Piccola Stella con troppo cielo

gelminiCARLO TECCE

Da Rovigo a Caltanisetta i teoremi di Euclide, matematico greco e dunque meridionale estremo, cambiano per vari motivi: preparazione degli insegnanti, cromosomi degli studenti, livello del mare, vicinanza alle Alpi. Né la filosofia di Giordano Bruno, nolano arso vivo a Roma, può avere gli stessi significati a Cuneo come a Catanzaro. Né Giovanni Verga ha parentela alcuna con Alessandro Manzoni. L’Italia è diversa nella sua cultura e nei suoi maestri, avrà pure ragione il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini. E’ un suo teorema. Dimostrabile fin quando una Mariastella Esposito di Cercola (non s’offendano i cercolesi) diventi ministro oppure – meglio ancora – il giovane Mario Stellino Pizzomunno sia travolto da una carriera così verticale e repentina al pari dell’avvocato di Leno specializzatosi a Reggio Calabria. Per avere il curriculum bianco e vergine, a differenza della Gelmini, Pizzomunno dovrebbe cassare la sfiducia per inoperosità firmata da sette consiglieri di maggioranza e otto di opposizione al comune di Desenzano sul Garda (atto 33 del 31 marzo 2000), quando il futuro ministro era presidente del consiglio. E magari, successivamente, il meridionale Pizzomunno, seppur sedendo all’opposizione, avrebbe racimolato più delle due, tre misere presenze. Né Pizzomunno avrebbe censurato l’enciclopedia libera di Wikipedia, dove questi “particolari” – che per ragionamento induttivo conducono al generale – sono stati taciuti: il blog di Fabio Filisetti, studente di Desenzano, aiuta a capire.

Nonostante le vicissitudini degli esordi, in sei anni, la Gelmini ha bruciato le tappe e i tappi del maschilismo e dei raccomandati: assessore al territorio alla provincia di Brescia, assessore all’agricoltura alla regione Lombardia, deputato nel 2006, ministro nel 2008 a 35 anni da compiere. Avvocato prestato al territorio e poi all’agricoltura, la parabola della Gelmini s’è compiuta all’Istruzione, proprio per lei che ha firmato una proposta di legge «per la promozione e l’attuazione del merito nella società, nell’economia e nella pubblica amministrazione». Vuol dire che c’è istruzione anche nell’agricoltura. Pizzomunno può sperare, anche se ha i baffi e non piace a Berlusconi.

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