Vedrò l’Italia al futuro

vedrologoFLAVIA PICCINNI

E’ sostenibile pensare che ci possa essere un dialogo politico e allo stesso tempo civile in Italia? Può sembrare una provocazione, ma da tempo mi domando quanto grande sia necessità di formare una maggioranza trasversale che, messo da parte il credo politico e il passato più o meno recente, si interroghi sui problemi reali del nostro Paese.
La risposta mi è arrivata in modo completamente inaspettato da VeDrò, riunione dell’omonima associazione che si è tenuta nella centrale di Fides, poco distante da Riva del Garda, e dove oltre 400 trentenni/quarantenni si sono ritrovati per discutere della società italiana e delle inarrestabili rivoluzioni cui puntualmente si sottrae.
Famiglia, istituzioni, tecnologia sono stati solo alcuni dei temi trattati dai dieci workshop e affiancati a due riunioni plenarie dove al centro del dibattito sono stati la privacy (Gli italiani credono che sia ancora importante? Non troppo…) e gli sviluppi legati all’informatica (possibilità di archiviazione dati, creazione di vite secondarie, ecc.).
Ad aprire i lavori ci ha pensato Enrico Letta (Pd), ma il parterre era assolutamente bipartisan a partire dalla presidente della commissione Giustizia della Camera, Giulia Bongiorno (Pdl). E poi scrittori come Antonio Scurati, produttori come Luca Josi di Einstein Multimedia, sindacalisti come Renata Polverini (UGL) e giornalisti come Giovanni Floris e Filippo Facci.
Il clima di tranquillità e di confronto fra professionisti di campi diversi, politici compresi, mi ha estremamente stupito e non è un caso che la necessità di un dialogo sia stato al centro di un dibattito acceso ed estremamente produttivo.
Fra i momenti più interessanti dei tre intensi giorni di incontri c’è stato senza dubbio lo speciale
Omnibus di Antonello Piroso, direttore del TgLa7, incentrata sul «Caso Tortora». Altrettanto interessante la partecipazione del Ministo di Giustizia Angelino Alfano e quella di Michael O’Leary, amministratore delegato della Ryanair, che ieri mattina non ha perso l’occasione di manifestare il suo scetticismo sul salvataggio della compagnia di bandiera dicendo che per l’Alitalia “serve un management che gestisca i dipendenti per il bene della compagnia aerea, anziché l’attuale continua battaglia sul futuro della società che vede lavoratori e governo l’uno contro l’altro”.
Il bilancio è quello di un’Italia carica di iniziative e di volontà, che troppo spesso resta prigioniera del passato, quasi fosse “un ragazzo che vive mostrando ai turisti il cadavere della nonna”. In questo caso Joyce parlava di Roma, ma sembra che il Colosseo sia sempre più specchio di un Paese schiavo delle sue bellezze artistiche e di pregiudizi e paure che, dalla vita sociale a quella economica, lo frenano, quasi fossero argini insuperabili.

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2 Comments

  1. Mariella, perdona, ma non sono assolutamente d’accordo. Non si tratta affatto di rampantismo politico e confindustriale né del nord né del sud.

  2. niente di più di una bella palestra per il nuovo rampantismo politico e (conf)industriale del nord: nel 2005 era ospite la gelmini, oggi è il ministro che parla degli insegnanti del sud come di persone dequalificate.
    ahimè, mutatis mutandis…

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