Beppe, Matteo e l’odiosa fame di voti

L’occhio vuole la sua parte. E anche l’orecchio esige rispetto. “Sono molto peggio di Berlusconi, credimi”, dice Ivan Scalfarotto, un ex morigeratissimo. Il tratto “eversivo”dei loro lineamenti lo nota persino Cuperlo, anch’egli un ex sobrio, e il collega calabrese Stumpo se fosse consentito dai regolamenti parlamentari darebbe una legnata tra capo e collo, senza differenza di genere: grillino maschio o femmina. L’importante è fare male. L’invincibile alfabeto dell’odio conduce Pd e i Cinquestelle alla prova ultima della loro inimicizia. I primi sentono che forse li stanno fregando: “La velocità di Renzi gli fa perdere la testa. Se facciamo le riforme loro sono fritti”. E il solo pensiero conduce Davide Faraone, uno dei giovanotti entrati nella stanza dei bottoni del Nazareno, alla propria fanciullezza. Sorride al pensiero, come i bimbi intenti a scartare i regali sotto l’albero, e gli piace, si vede che gli piace.
LE ELEZIONI SONO VICINE e l’odore dei voti si fa sentire. Affamato Renzi, affamato Grillo. Quel milioncino di elettori che abitano sul confine, cuscinetto tra i belligeranti, è divenuto il piatto prelibato. E la contesa entra nel vivo. Da tre giorni i grillini si dimenano, e da figuranti si sono fatti protagonisti. Hanno notato che una parola tira l’altra, e che l’accusa può essere intensificata, l’epiteto stratificato, il turpiloquio omaggiato a tizio e pure a caio. Da boia (Napolitano) a “puttane”, (tutte le deputate del Pd lo sono in un modo o nell’altro), a zombie (e venduti, corrotti, indegni), naturalmente morituri. E boia chi molla!, dice il cittadino Angelo Tofalo. “Guerrieri” li ha chiamati Grillo. E quasi tutti hanno iniziato a guerreggiare. Infatti da tre giorni protestano con una vigoria impensabile solo fino a tre mesi fa. E dicono paroloni, anche parolacce senza badare al senso compiuto e anche al principio della continenza. Il cittadino De Rosa, accusatore dell’immoralità delle donne democratiche, se l’è cavata così: “Lo pensano quasi tutti gli italiani”. L’hanno denunciato. E lui controdenuncia. Leggeremo lunedì cosa scriverà. Ma è certo un cambio di passo, un ulteriore aggravio per la lingua italiana. Hanno compreso, senza riguardo e consapevolezza dei modi e dei luoghi, che possono permettersi tutto o quasi tutto. Renzi li provoca con quei suoi dentoni cattivi: “Eddai Grillo, fatti venire un’idea”. E loro inscatolano i suoi dirigenti (dipendenti?) negli uffici di Montecitorio, obbligano la Boldrini (zombie!) a chiudere a chiave le porte dell’augusto Palazzo, a decretare lo stato d’emergenza, erigere barricate regolamentari.
LA GUERRA È TUTTA qui, nell’area sinistra dell’emiciclo. E sembra che gli altri non esistono più, Berlusconi (nano, Caimano eccetera) è oramai una figurina nelle mani del sindaco di Firenze e non conta, è il de cuius.
Si incornano questi altri invece come tori, e il Parlamento è teatro della corrida. Il più grillino tra i grillini, un tipetto sicuramente primo della classe (non a caso piaceva a Silvio per l’eloquio piano e fanatizzante) si chiama Alessandro Di Battista. È un ragazzo a modo, anche troppo. E quindi, sentendosi anch’egli in guerra, ha iniziato a pungere. Ma con il suo stile. Seguito (o preceduto, questo non sappiamo) da una telecamerina ha beccato, ma sempre con le buone maniere, il capogruppo altrui, il giovane Speranza decisamente fuori forma. Inquadrato nell’obiettivo, ha iniziato a ravanargli il cervello con le sue piane articolazioni. Speranza disorientato ha iniziato a incazzarsi, lui, fantastico: “Che fai mi tocchi?”. Cioè mi spingi, mi bastoni, mi fai male? Bravissimo Di Battista che ha 35 anni e un curriculum un tantino più denso di quello di Che Guevara. Ieri ha trovato davanti a sé Gianni Cuperlo e ha intronato pure lui, invocando la democrazia, il bene comune, il popolo italiano, la legge, la virtù. Cuperlo non è riuscito a dire una parola. È rimasto impietrito. Tutto filmato, e infatti Alessandro ha già piazzato su facebook la prova di coraggio.
Si odiano, sì. E tantissimo. E al fondo c’è la strategia di annientamento che anima Renzi: la legge elettorale, questo Italicum, è fatta apposta per radere al suolo il Movimento, per sterilizzarlo, annientare la capacità espansiva. Voti inutili quelli dati a loro. Voti destinati al cestino.

LA CONTROMOSSA si è vista e sentita. Partita dal proporzionale (la proposta votata in rete che è anche la più favorevole ai grillini) e poi sviluppata nel fuoco di Montecitorio. La guerriglia, sorta in verità per protestare contro una legge che regala nel silenzio omertoso di destra e sinistra alle banche altri soldi, si è presto espansa tra i banchi del governo. Ne sono seguiti spintoni, urla e una carognesca gomitata che il questore di Scelta Civica, il giudice Dambruoso, ha mollato contro una inerme deputata a cinque stelle. Felicissima la battuta di Grillo (Scelta Fisica) sceso a Roma per salutare i suoi “guerrieri”. Che infatti erano finalmente felici.

da: Il Fatto Quotidiano 1° febbraio 2014

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