da sette consiglieri di maggioranza e otto di opposizione al comune di Desenzano sul Garda (atto 33 del 31 marzo 2000), quando il futuro ministro era presidente del consiglio. E magari, successivamente, il meridionale Pizzomunno, seppur sedendo all’opposizione, avrebbe racimolato più delle due, tre misere presenze. Né Pizzomunno avrebbe censurato l’enciclopedia libera di Wikipedia, dove questi “particolari” – che per ragionamento induttivo conducono al generale – sono stati taciuti: il blog di Fabio Filisetti, studente di Desenzano, aiuta a capire.Continue reading

Vedrò l’Italia al futuro

vedrologoFLAVIA PICCINNI

E’ sostenibile pensare che ci possa essere un dialogo politico e allo stesso tempo civile in Italia? Può sembrare una provocazione, ma da tempo mi domando quanto grande sia necessità di formare una maggioranza trasversale che, messo da parte il credo politico e il passato più o meno recente, si interroghi sui problemi reali del nostro Paese.
La risposta mi è arrivata in modo completamente inaspettato da VeDrò, riunione dell’omonima associazione che si è tenuta nella centrale di Fides, poco distante da Riva del Garda, e dove oltre 400 trentenni/quarantenni si sono ritrovati per discutere della società italiana e delle inarrestabili rivoluzioni cui puntualmente si sottrae.
Famiglia, istituzioni, tecnologia sono stati solo alcuni dei temi trattati dai dieci workshop e affiancati a due riunioni plenarie dove al centro del dibattito sono stati la privacy (Gli italiani credono che sia ancora importante? Non troppo…) e gli sviluppi legati all’informatica (possibilità di archiviazione dati, creazione di vite secondarie, ecc.).
Ad aprire i lavori ci ha pensato Enrico Letta (Pd), ma il parterre era assolutamente bipartisan a partire dalla presidente della commissione Giustizia della Camera, Giulia Bongiorno (Pdl). E poi scrittori come Antonio Scurati, produttori come Luca Josi di Einstein Multimedia, sindacalisti come Renata Polverini (UGL) e giornalisti come Giovanni Floris e Filippo Facci.
Il clima di tranquillità e di confronto fra professionisti di campi diversi, politici compresi, mi ha estremamente stupito e non è un caso che la necessità di un dialogo sia stato al centro di un dibattito acceso ed estremamente produttivo.Continue reading

Faccia a faccia con il degrado

alemannocasaleMARCO MORELLO

Sono passati quasi cinque giorni, ma il degrado è ancora il sovrano assoluto nel casale lungo la Portuense dove venerdì notte sono stati aggrediti i due turisti olandesi. Ci sono vetri di bottiglie rotte e barattoli arrugginiti che emergono dalla sterpaglia, in ogni angolo escrementi di animali e preservativi usati pronti ad attaccarsi alle scarpe. All’interno, nell’edificio pericolante, un divano consumato dal tempo, tende-coperte di fortuna e un materasso sdrucito, di fronte al quale un cane bianco e smunto fa la guardia immobile. «È un’area privata, non potevamo intervenire più di tanto», afferma a voce bassa un carabiniere della vicina stazione di Ponte Galeria, quasi giustificandosi. Ma nessuno ha da muovere accuse: in attesa dell’arrivo del sindaco per un sopralluogo, qualcosa di importante si è già mosso. La Protezione Civile è già al lavoro per recintare i 400 metri dell’area e, a quanto pare, «stanno procedendo a tempi di record, finiranno stasera quando in genere per questo tipo di interventi ci vuole una settimana». Lo dice distrattamente un vigile urbano mentre si affanna a regolare il flusso dei veicoli che spuntano da ogni parte. Perché in un luogo così isolato, sospeso a mezz’aria tra la stazione di Ponte Galeria e i palazzoni minacciosi di Corviale, così tanta gente non si era mai vista.
«Abbiamo diffidato la proprietà di questo stabile – dice Alemanno mentre si avvicina al casale – affinché entro cinque giorni lo metta in sicurezza murandolo o abbattendolo». Non c’è «la padrona di casa» ad accogliere il primo cittadino, «è una signora anziana», spiegano alcuni residenti. Al suo posto ecco invece il fattore, che porta il sindaco a fare un giro approfondito dell’area: lui si informa, vuole sapere esattamente che cosa è successo in quel luogo «dimenticato da dio e dagli uomini», poi si indigna e bolla i due pastori come «bestie che non meritano perdono». In fondo, per dargli ragione, «basta vedere quello che hanno fatto».Continue reading

Miss clandestina

missclandestinaMANUELA CAVALIERI

“Solo la miseria è senza invidia”
Giovanni Boccaccio

Vent’anni. Curve sinuose, sorriso seducente. Bellissima. Ha un sogno: diventare Miss Muretto. Poi, chissà? Beatrice quest’estate ha incantato giurie e sbaragliato avversarie. Dopo essere stata eletta miss Optex a Pontebba e Miss Biopoint a Lignano, si è qualificata per la semifinale di Miss Muretto 2008. Giovedì è al villaggio olimpico del Sestriere con le altre finaliste. Scelgono il trucco, provano gli abiti. D’un tratto un suono sordo interrompe le risate, due carabinieri bussano alla porta della camera A32. La ragazza li guarda e in un istante capisce che tutto è perduto. L’illusione si sbriciola pietosamente. Non è più la bella e affascinante Beatrice, per i carabinieri è solo Mame Diarra Bousso Ramatu Ndiaye: senegalese e clandestina. Sulla scrivania della questura di Udine c’è una lettera, ovviamente anonima; racconta meticolosamente la vicenda, il vero nome, l’irregolarità, il decreto di espulsione. Povera Mame! Forse una sera hai sommessamente sussurrato a qualcuno la tua storia. Volevi alleggerire per un attimo il peso che ti gravava sul cuore, augurandoti di avere presto tra le mani quel maledetto permesso di soggiorno, passaporto per la felicità. Ma l’invidia è stata più forte. La miss non c’è più. Avanti la prossima.

La cortina inossidabile

guevaraSERENELLA MATTERA

Come può una madre permettere a un figlio di farsi “la tessera d’iscrizione a un gruppo di estremisti”? Come può permettergli di frequentare “luoghi di ritrovo giovanili dove è diffuso l’uso di sostanze alcoliche e psicotrope”, birra e canne? Come può permettergli di tenere i capelli lunghi e fare il comunista rifondarolo nel circolo Tienanmen di Catania? M.P., 16 anni, per questo e per altri motivi, è stato affidato al padre.
Roba da far tremare, al solo pensiero, migliaia di genitori divorziati. Perché nonostante la sindrome da bamboccioni, nonostante un pessimismo cosmico ad annebbiare il futuro, pare proprio che gli under 30 italiani continuino ad appassionarsi alla politica, forse a crederci. E allora l’11% (contro il 5% dei coetanei europei) ha una tessera di partito, uno su tre (contro il 19% Ue) segue la politica nazionale, tre su quattro hanno votato a ogni sorta di elezioni negli ultimi tre anni.
Ma si tranquillizzino i genitori divorziati. Il giudice che ha deciso sull’affidamento di M.P. ha spiegato di essersi basato più in generale su “gravi carenze genitoriali della madre”. Anche se lui, il ragazzo, punta il dito contro il padre: “mio padre detesta i comunisti” e “ha preso spunto dalla mia tessera di giovane comunista per sostenere che mia madre non è in grado di badare a me, perché i comunisti sono un gruppo di persone che portano i figli su una brutta strada”.Continue reading

Olimpiadi e basta

olimpiadiFLAVIA PICCINNI

C’è chi aspetta da anni le Olimpiadi di Pechino. C’erano atleti, appassionati di sport, giornalisti e, poi, il mondo intero. Tutti ad attendere, con il fiato sospeso, la cerimonia iniziale. Splendida e disturbata dai commentatori Rai che hanno forse dimenticato, per più di una volta però, come debba essere lo sport centrale in una manifestazione del genere.
Adesso i giochi sono al loro sesto giorno, le medaglie italiane stupiscono meno delle non-medaglie e c’è sempre, ancora, una scusa per parlarsi addosso. Può essere il flop annunciato di Rosolino o quello di Montano, la svista della Pellegrini sui 400 stile libero, la determinazione della Vezzali che spiazza tutti dicendo “Fra quattro anni ci sarò ancora”. E poi ancora il caso Rocchi, la vittoria della Pellegrini sui 200, un giornalista malmenato dalla polizia durante una protesta pro-Tibet.
Sembra assurdo ma è così e ieri iun giornalista britannico che cercava di assistere a una protesta filo-tibetana nei pressi del principale stadio olimpico di Pechino è stato bloccato e trascinato a terra dalla polizia cinese che gli ha sequestrato tutto il suo equipaggiamento.
Sembra assurdo, sì, ma a Pechino succede anche questo.
E sembra, questa volta naturale, chiedersi dove sia finito lo sport, che rimane sempre velato anche nelle sue massime esposizioni, oscurato da proteste e da aggressioni che dovrebbero avere altri palchi e altri sipari.

Milionari

Il lavoro, l’attività salva i borghesi dalla perversione, ma un certo numero di individui della classe non lavora affatto, non saprebbe come riempire utilmente le ventiquattro ore della giornata. Di milionari che stiano dodici ore al giorno a tavolino come Benedetto Croce ci dev’essere solo Benedetto Croce; gli altri preferiscono le gare ippiche, le stazioni balneari, Montecarlo, i romanzi di Luciano Zuccoli e la cocaina. Li può salvare solo l’ottusità dei sensi e l’avarizia, cioè l’essere al di sotto dell’animalità umana media.

Cocaina, “Sotto la Mole”, 21 maggio 1918

La foto dello scandalo

fotoprostitutaMANUELA CAVALIERI

“Via del Campo c’è una graziosa
gli occhi grandi color di foglia
tutta notte sta sulla soglia
vende a tutti la stessa rosa.

Ama e ridi se amor risponde
piangi forte se non ti sente
dai diamanti non nasce niente
dal letame nascono i fior”

Fabrizio De Andrè , “Via del Campo” 1967

La pelle d’ebano, sporca di polvere. Lei è lì distesa, innaturale, scomposta. Non ha voglia di lottare. Si è dibattuta come una leonessa. Ora non più. Le forze già l’abbandonano. Piange sommessamente rabbia e tristezza. Pensa alle sue ibej, accoccolate sul comodino, accanto alla branda. Le aveva comprate al mercato di Abuja prima di venire in Europa. “Portano fortuna!” diceva la vecchia nonna. La fortuna, però, non ha solcato con lei il Mediterraneo. È ancora lì, nel canto juju della sua terra lontana.