Se di marca anche la scuola può essere più figa

di Valerio Calabrese

Nell’Italia dei festini e delle escort, non ci son soldi nemmeno per i gessetti nelle scuole.
Così, lungo tutto lo stivale si comincia ad arredarle (dalle elementari ai licei) con griffe e marchi registrati. L’idea prevede la possibilità per le aziende private di “sponsorizzare” gli arredi scolastici, ovvero farsi pubblicità all’interno delle scuole, marchiando col proprio brand banchi, seggiole e lavagne. La ratio della scelta delle amministrazioni che hanno abbracciato l’idea risiede – ovvio – nella carenza di fondi da destinare alle scuole pubbliche, passate per le purghe tremontiane. L’esperienza è stata lanciata per prima dall’una e trina Provincia BAT (Barletta, Andria e Trani) che dopo aver litigato per un anno in quale delle tre città capoluogo situare la sede legale, ha palesato così la sua stessa esistenza, scatenando però numerose polemiche e per l’idea e per l’esistenza. A farla propria dopo poche settimane molte altre amministrazioni,come quella di Alemanno a Roma.Continue reading

I numeri alle Invasioni barbariche. Il vero (e il falso)

Ho inviato la seguente mail al sindaco di Verona, intervenuto con me al dibattito dalla Bignardi, ieri sera


Gentile Tosi,
la televisione è il luogo ideale dove le affermazioni assertive e inappellabili hanno poi fondamenta fragili e piuttosto fantastiche. Cosicché lei ha ritenuto, quando affermavo che anche i numeri sono simili a bolle, e possiamo giocare, camuffare, irridere attraverso le cifre, che stessi producendomi in un esercizio ugualmente creativo.
Come le ho promesso, tento di illustrare la genesi delle mie parole (e delle mie cifre) allargando la mail, giacchè la breve discussione si è svolta sotto i riflettori, al suo collega Michele Emiliano:Continue reading

Terremoti spa, il nuovo libro di Antonello Caporale

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Trent’anni fa, il 23 novembre 1980 una terribile scossa stravolse l’Irpinia. 3000 morti, 9000 feriti e 300.000 sfollati: ma mentre il presidente Pertini denunciava le responsabilità di chi avrebbe dovuto prevenire e intervenire, su quella tragedia si erano già lanciati come sciacalli potentati locali e aziende del nord, già pronti ad accaparrarsi i frutti della ricostruzione. Il libro di Caporale parte da un quadro comparato dei costi e del valore politico di quattro terremoti, dall’Irpinia all’Aquila (2009), passando per Molise e Umbria. Il dato sorprendente è che sono stati dirottati in un anno a L’Aquila risorse cinque volte maggiori di quanto speso per l’Irpinia. Poi, con la scoperta della cricca, il primo soccorritore d’Italia è scomparso dalle scene. E anche Berlusconi ha visto offuscata la sua stella.

L’ELEMENTO FEMMINILE

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Entra in scena l’elemento femminile. E noi siamo soliti rispettare le signore. Perché non c’è molto sugo a prendersela con le signore, quando nella vita esse si accontentano di curare la lucentezza del pelo del loro canino o la riuscita di un five o’ clock elegante, o altre simili squisitezze proprie delle moderne femmine della grassa borghesia, che amano tanto far le scimmie delle dame della vecchia nobiltà. Ma la gonnella profumata vuol fare anch’essa del femminismo. E del femminismo il quale ci fa arricciare un po’ il naso. Femminismo che è intermediarismo politico, cuscinettismo politico. Una forma di intrigo perfettamente moderno e democratico… la lotta di classe alla violetta di Parma, incipriata, e arricciolata proprio come il cagnolino da manicotto. E qualche categoria proletaria femminile disorganizzata si presta a fare il cagnolino e a strisciare le gonnelle della signora del vice-ministro. E la signora di S. E. Cesare Rossi, socio di Teodoro, si compiace della sua missione di pacificatrice delle lotte sociali. E il modesto miglioramento alle signorine telefoniste diventa l’elegante corrispettivo di un mazzo di rose, di una conversazione da boudoir. La donna come calmiere sociale; tema suggestivo per operetta! Noi rispettiamo le signore, anche quelle delle eccellenze e sotto-eccellenze. E rispettiamo le donne in genere, anche le telefoniste non organizzate. E appunto perciò vorremmo che le une si accontentassero di far le signore, e le altre fossero meno servilmente striscianti. Anche e specialmente quando vogliono migliorare le loro condizioni economiche.
Sotto la Mole, 24 novembre 1916